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Intervista a Lavinia Longhi: “’Il Clandestino’ esplora l’altra faccia di Milano” L’attrice, in queste settimane su Rai 1 nella fiction con protagonista Edoardo Leo, si racconta su La voce dello schermo.

Apr 22, 2024
PH: Lorenzo Visentin Press Office: Maria Grazia Scaccia - Feelstudio

Stasera, lunedì 22 aprile, andrà in onda la terza puntata de “Il Clandestino”. La nuova serie di Rai 1, diretta da Rolando Ravello e con Edoardo Leo protagonista, sta conquistando il pubblico puntata dopo puntata per gli interessanti intrecci che la caratterizzano e sta tenendo incollati ai teleschermi circa tre milioni di telespettatori a puntata.
Abbiamo intervistato Lavinia Longhi per parlare de “Il Clandestino” e degli aspetti che l’hanno affascinata della serie e dell’interpretare Khadija. L’attrice ha inoltre raccontato del rapporto che riguarda il suo personaggio e quello di Luca Travaglia e infine ha ricordato le interpretazioni più significative della propria carriera, da “Sanguepazzo” di Marco Tullio Giordana alle esperienze al fianco di Maccio Capatonda. A voi…

Ph: Chiara Calabrò

Salve Lavinia, benvenuta su “La voce dello schermo”. Parliamo de “Il Clandestino”. Cosa hai amato di questa esperienza e quali opportunità ti ha dato interpretare Khadija?

Salve a tutti, grazie. È stato molto bello poter raccontare e approfondire una storia d’amore perché, in tutte le esperienze televisive che ho fatto, non ho mai potuto indagare fino in fondo riguardo questo aspetto e da donna ne avevo voglia. Inoltre, ritengo importante avere avuto la possibilità di interpretare un personaggio straniero perché è sempre stimolante e mi ha regalato una ventata di freschezza. È stato bello lavorare sull’inflessione e dare al mio personaggio un leggero accento. In questo modo, nel momento in cui mi sono rivista, è stato più facile non rivedere me ma il mio personaggio, diventando un po’ spettatrice e non un’attrice che si giudica costantemente.

Come viene affrontato secondo te il tema della multiculturalità nella serie?

Credo che venga trattato molto bene. Finalmente abbiamo la possibilità di raccontare storie diverse e vediamo una Milano dai mille volti. Da una parte ricca, la città della moda e del design, con persone stressatissime dal lavoro e “super-performanti”. Dall’altra, abbiamo raccontato l’altra faccia di Milano: piena di etnie e le cui seconde generazioni, essendo nate lì, sono a tutti gli effetti cittadini milanesi. È importante raccontarlo perché il pubblico riesce a incuriosirsi riguardo alcuni aspetti e grazie a questa serie possiamo avvicinarci a qualcosa che non conosciamo e che magari ci spaventa. Il cinema e la tv ci offre questa opportunità: di entrare in empatia con mondi differenti.

Com’è stato recitare al fianco di Edoardo Leo?

È stato bellissimo, ti senti al sicuro, è un professionista e ti dà tanto. Non è un aspetto scontato perché non tutti gli attori sono così disponibili e a volte puoi sentirti un po’ sola quando fai un lavoro di coppia. Edoardo mi ha fatto sentire alla pari ed è stato più facile realizzare un buon lavoro.

Cosa dobbiamo aspettarci dai prossimi episodi?

Capiremo un po’ di più che valore aveva la storia d’amore tra Khadija e Luca e per quale motivo dopo tre anni ne è ancora ossessionato. Lui cercherà di trovare qualcosa per comprendere se e dove ha sbagliato ma non riesce a trovare traccia di un sospetto nei suoi ricordi. È un aspetto che non gli dà pace perché, se non troviamo la verità, rimaniamo nel conflitto, mentre la verità ci rende liberi.

PH: Chiara Calabrò

Tu hai fatto parte di tanti prodotti di successo, quali tappe fondamentali indicheresti ripercorrendo la tua carriera?

Sicuramente “Sanguepazzo” di Marco Tullio Giordana perché mi ha regalato tanto, nonostante avessi un ruolo piccolo. Ho avuto l’opportunità di andare a Cannes al fianco di Monica Bellucci, Luca Zingaretti e Alessio Boni e mi sono ritrovata in questa favola cinematografica. Poi direi “Immaturi – il viaggio” perché è stato un film molto amato dal pubblico e mi ha dato l’opportunità di lavorare con Paolo Genovese, uno dei registi più importanti italiani. E ovviamente lavorare con Maccio Capatonda.

