A San Valentino uscirà nelle sale l’attesissimo “Romeo è Giulietta”, film diretto da Giovanni Veronesi e distribuito da Vision Distribution. Nel cast ci sono Sergio Castellitto, Pilar Fogliati, Geppi Cucciari, Viviana Colais, Domenico Diele, Serena De Ferrari e Maurizio Lombardi.
Abbiamo intervistato Viviana Colais, che ci ha presentato il personaggio di Fiorella, una casting director che deve dividersi tra la rigidità che richiede il proprio lavoro e la voglia di impressionare il regista. L’attrice ha anticipato qualche dettaglio di cosa vedremo in “Romeo è Giulietta”, spiegato i motivi per cui gli spettatori dovrebbero vedere il film e ricordato alcune importanti esperienze lavorative che l’hanno riguardata. A voi.
Salve Viviana, benvenuta su “La voce dello schermo”. Partiamo da “Romeo è Giulietta”. Presentiamo un po’ il film…
Salve a tutti. Grazie. “Romeo è Giulietta” uscirà a San Valentino e Giovanni Veronesi realizza una versione estremamente ironica e dolce della storia d’amore più importante di tutti i tempi. Nel film troviamo Sergio Castellitto che interpreta un regista teatrale che sta cercando gli attori per mettere in scena “Romeo e Giulietta” e gli altri membri del cast sono una bellissima Pilar Fogliati, Domenico Diele, Serena De Ferrari e Geppi Cucciari. Ci saranno tanti colpi di scena, cambiamenti e momenti comici.
Tu interpreti Fiorella, cosa ti ha colpito di questo personaggio?
Fiorella è la casting director dello spettacolo, che propone gli attori al regista. Mi ha divertito tantissimo perché ha una doppia versione, quella quando si interfaccia con gli attori, molto sicura di sé, con la puzza sotto il naso, decisiva e risoluta; mentre con il regista cerca di essere più people pleaser, alla ricerca della sua stima. Inoltre, condivido tante scene con Maurizio Lombardi, che interpreta l’assistente alla regia e nel film e si assiste a diversi scambi di battute tra il mio personaggio e il suo. È un bellissimo spettacolo dentro il film, lo abbiamo girato all’interno del Teatro Torlonia a Roma ed è stato molto emozionante. Non vedo l’ora di vederlo anche io.
Quali aspetti di lei ti hanno messo alla prova?
Sicuramente la sua ironia e la comicità, tipica della commedia italiana, che ha cresciuto noi e i nostri genitori. Poi, io attingo anche dalla commedia inglese, per mio gusto e formazione. Sperimentarmi nella parte più ironica e comica mi ha divertito. Giovanni (Veronesi ndr.), segue sì il copione, ma si lascia andare anche al momento, ti permette di improvvisare, ti dirige e ti guida con una maestria tale da seguirlo in toto. Molte scene si sono create nel momento stesso in cui stavamo girando.
C’è un aneddoto dal set che ti è rimasto impresso?
Stavamo girando a Spoleto e la sera dovevo andare in scena a teatro con “Che disastro di Peter Pan”, alla sua prima nazionale. Ero agitatissima perché proprio quel giorno c’era in programma una scena molto importante per il film. Ho finito di girare alle 17 e alle 19.30 sono riuscita ad arrivare in tempo al Teatro Olimpico, senza superare i limiti di velocità (ride ndr.). Sono stati molto disponibili sia Giovanni Veronesi sia Geppi Cucciari, che cercava di tranquillizzarmi in tutti i modi, ogni volta che si presentavano ritardi sul set. È stato un episodio di solidarietà e quando si ha due appuntamenti lavorativi così ravvicinati il rischio di arrivare in ritardo è sempre dietro l’angolo. Roma – Spoleto non sono molto vicini. Ma siamo stati bravi e Geppi ha persino chiamato il driver per assicurarsi che fossi arrivata!
Al giorno d’oggi, quanto pensi sia difficile far sorridere o far ridere la gente?
Credo che noi siamo sottoposti a milioni di input, vivendo in un periodo caratterizzato dai social e in cui la tua attenzione maggiore è nei primi secondi del video, questo richiede una rapidità nel catturare l’attenzione. Ovviamente dipende dal tipo di risata che cerchi, se la risata di circostanza o immediata, dettata ad esempio da una caduta o da un imprevisto, o la risata che fa pensare e che ti lascia qualcosa quando torni a casa. Quest’ultima si deve basare su una verità, intesa come l’attore che con tutto se stesso cerca di regalare un’emozione allo spettatore.
Secondo te perché “Romeo è Giulietta” farà sorridere lo spettatore?
Tutti gli attori hanno una bravura nella recitazione molto naturale che ti permette di entrare nei loro panni e ti ci rivedi tantissimo. È un film scritto affinché lo spettatore si rispecchi nelle loro storie, nella quotidianità e nelle relazioni. Farà sorridere ma vi regalerà una coccola dopo averlo visto.
