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Intervista a Ileana D’Ambra: “Vi racconto le mie Favolacce” La voce dello schermo ha intervistato l’attrice di “Favolacce”, che racconta della sua Vilma e dei giorni passati sul set dei fratelli D’Innocenzo.

Mag 21, 2020

Favolacce”, opera seconda dei fratelli Damiano e Fabio D’Innocenzo, è il film del momento: Orso d’argento come migliore sceneggiatura al Festival di Berlino, apprezzatissimo dalla critica e ritratto di un cinema diverso, profondo e complesso. Un altro aspetto che colpisce lo spettatore durante la visione di “Favolacce” sono le interpretazioni potenti dei protagonisti, che riescono a scavare all’interno dell’anima del personaggio che interpretano. E se le grandi performance di Elio Germano e di Barbara Chichiarelli non possono essere considerate più delle sorprese, l’interpretazione che stupisce maggiormente in “Favolacce” è quella di Ileana D’Ambra. L’attrice, al suo debutto sul grande schermo, è riuscita a interpretare egregiamente il personaggio di Vilma, una diciannovenne in contraddizione con il mondo e con il grande peso del dover essere madre in giovane età. Con grande piacere “La voce dello schermo” ha intervistato proprio Ileana che ha raccontato il difficile percorso intrapreso: ha dovuto prendere peso, tingersi i capelli e calarsi all’interno di una realtà profondamente diversa dalla sua…

*Foto di Camilla Mandarino

Salve Ileana, benvenuta su “La voce dello schermo”. “Favolacce” è apprezzatissimo dalla critica ed è stato Orso d’argento al festival di Berlino. Che effetto fa far parte del film del momento?

Salve a tutti. Vi ringrazio. Fa un bellissimo effetto. In questo periodo sto ricevendo tantissimi messaggi di giovani appassionati di cinema, che vogliono intraprendere questa strada, e tutti mi ringraziano per aver dato loro della speranza. Si complimentano per il coraggio che abbiamo avuto, in particolar modo Fabio e Damiano, nel girare un film del genere. In realtà, sono felice perché sento si stia muovendo qualcosa a livello qualitativo e si stia creando un nuovo modo di fare cinema in Italia. Sono molto contenta per tutto quello che sto ricevendo, perché non sono un volto conosciuto ed è stato un percorso molto difficile, pieno di alti e bassi. Aver cambiato un po’ la prospettiva e aver dato in qualche modo speranza a chi crede in questo mondo è stato per me un regalo immenso.

I fratelli D’Innocenzo hanno mostrato un modo di fare cinema particolare e unico. Cosa ti ha colpito di più del loro modo di lavorare?

Mi hanno colpito per tantissimi aspetti e li ritengo unici per tanti motivi. Lo si percepisce immediatamente non appena si entra nella stanza del provino. Ho avvertito dal primo incontro un’atmosfera rilassata, nonostante l’ansia per il provino, e mi sono sentita a casa. Già da questo aspetto ho percepito che si trattava di qualcosa di diverso: è rarissimo entrare in una stanza di un provino e trovarsi completamente a proprio agio. Loro sono delle persone stupende, che creano quell’ambiente e quell’atmosfera di gioco assoluto. Ti lasciano così tanta libertà che è come se raccontassi nel modo più puro e più sincero la tua passione, perché sei libero di improvvisare. La scena che mi venne data al primo provino era la scena del mercatino e abbiamo improvvisato tutto. La stessa atmosfera si respirava sul set, vedevo in Fabio e Damiano una luce negli occhi e una passione molto rara da trovare.

*Foto di Camilla Mandarino

Parliamo di Vilma. Tu hai dovuto fare un lavoro incredibile sul personaggio. Come si interpreta un ruolo così complesso?

Ho sempre pensato che Fabio e Damiano D’Innocenzo mettessero su uno schermo la complessità, tant’è che dopo aver visto “Favolacce” per la prima volta rimani un po’ stordito e ti lascia con tante domande. Queste domande nascono dalla complessità di ciò che è stato raccontato e dal modo in cui viene narrato. Vilma incarna esattamente lo spirito di “Favolacce” per il suo essere complicata. Fabio e Damiano mi hanno sempre dato pochissime indicazioni su di lei, però ricordo che mi dissero di fare in modo che il pubblico alla fine del film non capisse Vilma. Questo per me ha significato mettere in campo contraddizioni, complessità e sfumature completamente diverse e opposte tra di loro. Per questo motivo per me Vilma è un personaggio che, per chi fa questo mestiere, insegna e appaga tantissimo interpretarlo, perché è come se ti immergessi in questo mondo immenso. L’empatia mi ha aiutato molto ad immedesimarmi, non trovando molti appigli, e ho dovuto fare un grande lavoro a livello fisico.

