La voce dello schermo ha intervistato Melissa Anna Bartolini, impegnata contemporaneamente su Sky sia in “Extravergine” sia in “1994”. L’attrice toscana ha raccontato del suo momento d’oro soffermandosi su quanto sia importante il messaggio lanciato dalla comedy, ovvero di annientare i preconcetti legati al sesso, e ha confidato il senso di responsabilità provato nell’interpretare Giovanna Melandri nella serie che racconta le vicende giudiziarie e politiche accadute in Italia negli anni ’90.
Salve Melissa, benvenuta su La voce dello schermo. Dal 9 ottobre ti stiamo vedendo su FoxLife in “Extravergine” nei panni di Ginevra. Quali sono le difficoltà dell’interpretare un personaggio così particolare e bizzarro?
È stato un percorso istintivo quello verso Ginevra. Roberta Torre è apparsa ed è stato semplicemente un procedere verso il suo anarchico, glitterato, liberissimo, richiamo creativo.
La serie affronta con il sorriso la tematica del sesso e in un contesto prettamente femminile. Un’operazione del genere pensi possa servire per abbattere i tabù legati all’argomento?
Credo che il sesso non possa e non debba definirci. Nel mio mondo ideale non dovrebbero essere l’orientamento sessuale, la quantità di accoppiamenti o la forma dei nostri desideri a parlare di noi agli altri o addirittura a farci sentire classificati, giudicati, inquadrati. Sono felice del fatto che questo messaggio, da me condiviso profondamente, venga portato avanti con grande chiarezza dalla storia di Dafne.
In questo periodo fai parte anche di “1994”, dove interpretati un ruolo profondamente diverso rispetto a Ginevra, ovvero Giovanna Melandri. Cosa ha significato per te raccontare gli avvenimenti accaduti in Italia nel 1994?
Nel 1994 in Italia lo stupro era ancora considerato un delitto contro la morale e non un delitto contro la persona. Dare voce a Giovanna Melandri, che promosse all’epoca una Pdl per tentare di attuare un cambiamento così importante per la salute della nostra società, mi ha reso molto orgogliosa, e mi ha anche responsabilizzato molto come interprete.
Quali sono altre le esperienze a cui sei più legata e perché?
Tutte le storie sono storie d’amore, e quindi ogni storia che ho raccontato è stato un amore per me. Determinanti tutti, seppur alcuni intensi, altri volatili, altri conflittuali e altri, i più dolorosi, aridi. Certo come ogni amore l’ultimo è il più presente nei pensieri, e al momento il legame con extravergine è ancora vivo e potente, anche perché rappresenta una sorta di spartiacque sia nella mia vita professionale che in quella personale.
C’è un regista che ammiri e con cui ti piacerebbe lavorare?
Magari ce ne fosse solo uno! Sarebbe una vita facile la mia!
Al momento vorrei lavorare con un/una regista che abbia profondamente voglia di lavorare su di me, con me, portandomi su territori di vera sorpresa. Chi è? Se è già nato che mi scriva!
Questo portale si chiama “La voce dello schermo”. Cosa significa per te ascoltare la voce dello schermo?
Perdermi e ritrovare, se tutto va bene, il senso. Certo, alle volte anche arrabbiarmi moltissimo.
Di Francesco Sciortino
*Foto di copertina e Foto 3 di Viviana Strambelli