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La Voce Del Regista: Christopher Nolan Impariamo qualche trucchetto dal re delle illusioni di Inception e Interstellar!

Ott 23, 2019

Con tutto questo parlare di Joker ci è venuta voglia di parlare di uno dei registi che meglio l’ha tradotto sul grande schermo, anche grazie all’aiuto di chi gli ha prestato il famigerato volto stravolto da un sorriso rosso sangue, ovvero Heath Ledger. Christopher Nolan però non è conosciuto solo come colui che ha fatto di Batman un eroe dal tocco autoriale. 

In questo secondo appuntamento della rubrica La Voce Del Regista, vediamo quindi quali sono i tratti distintivi dello stile di regia dell’inglese Christopher Nolan!

Christopher Nolan

Nolan nasce a Londra nel 1970 e fin dalla tenera età si diletta nella realizzazione di piccoli cortometraggi usando la telecamera del padre. Una volta all’università, dove studia letteratura inglese, si adopererà a produrne altri utilizzando il materiale offerto dalla struttura. 

Il suo primo lungometraggio arriva nel 1998 ed è intitolato Following. È la storia di uno scrittore in difficoltà che per trovare l’ispirazione per il suo primo romanzo comincia a pedinare alcuni abitanti di Londra, fino a che una delle sue “vittime” non si accorge di lui e lo coinvolge nella propria vita lontano dagli occhi della legge. 

Già da questo primo lavoro Nolan pone quelle che poi saranno le fondamenta del suo fare cinema: la storyline non lineare, l’atmosfera neo-noir, il punto di vista soggettivo che fa sì che sia i personaggi sia lo spettatore non abbiano una grande quantità di informazioni sulla storia. Adora l’idea di una storia vista come un labirinto in cui il protagonista, e di conseguenza lo spettatore, debba perdersi prima di (forse) ritrovarsi. 

Tutto questo perché?

MANTENERE LO SPETTATORE ATTIVO

Una delle caratteristiche più prominenti del cinema di Nolan è la non linearità della storia. Il regista infatti gioca molto a “confondere” lo spettatore, muovendosi liberamente sulla timeline degli eventi del film ma anche creando molteplici storyline che si sviluppano a ritmi diversi, in modo da ottenere un crescendo continuo su più fronti. Nel suo ultimo film, Dunkirk (2017), vediamo infatti la storia raccontata da tre prospettive differenti: quella dei soldati in acqua, in aria e a terra. 

Il punto di vista è molto soggettivo, Nolan infatti pone lo spettatore allo stesso livello del suo protagonista, facendo sì che essi si muovano attraverso la storia come un’unica identità. Questo favorisce l’identificazione dello spettatore nel protagonista e lo aiuta ad analizzare e prestare maggiore attenzione alla storia, in cui si sente del tutto coinvolto. 

Memento (2000) è un ottimo esempio di queste caratteristiche. Il film è fondamentalmente diviso in tre diverse linee narrative. La linea A è rappresentata dalle immagini in bianco e nero, che raccontano le vicende in ordine cronologico naturale; la linea B è rappresentata dalle scene a colori, che invece raccontano i fatti in ordine cronologico contrario, quindi a partire dalla fine. Una terza linea, meno prominente, è la linea C che si occupa di fatti ancora antecedenti alla linea A. 

In questo modo la linea A e B, pur muovendosi in direzioni opposte, vanno ad incontrarsi al finale del film, che è tecnicamente il midpoint della storia. Le scene a colori si presentano inizialmente molto più soggettive, mentre quelle in bianco e nero molto più oggettive, e ci forniscono dati che inizialmente non mettiamo in dubbio. Man mano che la storia avanza questi punti di vista si invertiranno e le scene in bianco e nero ci faranno entrare maggiormente nella mente del personaggio.

L’intera pellicola comincia con una scena montata all’inverso di una polaroid che invece di svilupparsi diventa sempre più opaca fino a tornare bianca, appena sfornata dalla macchina fotografica. Questa scena serve per far capire immediatamente allo spettatore che ci troviamo davanti ad uno sviluppo di fatti diverso da quello a cui siamo abituati (rappresentato dalle scene in bianco e nero). È anche una metafora per esprimere la condizione del protagonista, affetto da amnesia anterograda (non riesce dunque a memorizzare nuove informazioni).  

L’IMPORTANZA DEGLI OGGETTI

In quasi tutti i suoi film Nolan inserisce un singolo (o più unità dello stesso) oggetto che sarà di vitale importanza alla storia. In Memento abbiamo le polaroid, in The Prestige i cappelli, in Inception la trottola, Interstellar l’orologio e così via. L’inserimento di questi oggetti crea un qualcosa di fisico a cui poter far riferimento, dove nascondere indizi, creare “motifs” (pattern ripetuti che supportano il tema principale) che il regista ripropone più e più volte allo spettatore, accompagnato da piccoli pezzi di puzzle che lo aiutano a costruire il quadro più grande.  Questi oggetti danno anche la possibilità al regista di mostrare la soggettività del punto di vista tramite le l’utilizzo di diverse inquadrature, molto spesso primissimi piani o dettagli/particolari. 

È DAVVERO FINITA COSÌ?

