Jacob Benjamin Gyllenhaal: un nome, una garanzia. Proveniente da una famiglia ben inserita nel contesto cinematografico statunitense (padre regista, madre sceneggiatrice), era quasi impensabile che non si avvicinasse al mondo dello spettacolo. Le sue qualità attoriali spiccano fin da bambino, quando debutta sul set di Scappo dalla città, nel 1991. I suoi genitori spesso gli proibivano di accettare alcune parti a causa della distanza dal set, ma gli fu concesso di recitare in alcune pellicole realizzate dal padre, come Una donna pericolosa e Homegrown – I Piantasoldi, insieme alla sorella Maggie, anche lei attrice.
Nel 2001 comincia a farsi un nome grazie al controverso Donnie Darko, dove interpreta un teenager alle prese con alcune visioni allucinogene. Darko è acclamato dalla critica ma inizialmente mal digerito dal pubblico, che lo trova un po’ troppo strano e senza senso. Diventerà poi uno dei film cult degli anni 2000 grazie all’uscita in VHS e DVD.
Fin dall’inizio della sua carriera Gyllenhaal predilige piccole produzioni di film indipendenti rispetto a grandi blockbuster, recitando al fianco di Jennifer Aniston in The Good Girl, Jared Leto in Fuga da Seattle e in Moonlight Mile – Voglia di ricominciare, dove prende le parti di Joe Nast, fidanzato della figlia appena venuta a mancare di una coppia interpretata da Susan Sarandon e Dustin Hoffman, un ruolo che gli permetterà di farsi notare da importanti figure nel mondo del cinema.
Nel 2004 arriva The Day After Tomorrow, disaster movie dai sottotoni sci-fi, che lo vedrà nel ruolo di protagonista. È però nel 2005 che Gyllenhaal raggiunge la fama vera e propria, con il ruolo di Jack Twist in I segreti di Brokeback Mountain di Ang Lee, al fianco di Heath Ledger. La pellicola in questione, che racconta la storia d’amore tra due uomini nel rurale Wyoming degli anni ‘60, gli farà guadagnare diverse nomination ad importanti premi, come i BAFTA, i SAGA e gli Oscar, oltre che la considerazione del pubblico e della critica, che da qui in avanti comincia a considerarlo una delle giovani promesse di quel tempo.
Nel 2007 ricopre il ruolo di Robert Graysmith nel capolavoro di David Fincher, Zodiac, che ripercorre le indagini sul caso del serial killer che terrorizzò la costa ovest degli Stati Uniti negli anni ‘60 e ‘70. Questo ruolo, molto impegnativo, lo porterà a sviluppare uno studio approfondito del personaggio. Da allora sceglierà sempre ruoli piuttosto complessi e ben costruiti, li abiterà in tutto e per tutto e donerà loro caratteristiche particolari e memorabili.
Nel 2009 sarà Tommy Cahill nello struggente Brothers, al fianco di Tobey MaGuire e Natalie Portman. Nel 2011 prenderà le parti di Colter Stevens in Source Code, un membro dell’esercito americano spedito in una realtà alternativa nel tentativo di fermare un attacco terroristico su un treno e nel 2012 sarà Brian Taylor nell’action drama End Of Watch – Tolleranza Zero, che lo metterà alla prova con alcune gang di Los Angeles.
Nel 2013 si consolida nuovamente nell’olimpo hollywoodiano interpretando il Detective Loki in Prisoners, al fianco di Hugh Jackman e Paul Dano. Il film segue la storia di due bambine che vengono rapite e le successive indagini che coinvolgeranno sia la polizia sia il padre di una delle due. Una visione straniante e molto cruda, ma allo stesso tempo pregna di tensioni ed emozioni.
Doppia prova d’attore anche in Enemy, thriller psicologico di Denis Villeneuve, debuttato al festival di Toronto nel 2013, uno dei film più chiacchierati di Gyllenhaal, grazie alla trama intricata e alle successive analisi e interpretazioni sul finale.
Nel 2014 Gyllenhaal supera sé stesso interpretando Lou Bloom in Lo sciacallo – Nightcrawler. Improvvisato reporter di cronaca nera, Bloom si troverà a camminare la linea sottile tra il raccontare la storia e farla. Un’interpretazione magistrale da parte dell’attore, così come dal resto del cast e della crew, capitanata da Dan Gilroy, che mette in piedi un film davvero eccellente: provocatorio, irrequieto, visivamente elegante ed eclettico, Nightcrawler segnerà uno dei punti più alti della carriera di Gyllenhaal.
Dopo la grande trasformazione fisica subita in Nightcrawler, dove perse più di 15kg, ecco che ne arriva un’altra: nel 2015 si cimenta nel suo primo dramma sportivo, Southpaw – L’ultima sfida, che lo vede nei panni del boxeur Billy Hope. Un ruolo finora inesplorato e non troppo apprezzato dalla critica, che ha condannato i troppi cliché della pellicola.
Nel 2016 viene reclutato da Tom Ford per il suo Animali Notturni, elegante thriller neo-noir al fianco di Amy Adams e Michael Shannon, tra gli altri. Film che ha ricevuto pareri contrastanti sia da parte della critica che del pubblico. Da una parte chi l’ha trovato estremamente pretenzioso e noioso, dall’altra chi si è invece crogiolato nel suo racconto di romanticismo e desolazione.
Nel 2017 esce Stronger – Io sono più forte, un film biografico, dove Gyllenhaal, oltre ad aver preso parte alla produzione del film con la sua Nine Stories Productions, interpreta Jeff Bauman, sopravvissuto all’attentato della maratona di Boston del 2013. Un ruolo molto vicino all’attore, che per mesi studia e frequenta il vero Jeff, diventandone amico. È un progetto che gli sta molto a cuore, così come Wildlife, debutto alla regia di Paul Dano, dove interpreta metà della coppia protagonista del film, incentrato sulla loro storia d’amore e la rovina di essa.
Arriviamo quindi al 2019, reduce dal non molto apprezzato Velvet Buzzsaw, lo vedremo sfondare anche nel mondo dei supereroi, reclutato da Marvel per interpretare il ruolo di Mysterio nel nuovo Spiderman: Far From Home, in uscita nelle sale italiane il 10 luglio. Curioso come alla fine si sia ricondotto a questo film: in passato avrebbe potuto prendere il posto di Tobey MaGuire nella trilogia di Raimi a causa della salute cagionevole dell’attore che avrebbe potuto impedirgli la realizzazione del secondo e terzo capitolo.
Jake Gyllenhaal è uno degli attori più validi nel panorama hollywoodiano. La sua dedizione ai progetti fa si che ogni ruolo da lui interpretato sia davvero reale, completo di personalità, idiosincrasie, profondità. Non si tira mai indietro di fronte ad una sfida, sia essa di carattere fisico o psicologico. Oltre a ciò, da qualche anno si dedica regolarmente al teatro, avendo preso parte a più produzioni: il musical Sunday In The Park With George, e lo spettacolo teatrale Sea Wall/A Life in particolare stanno ricevendo gli apprezzamenti di tutti. Impegnato anche nella politica, da sempre sostiene il partito democratico statunitense.
Insomma, c’è qualcosa che il buon Jake non sappia fare?
di Elvira Bianchi