Hai dovuto prendere peso e modificarti molto. Da donna come hai vissuto questo cambiamento di aspetto?

Appena mi hanno chiesto di ingrassare così tanto, ho subito risposto di sì. Non ho esitato un attimo. Fortunatamente ho un buon rapporto con il mio corpo, non è un aspetto scontato, e mi ha aiutato tantissimo. Non mi è mai pesato portare qualche chilo in più e non mi interessava più di tanto, perché lo stavo facendo per un fine molto importante. Lavorare sul fisico è stato il primo passo che ho fatto per interpretare Vilma. Mi sono fatta seguire da un dietologo, ho cercato di fare tutto nel modo più sano possibile verso il mio corpo. Ho iniziato la dieta ed è stata dura perché, quando c’è caldo, mangiare troppo cibo diventa pesante. Inoltre, devo ammettere che ritornare a quella che ero prima è stato più difficile, perché ho percepito molto lo sforzo a cui stavo sottoponendo il mio fisico. Tuttavia, mi ha aiutato tantissimo perché ho potuto comprendere meglio tutte le contraddizioni che ci sono in Vilma. Questa dolcezza, che lei ogni tanto tira fuori, ma anche un’apparente volgarità e una totale mancanza di grazia. È stato un viaggio che si è concluso con un capello biondo ed è stato bellissimo. Forse è stato più difficile fare il percorso inverso, ovvero lasciarla andare una volta finito di girare. È stata con me per tanto tempo ed è stata dura dirle addio.

Ci sono stati dei personaggi a cui ti sei ispirata?

Sì, mi sono ispirata un po’ a “Tully” e un po’ a “Monster”, perché lavorare su dei cambiamenti fisici così notevoli per interpretare un personaggio appartiene più a uno stile un po’ più americano. In Italia non è così scontato vedere lavori del genere e sono stata doppiamente fortunata ad avere avuto questa opportunità unica.

I fratelli D’Innocenzo lavorano tantissimo sui dettagli, anche sul corpo. Come hai vissuto il “peso” della macchina da presa addosso?

È vero che Fabio e Damiano lavorano tantissimo, anche in fase di provino, su primissimi piani ma è altrettanto vero che ho avuto modo di abituarmi a questa modalità. In questo sono stata aiutata tantissimo da loro, dal momento che erano consapevoli che si trattasse del mio debutto al cinema. Inoltre, mi hanno chiesto di passare due giorni con il direttore della fotografia per scegliere le varie lenti da usare. Sono state due giornate che mi hanno arricchito e mi hanno permesso di avvicinarmi ancora di più alla loro modalità con la camera molto vicina. È stato un processo graduale. Tutto ciò che ho fatto è stato reso più semplice dal rapporto profondo che si è creato con Fabio e Damiano. Loro hanno il potere di rendere semplice anche le cose difficilissime. È stato in grandissima parte merito loro per il modo, la delicatezza e la cura con cui hanno trattato noi attori.

Ti è dispiaciuto non poter esordire al cinema, visto il periodo?

Non posso negarlo, è chiaro. Mi è dispiaciuto e c’è un velo di amarezza ma è avvenuto per un motivo veramente eccezionale, fuori dal normale e sono sempre stata d’accordo con la decisione di fare uscire il film sulle piattaforme on demand, perché è importante per l’industria cinematografica ripartire. Il cinema cura l’anima di tutti noi. Ho visto sempre il lato positivo in questa circostanza. Inoltre, la possibilità di entrare in casa del pubblico in maniera più forte, più decisa e più intima è un aspetto speciale e mi fa veramente molto piacere. Sicuramente il mio debutto al cinema me lo immaginavo un po’ diverso, anche perché faccio parte del Cinema America e sono romanticamente legata alla sala cinematografica. Tuttavia, ho avuto la fortuna di vivere “Favolacce” in sala grazie al Festival di Berlino e l’atmosfera e le vibrazioni che ti trasmettono tutte quelle persone sono sensazioni impagabili. Spero che adesso che riapriranno i cinema si riparta da “Favolacce”.

C’è un aneddoto particolare dal set che vorresti condividere con i nostri lettori?

La scena dell’autobus è stata molto particolare da girare. Si vede Vilma che impreca perché aspettava da tanto l’autobus. È stata una scena complicatissima da girare, perché mi lasciavano sul ciglio della strada e ritornavano dopo aver fatto un giro di circa 10 minuti. È stato un po’ snervante aspettare da sola per ogni ciak. A causa dei tanti clacson e dei finestrini che abbassavano le persone che passavano ero abbastanza nervosa. Nella scena io dovevo essere arrabbiata per l’attendere dell’autobus e mi sono lasciata trasportare così tanto che dal nervosismo ho riempito di insulti la comparsa, che poi era davvero un guidatore di pullman per bambini. Alla fine mi sono scusata con lui ed è stato abbastanza esilarante rendermi conto di avere esagerato verso quel pover’uomo.