Nolan è noto per i suoi finali ambigui, aperti e di libera interpretazione. Lui stesso ha ammesso di sapere come le sue storie finiscono, ma di voler lasciare al pubblico la possibilità di diverse letture. Questo stratagemma fa inoltre immedesimare lo spettatore ancora di più nel protagonista, che una volta esauriti i “fatti del film” continuerà ad esistere e avere una sua storia e vita, quindi perché porre un punto fermo? 

TO CGI OR NOT TO CGI?

Osservando attentamente una pellicola di Nolan forse qualcuno potrebbe chiedersi come vengano realizzati determinati effetti e inquadrature. Non tutti infatti si accorgono della poca presenza della computer grafica. Questo perché il regista preferisce investire il suo budget multimilionario nella creazione di set realistici dove poter girare con solo il minimo intervento della CGI. 

Per realizzare alcune delle scene più complicate come per esempio l’inseguimento di un camion dei rifiuti da parte di Batman all’interno di un tunnel di Chicago in Il Cavaliere Oscuro il ritorno (2012) sono state realizzate delle miniature che ricreano perfettamente l’ambiente e i veicoli ed è stata poi messo in scena il tutto e girato con l’aiuto di teleobiettivi e giochi di prospettiva e scale. 

Un’altra scena che ha fatto molto parlare di sé è quella all’interno di un corridoio che vede protagonista Joseph Gordon Levitt in Inception (2010). Per realizzarla è stata fabbricata una struttura rotante che avrebbe poi preso le sembianze del corridoio. Gli attori avrebbero dovuto muoversi sopra suddetta struttura sempre considerando come “pavimento” quello su cui poggiavano i piedi, ma in realtà l’effetto è che li vediamo camminare un po’ ovunque, dalle pareti al soffitto. 

Nolan ha più volte affermato che preferisce un look più “naturale”, poiché se lo spettatore si trova davanti un qualcosa di molto simile alla sua realtà e alle cose di tutti i giorni farà molta meno fatica a immergersi nell’universo del film. Per fare un paragone concreto, durante la post-produzione di Interstellar (2014), dramma ambientato nello spazio, sono stati usati circa 700 effetti grafici, mentre per Guardiani della Galassia sono stati superati i 2000. 

 

Nolan preferisce inoltre posizionare la telecamera molto vicino al soggetto piuttosto che utilizzare uno zoom. In questo modo crede di ottenere un’interpretazione più precisa di momenti di tensione o in cui il personaggio è a stretto contatto con i suoi pensieri. Un esempio è la scena di Insomnia (2002) dove Al Pacino è al telefono. 

ESPLORANDO LA MENTE UMANA

Nello scrivere le proprie sceneggiature, Nolan segue principalmente la classica struttura a tre atti. Il concept all’apparenza risulta molto semplice e lineare, ma sta nella bravura del regista creare un twist che ribalti le carte in tavola e stupisca lo spettatore. 

Il film del 2006 The Prestige mette in luce i tre stadi di un trucco di magia: il primo è quello della promessa, dove il mago deve convincere lo spettatore che riuscirà a far accadere una certa qual cosa, come ad esempio far sparire un coniglietto. Il secondo è la svolta, ovvero il momento in cui la promessa viene mantenuta, il coniglietto sparisce. Il terzo e ultimo atto è chiamato il prestigio, poiché affinché il numero di magia sia completato il coniglietto oltre che sparire deve anche riapparire. 

Nolan ha così creato un legame tra la struttura in tre atti di un gioco di magia a quella di una sceneggiatura, mantenendo vive “le regole” di questa struttura anche nel film. 

Spesso i protagonisti dei suoi film sono uomini e donne soli, immersi in un’atmosfera pesante e oscura, quasi drammatica. I temi più ricorrenti sono quelli della rabbia, la vendetta, il senso di colpa, il sacrificio e l’ossessione. Questi temi portano spesso il protagonista a porsi delle domande che gli fanno mettere in discussione il proprio mondo, i propri affetti, le proprie certezze. 

Interstellar viene considerato uno dei film meno Nolaniani. Non troviamo infatti le classiche tinte neo-noir, il protagonista non è propulso da ossessioni o vendette. È un film molto emozionale e si conclude con un messaggio positivo e certo: l’amore conquista qualsiasi cosa. 

Dunkirk invece si differenzia dal canone poiché molto meno parlato rispetto agli altri. D’altronde la storia, con il suo sfondo di guerra, si presta molto più ad un lavoro di corpo che di parola. 

SOUND DESIGN 

Un altro aspetto interessante dei film di Nolan è costituito dal sound design. Suoni complessi, rumorosi, a volte sordi. Tutti calibrati in base alle esigenze di trama ed inquadratura, ma c’è una costante: la scala Shepard. Prende il nome da chi l’ha inventata e può essere definita come un illusione acustica che inganna chi ascolta facendogli percepire una musica o un suono perennemente in ascesa o discesa. 

Questa illusione fa sì che la tensione venga trasportata lungo tutta la scena sempre a livelli piuttosto alti. 

Eccone un esempio tratto dalla colonna sonora di Dunkirk. Se siete impazienti, scorrete fino al minuto 1.45! 

https://www.youtube.com/watch?v=fANd62-DpQI

Se siete fan del sound design, date un’occhiata a questo supercut di suoni nei film di Nolan!

Siamo arrivati alla fine di questa carrellata di tratti distintivi, vi sentite più in grado di riconoscere e capire lo stile di Nolan? Quali sono i vostri aspetti preferiti del regista? Fatecelo sapere nei commenti! 

 

di Elvira Bianchi

 

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