Com’è stato lavorare con Maccio?

È stato un percorso molto lungo e indimenticabile, partito con i trailer all’interno del programma della Gialappa’s band, poi è arrivato “Mario” e infine “Italiano Medio”, in cui ho interpretato la protagonista femminile ed è stato un momento importante. Si è creato un bel rapporto di amicizia negli anni e lavorare con lui era come giocare in casa con gli amici.

Come lo descriveresti?

È molto introverso e imperscrutabile, aldilà della simpatia travolgente.

Torneresti a lavorare con lui?

Assolutamente sì!

Un’esperienza indimenticabile sarà stato anche recitare in “Boris”…

Sicuramente è stato entusiasmante. Avendo fatto parte della terza stagione, ero una fan della serie ed è sempre bellissimo far parte di qualcosa che hai visto da spettatore e che hai amato. La scena con Ninni Bruschetta credo sia stata una delle clip più viste di “Boris” e ha dato vita a meme di ogni tipo. Inoltre, ho avuto la possibilità di lavorare nuovamente con Davide Marengo, con il quale avevo già lavorato in “Crimini” e in “Brennero”, in cui mi vedrete prossimamente, ed è sempre bello quando un regista ti chiama nuovamente per nuovi ruoli.

In passato hai avuto l’opportunità di conoscere il mondo della serialità turca. Che ricordo hai di quegli anni e che tipo di serialità era?

È stato un anno incredibile e molto intenso. Mi sono stupita delle mie capacità: ho dovuto recitare in turco, sono arrivata lì un mese prima e mi sono messa a studiare la lingua e alla fine sono riuscita a parlarlo anche abbastanza bene. È stata una sfida molto impegnativa e che ha rappresentato il bello del mio lavoro. Sono stata molto felice e ho scoperto una città meravigliosa, come Istanbul. A quei tempi era molto libera, quando abbiamo smesso di girare era tornato Erdoğan e la Turchia ha un po’ chiuso su un certo tipo di prodotti televisivi. Ho trovato diverse differenze: si lavorava circa 15/16 ore al giorno, a volte avevamo un giorno di pausa, ma non sempre, e giravamo anche sabato e domenica. Inoltre, prima venivano scritte e girate le prime due puntate e dopo la messa in onda si procedeva con gli altri. Per un attore è spiazzante perché non riesci a intuire cosa possa accadere al tuo personaggio ed è una scoperta continua.

PH. Lorenzo Visentin
Press Office: Maria Grazia Scaccia – Feelstudio

Se potessi rubare un ruolo a una tua collega quale sceglieresti?

Sicuramente il ruolo di Micaela Ramazzotti in “Felicità” perché l’ho amato tantissimo oppure quello di Elettra nella serie “A Casa tutti bene” di Muccino.

Se fossi una giornalista quale domanda faresti a Lavinia?

Chiederei se cambierei qualcosa del mio percorso e risponderei di no. A volte noi attori riflettiamo su un’idea di successo portata dalla società e sulle scelte lavorative. Tuttavia credo che, a un certo punto, sia necessario ripensare a quanto si è stati felici durante la vita e io lo sono stata molto, per cui mi ritengo molto soddisfatta.

In che ruolo ti piacerebbe cimentarti o sperimentarti in futuro?

Mi piacerebbe interpretare un avvocato simile a Erin Brockovich oppure sperimentarmi nella commedia in un personaggio divertente.

Questo portale si intitola “La voce dello schermo”. Cosa significa per te ascoltare la voce dello schermo?

Sicuramente la possibilità di mettere in stand by un attimo la propria vita, mettersi nei panni di qualcun altro e di conoscere. Credo che cinema e serialità siano dei veicoli culturali che ci permettono di conoscere il mondo, l’essere umano e le emozioni e ci dà la possibilità di raccontare storie importanti e messaggi importanti.

Di Francesco Sciortino

By lavocedelloschermo

Francesco Sciortino, giornalista pubblicista dal 2014, appassionato di serie tv, cinema e doppiaggio. In passato cofondatore della testata online “Ed è subito serial”.

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