Come ti sei trovata con il resto del cast?

Appena ho saputo che ci sarebbe stato Elio (Germano ndr.) è diventato ancora di più un sogno per me. Lo seguo da quando sono piccola e, osservandolo, non ho fatto altro che mettermi da una parte e imparare tanto. Lo studiavo sul set, ci ho parlato e ho continuato a recitare sempre in punta di piedi perché ho tanto da imparare da un attore così. Ci siamo divertiti molto anche a Berlino. Mi sono trovata benissimo con tutto il cast, in particolar modo anche con Barbara Chichiarelli e Gabriel Montesi. Siamo andati al Festival insieme, abbiamo legato tantissimo e ci sentiamo spesso, soprattutto con Gabriel. Si è creato un legame di puro affetto e sono felice di aver avuto un cast di attori immensi accanto a me. Anche con i bambini è stato stupendo. Si divertono, sono senza filtri e di una professionalità incredibile. Con Tommaso, il bambino che interpreta Dennis, si è creato un rapporto molto sincero e puro. Era tutto contornato da molto amore e molta passione. Non poteva andare meglio e non potevo essere più fortunata.

Tu hai iniziato dal teatro. Cosa significa per te questo mondo?

Il teatro è stato il primo approccio che ho avuto verso la recitazione, ho iniziato da lì e mi ha insegnato tantissimo. È stato un po’ come una palestra per me. Il palcoscenico ti regala un’adrenalina e delle emozioni altrettanto uniche e penso che per la preparazione di un attore sia importante anche questo mondo. Per me è stata la mia primissima casa e il mio primissimo passo verso questo mestiere. Sono grata di aver vissuto il palcoscenico ed è stato per me un importante apriporta verso il cinema. Ho iniziato a studiare tecniche cinematografiche due anni fa e ho continuato a farlo. Sto imparando tantissimo sul cinema, lo amo ogni giorno di più e vorrei continuare così.

*Foto di Camilla Mandarino

Come pensi supereranno questo momento cinema e teatro?

Spero che da adesso in poi questi due mondi non vengano messi più in secondo piano e gli venga data la giusta attenzione. Spero vivamente che dopo la pandemia il nostro governo metta in primissimo piano la cultura. È importantissimo, fa bene al cuore e all’anima e non siamo soltanto artisti che fanno ridere ma molto di più. Inoltre credo che le soluzioni ci siano. Ad esempio, Gabriele Vacis ha scritto una lettera in cui elenca una serie di possibilità che si hanno per la riapertura dei teatri. Le soluzioni ci sono, ci sono sempre state, è stato giusto fermarsi ma è ancora più giusto ripartire. Credo che senza cultura, tra l’altro in un momento così particolare, si dia soltanto spazio a dei sentimenti negativi come la paura. È fondamentale riaprire, le soluzioni ci sono e basta attuarle.

Per quanto riguarda il post “Favolacce”? Ci sono dei ruoli di serie tv o film preferiti che ti sarebbe piaciuto interpretare?

Partendo dal presupposto che non ho preferenze verso un tipo di ruolo o un altro, preferirei nei miei prossimi personaggi andare sempre più in contrasto con quella che sono io, andare sempre più a rimarcare delle contraddizioni ed interpretare ruoli diversi da me. Per quanto riguarda le serie tv, qualche mese fa ho visto “Euphoria” e devo ammettere che mi è piaciuta tanto, nonostante preferisca il cinema alle serie tv. Mi ha colpito particolarmente soprattutto per come sono scritti i personaggi e mi piacerebbe tanto far parte di un progetto così.

Qualche regista in particolare con cui ti piacerebbe lavorare?

Sicuramente Paolo Virzì per un motivo ben preciso: per lo sguardo che lui ha nel descrivere ed accarezzare le anime femminili. Ha un occhio particolare e una delicatezza speciale nel raccontare i personaggi femminili. Oppure mi piacerebbe tanto lavorare con Edoardo De Angelis, che ho amato tantissimo in “Indivisibili” con Marianna e Angela Fontana.

Questo portale si chiama “La voce dello schermo”. Cosa significa per te ascoltare la voce dello schermo?

Per me è quella voce che mi trasporta all’interno di una realtà estremizzata, che mi permette di capire, comprendere e farmi delle domande.

Di Francesco Sciortino

By lavocedelloschermo

Francesco Sciortino, giornalista pubblicista dal 2014, appassionato di serie tv, cinema e doppiaggio. In passato cofondatore della testata online “Ed è subito serial”.

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