Barbara Ronchi è indubbiamente l’attrice del momento. Il mese di maggio le ha regalato la vittoria del David Di Donatello come Miglior Attrice Protagonista per il film “Settembre” di Giulia Steigerwalt, che abbiamo presentato durante la nostra intervista dello scorso anno, e i tredici minuti di applausi al Festival di Cannes per “Rapito”, film di Marco Bellocchio attualmente nelle sale in cui Barbara interpreta Marianna Mortara, madre del piccolo Edgardo Mortara, bimbo ebraico di 6 anni sottratto alla propria famiglia nel 1858 dalle autorità clericali. Il film vanta, inoltre, nove candidature ai prossimi Nastri D’Argento che si terranno a fine mese, tra le quali spicca proprio quella di Barbara Ronchi come miglior attrice protagonista.
Abbiamo avuto l’onore e il piacere di risentire Barbara che ci ha parlato del mese travolgente che ha vissuto, dalle emozioni della vittoria del David a quelle degli applausi di Cannes, degli aspetti che ha amato del nuovo film di Bellocchio fino a raccontarci del successo di “Era Ora”, film su Netflix che ha raccolto tantissimi consensi in giro per il mondo.
A voi la nostra intervista a Barbara Ronchi, attrice straordinaria, dotata di una grazia ed eleganza fuori dal comune e che sul set ha saputo regalarci interpretazioni magistrali in ruoli complessi e mai banali, da Marianna Mortara in “Rapito”, una madre a cui hanno sottratto un figlio, a Francesca in “Settembre”, una donna in preda alle proprie fragilità e insoddisfazioni, fino ad arrivare alle interpretazioni in “Fai Bei Sogni” di Bellocchio, “Mondocane” di Alessandro Celli e “Padrenostro” di Claudio Noce…
Salve Barbara. Bentornata su “La voce dello schermo”. Partiamo da “Rapito” com’è stato essere diretta nuovamente da Bellocchio?
Salve a tutti. Grazie. Ritrovare Marco è stato molto emozionante. Avevamo già lavorato insieme in “Fai Bei Sogni”, dove interpretavo una madre molto diversa, luminosa, divertente, che viveva nei sogni di questo bambino e, per certi versi, idealizzata. Ritrovarlo dopo tanti anni, più adulta e in un ruolo così complesso come quello di Marianna Mortara, è stato veramente un regalo.
Quali aspetti ti hanno colpito di questa esperienza?
Il periodo di preparazione al film è stato molto intenso e bello, ci siamo fatti aiutare da un consulente ebraico, che è rimasto con noi durante la preparazione e sul set. Abbiamo imparato le preghiere in ebraico, che ci ha portato la comunità ebraica, perché era importante che noi ricreassimo e conoscessimo la quotidianità di questa famiglia. Inoltre, è stato molto coinvolgente anche dal punto di vista emotivo e, in qualche modo, ho dovuto forzare il mio cuore per entrare in questa vicenda e renderla reale.
Com’è stato ricreare lo stato d’animo di questa madre a cui hanno sottratto un figlio?
Noi attori siamo delle creature strane, forziamo molto il nostro cuore e la nostra anima per mettere nella condizione di sentire ciò che provava quella donna. Ovviamente poi non è così, ma le nostre forze sono concentrate nell’immergerci completamente in quella vicenda come se fosse accaduta a noi. Chiaramente la situazione era talmente tremenda che ho cercato di fare un po’ di resistenza a quel dolore.
Il film ha ricevuto grandi consensi a Cannes, ricevendo anche gli applausi dopo la proiezione. Che emozioni hai provato?
L’aspetto più emozionante è stato il ritrovarsi dopo diverso tempo con i protagonisti del film tutti insieme, per far vedere al mondo il film che avevamo realizzato. L’emozione che ho provato, più che per i flash, era concentrata sul pubblico in sala che ha visto per la prima volta il film. Ero curiosa di conoscere la loro reazione ed è stato accolto così bene da permettere di lasciarci andare alle emozioni.
Dalle emozioni di Cannes a quelle del David. Cosa ha rappresentato per te questa vittoria?
Sicuramente i premi fanno piacere, sono anche un attestato di stima da parte dei colleghi e dell’Accademia. Mi trovavo in una cinquina meravigliosa, nella quale le altre attrici avevano interpretato ruoli stupendi. Naturalmente sono contenta per il mio premio, ma il mio primo pensiero è andato anche al loro lavoro.
Cosa cambia per te dopo la vittoria del David?
I premi non sono mai dei punti di arrivo. Sono sempre un momento per festeggiare il proprio lavoro ma il mio percorso rimane sempre identico a prima del David.
Come stai vivendo questo periodo?
Abbastanza serenamente. È un momento molto bello, stiamo continuando con la promozione di “Rapito” e sembra un po’ di ricreare il periodo in cui abbiamo girato. Andiamo tutti i giorni in città diverse, vediamo qual è la reazione del pubblico nei confronti del film, dibattiamo con loro, commentiamo ed è sempre molto bello quando avviene grazie a un film.
Un’altra esperienza in cui ti abbiamo vista di recente è stata “Era ora”, cosa porti nel cuore di questo set?
È stata una bellissima esperienza ed è stato molto interessante lavorare con Alessandro Aronadio ed Edoardo Leo. Ci siamo molto divertiti e ci siamo trovati molto bene. Tutto il successo che ha avuto “Era Ora” è stato inaspettato, ma eravamo sicuri di aver realizzato un bel film. I numeri sono stati così importanti che ci hanno travolto, ma è stato indescrivibile ricevere l’approvazione di tante persone da così tanti paesi nel mondo.
Cosa pensi del cinema italiano e delle serie tv attuali?
Credo che questi due mondi stiano vivendo un bel periodo, si realizzano tantissimi prodotti, da film molto interessanti e di grande spessore a serie sempre più valide, che sicuramente sono state influenzate dall’arrivo delle piattaforme e credo che la qualità si sia alzata anche per questo motivo.
Se potessi rubare ruolo a una tua collega, quale sceglieresti?
Non saprei, mi piacerebbe nuovamente interpretare una donna in un film storico, ma non saprei scegliere il ruolo.
Se fossi una giornalista che domanda faresti a Barbara e cosa risponderesti?
Forse chiederei se valeva la pena lasciare gli studi universitari per diventare un’attrice. Risponderei di sì, anche se ai tempi era una scelta che mi faceva tanto paura ma che alla fine si è rivelata la mia vita.
Di Francesco Sciortino