“Il Cacciatore” va in onda su Rai Due il mercoledì ed è la serie del momento e, puntata dopo puntata, sta convincendo sempre di più pubblico e critica. Proprio ieri è arrivata la vittoria di Francesco Montanari a Canneseries come miglior attore. “La voce dello schermo” ha avuto il piacere di intervistare uno dei protagonisti, Alessio Praticò, che nella serie interpreta Enzo Brusca. Alessio ha svelato il segreto del successo de “Il Cacciatore”, ha anticipato ciò che vedremo ne “Il miracolo”, nuova serie Sky di cui fa parte e, infine, ha ripercorso la sua carriera, raccontando le esperienza in “Lea” al fianco di Marco Tullio Giordana.
Salve Alessio, benvenuto a “La voce dello schermo”. Ne “Il Cacciatore” interpreti Enzo Brusca. Com’è stato calarti nei panni di questo personaggio, negativo e dalle mille sfaccettature?
Un saluto a Voi. Non è la prima volta che mi ritrovo ad interpretare un personaggio negativo ed il rischio è sempre quello di cadere nello stereotipo. É una delle cose da evitare. Come anche quella di giudicare il personaggio stesso, la sua vita, il suo operato. Un attore non deve mai farlo. Calarmi nei panni di Enzo mi ha permesso di indagare su un aspetto per me sconosciuto ovvero il rapporto tra fratelli. Io sono figlio unico e questo lato umano era per me chiaramente inesplorato. Enzo vive un enorme conflitto, una sorta di amore e odio nei confronti del fratello. Si sente, da lui, poco considerato e Giovanni è per lui un modello, un riferimento. Partendo da questo rapporto ho potuto indagare il lato “umano” di Enzo, trovando tantissime sfumature ed evoluzioni del personaggio, di pari passo con quella che è la narrazione degli eventi.
Perché, secondo te, “Il Cacciatore” sta convincendo così tanto pubblico e critica?
Banalmente, perché è una serie ben fatta, sotto tutti i punti di vista. Dalla sceneggiatura alla regia, dal montaggio alla recitazione, ecc. Ma, davvero, i motivi sono diversi. Tra questi, direi, il fatto che si racconti di un periodo storico del nostro Paese poco conosciuto (il periodo successivo alle stragi di Capaci e di Via D’Amelio) attraverso una narrazione degli eventi fedelissima alla realtà e attraverso due punti di vista, quello di chi combatte il male e quello di chi lo porta avanti. Questo permette di avere una visione d’insieme e di tifare giustamente e inevitabilmente per i primi, empatizzando con le vite, per niente semplici, di chi ha combattuto e combatte tutti i giorni la criminalità organizzata.
Presto ti vedremo nella serie, firmata Sky, “Il Miracolo”. Presentaci un po’ il personaggio che interpreti e che prodotto dovremmo aspettarci.
Ne “Il Miracolo” interpreto Salvo, uno dei protagonisti delle diverse storie che si intrecciano all’interno della serie. Salvo è un giovane padre di famiglia che dovrà affrontare una prova per nulla semplice. Non posso dire di più. Per quanto riguarda “Il Miracolo”, posso dire che si tratta di un progetto ambizioso, un progetto che sposta la narrazione su atmosfere distopiche, tra mistery e fantasy. Atmosfere solitamente poco percorse nel panorama italiano.
Ci sono novità riguardo “Una pallottola nel cuore 3”, di cui tu sei tra i protagonisti?
Le riprese di questa terza stagione proseguono spedite. Non sappiamo quando andrà in onda, ma vi assicuro che anche questa volta ci saranno tanti nuovi casi irrisolti, tutti molto intricati, che il nostro giornalista investigativo Bruno Palmieri (Gigi Proietti), dovrà risolvere.
Nel 2015 hai avuto l’opportunità di lavorare con Marco Tullio Giordana in “Lea”. Com’è
stato lavorare con un regista come Giordana?
L’esperienza che ho avuto sul set di “Lea” è una di quelle che mi porto dietro. Ho un bellissimo ricordo. Lavorare con un regista come Marco Tullio Giordana non capita spesso ed è una fortuna. Marco Tullio è una persona splendida, di rara umanità, oltre ad essere un grande professionista, un Maestro (anche se lui non ama che lo si chiami così!). Sul set Marco Tullio non perdeva occasione per svelarci alcuni trucchi del mestiere e lo faceva col piglio di un padre che insegna con piacere e con amore ai propri figli. E noi come spugne ad assorbire ogni singola parola, ogni singola spiegazione.
Quali sono le altre interpretazioni che ricordi con maggiore piacere?
Direi, la prima in assoluto ovvero il personaggio di Remo Cantoni in “Antonia” opera prima di Ferdinando Cito Filomarino, prodotta da Luca Guadagnino. Si trattava della mia prima esperienza cinematografica ed ero da poco uscito dalla Scuola del Teatro Stabile di Genova. Mi sentivo emozionato ma anche teso per quello che dovevo affrontare. Remo Cantoni è un personaggio che ho amato molto e che mi ha permesso di scavare e scoprire dei lati sconosciuti del mio carattere.
Il nostro portale si chiama “La voce dello schermo”. Cosa significa per te sapere ascoltare la voce dello schermo?
Dal mio punto di vista, in quanto attore, è importante non tanto saper, io, ascoltare “la voce dello schermo”, ma essere capace di farla ascoltare attraverso le storie che racconto e attraverso i personaggi che ho la possibilità di interpretare.
Abbiamo conosciuto Alessio Praticò da attore. Alessio Praticò da spettatore che tipo è? Cosa guardi in tv e al cinema?
Mi piace molto andare al cinema e sono un amante delle serie tv. In realtà non esiste un genere che mi piaccia in particolare. Adoro guardare un po’ di tutto, cercando di selezionare quelli che a mio avviso possono essere prodotti di una certa qualità. E se posso li guardo in lingua originale. Per me, oltre che un piacere, è un modo per studiare e prendere spunti per il mio lavoro.
Francesco Sciortino