Sei anche impegnata in teatro, in “Che disastro di commedia” e in “Che disastro di Peter Pan”…
Sì, siamo il cast italiano di “The play that goes wrong”, va in scena da otto anni e interpreto Sandra che a sua volta interpreta Florence. È un successo che si ripete e racconta di una compagnia teatrale che cerca di mettere in scena un giallo, ma succede di tutto. Siamo molto fieri di essere il cast italiano perché è un successo inglese che è stato esportato in tutto il mondo, il nostro regista è Mark Bell, che è lo stesso del cast inglese. Partiamo da Roma, poi andremo a Torino e in altre città d’Italia.
“Che disastro di Peter Pan” è il sequel con protagonista la stessa compagnia che decide di mettere in scena un altro spettacolo. Qui interpreto Sandra che a sua volta interpreta una Wendy particolare. Questo spettacolo è addirittura più pericoloso di “Che disastro di commedia” perché è presente un girevole che gira in senso opposto alla nostra corsa e troviamo anche persone che volano. È estremamente divertente.
Ultimamente ti stiamo vedendo in tante commedie. È il genere che prediligi o è una casualità?
Nella mia via mi reputo molto buffa e comica, le mie amiche mi chiamano “Che disastro di Colais” perché casco da sola, mi cadono gli oggetti dalle mani e mi sento un po’ imbranata (ride ndr.). La commedia mi appartiene nella vita nonostante in tv mi siano stati assegnati ruoli più drammatici e un po’ più forti. Con Giovanni Veronesi ritorno alla commedia cinematografica ed è un genere nel quale mi diverto tantissimo perché diventi un clown o uno stupido e ti lasci andare al gioco e credo che giocare sia bellissimo, anche quando si è adulti.
Presto ti vedremo in “Protezione Civile”, cosa puoi accennarci a riguardo?
Agnese è un ruolo molto diverso rispetto a quelli citati perché è un primario di un ospedale, esperta in trapianti di fegato. È una donna di quarant’anni, risoluta, assertiva, molto decisa. Ci sarà un bel cast: Andrea Bosca, Ambra Angiolini e tanti altri. È un prodotto che punterà sulle emozioni, riguardanti la famiglia, il matrimonio, le malattie e l’emergenza. Non sappiamo quando uscirà.
Hai fatto parte di tantissimi prodotti di successo. A quale sei rimasta più legata tra quelli non ancora citati e perché?
Sono rimasta legata a tre progetti per tre motivi differenti. Il primo è “Luce dei tue occhi” perché è nato nel periodo del Covid ed è andato avanti fino al 2022 con la seconda stagione. Si era creato un bel clima di gruppo con Giuseppe Zeno, Fabrizio Costa, Simone Poggi. Sembrava di essere quasi in tournee teatrale. Essendo nato in un momento terribile per tutti ed essendo stato trasformato in qualcosa di bello, mi è rimasto nel cuore sia per il ruolo sia per l’esperienza. Lavorare con Giuseppe è stato leggero, semplice e appagante.
Inoltre, sono molto affezionata a “Lea”, perché la regista, Isabella Leoni, è una delle persone più belle con le quali abbia lavorato, dal punto di vista umano e artistico.
Infine, dico “Per Tutta La Vita” di Paolo Costella perché era presente un grande cast e Paolo ha una cura sui personaggi e per i dettagli fuori dal comune, anche e soprattutto verso i personaggi secondari. Ha fatto un bel lavoro di gruppo ed è stato estremamente stimolante.
Ci sono altri progetti in cui sei coinvolta che vorresti ricordare?
Il 6 febbraio siamo andati in scena a Roma, al teatro Trastevere, per un evento solidale per l’AIL Roma, un’associazione per la lotta ai tumori del sangue. L’evento si chiama “Vai avanti all’infinito” ed è un mantra che mia madre mi ripeteva sempre prima che andassi in scena o sul set. È un inno alla vita e abbiamo regalato un’ora di intrattenimento con dei monologhi che raccontano le diverse fasi della vita. Tutto l’importo è stato devoluto all’AIL per finanziare la ricerca con l’arte. È un modo creativo per trasformare, come dicono i saggi, il veleno in medicina e spero in futuro di poter dare nuovamente il mio contributo per sostenere la ricerca.
Su cosa stai lavorando attualmente?
Sto scrivendo uno spettacolo con Luca Contato e sarà un one woman show, in chiave comica. Racconterà le diverse versioni di una donna che rappresentano le varie personalità che ci sono dentro di noi e che cercano di soddisfare il piccolo bambino interiore per poi ritrovarsi genitori di se stessi. Stiamo scrivendo il testo, non so quando uscirà, si spera entro il 2024.
Questo portale si intitola “La voce dello schermo”. Cosa significa per te ascoltare la voce dello schermo?
Sono legata alla voce dello schermo sin da quando ero piccola perché mia nonna aveva sempre la tv accesa, guardava i film in bianco e nero e le faceva compagnia. Da bambina la tv mi faceva sognare. Mi immagino la voce dello schermo come una guida, come la voce di chi mi porta in un’altra dimensione e che mi manda un messaggio.
*Copertina di Riccardo Riande
Di Francesco Sciortino