Giovedì 2 marzo è il giorno della seconda stagione di “Incastrati”. La serie tv di e con Ficarra e Picone, dopo il successo del primo ciclo di episodi, torna su Netflix con nuove avventure che ci regaleranno tante risate e le risposte ai tanti punti interrogativi che avevano caratterizzato il finale della prima stagione. Su “La voce dello schermo” abbiamo intervistato nuovamente la protagonista femminile, Anna Favella, che nella serie interpreta Ester. Anna ci ha presentato la nuova stagione e regalato qualche piccola anticipazione che ci farà gustare al meglio i nuovi episodi. Ma non è finita qui, l’attrice ha anche ribadito il suo impegno per le tematiche ambientali e per i diritti umani, ricordando alcuni eventi di cui ha fatto parte, e ci ha svelato le prossime interpretazioni che la riguardano. A voi.
Salve Anna, bentornata su “La voce dello schermo”. Sta per partire la nuova stagione di “Incastrati”, quali risvolti dobbiamo aspettarci?
Salve a tutti, grazie. Questa sarà la seconda e ultima stagione della serie e si arriverà a una conclusione alle storie raccontate. Lo dico con un po’ di magone, perché è stato un progetto che mi ha presa tantissimo, si è creata anche una vera e propria famiglia. È stata un’esperienza che è durata due anni e che ci ha “incastrati”, in senso buono, all’interno di questo meraviglioso set. Ci sono tante novità, tante risposte alle domande lasciate in sospeso durante la prima stagione e si risolverà il giallo che riguardava Gambino. A mio parere è una stagione bellissima, ma aspettiamo la risposta del pubblico per avere conferme.
Gli spettatori saranno dispiaciuti per la conclusione della serie…
Purtroppo sarà così e, come tutte le cose belle, prima o poi finiscono. Ma forse è giusto così, in modo da dare una degna conclusione a tutto.
Che Ester vedremo nei nuovi episodi?
Ci saranno dei risvolti molti divertenti che la riguardano ed è un personaggio in evoluzione. Non posso rivelare verso quale direzione andrà ma già dai primi episodi vedrete dei dettagli che faranno capire qualcosa. Vedremo un’Ester all’interno di un laboratorio di ceramica, che mette in mostra quelle tipiche della Sicilia. È stata una grande opportunità per me, perché ho avuto la possibilità di vedere come si lavora la ceramica presso il laboratorio del maestro Nino Parrucca, apprendendo come cuocere e bagnare la ceramica. C’è una scena in particolare che ha ricreato una sorta di magia e che rappresenta un omaggio a Massimo Troisi. Ci ha fatto commuovere e sembra che lui ci abbia dato la sua benedizione, dal momento che sta per uscire un documentario nelle sale dedicato alla sua figura.
Cosa ti ha lasciato questa serie?
Mi ha insegnato ad apprezzare le imperfezioni delle relazioni, delle amicizie e ad avere uno sguardo più ironico e più leggero. Sono una “perfezionista” e con il tempo ho imparato che vivere con più leggerezza è una forma di intelligenza. Ester mi ha regalato questo punto di vista. Non siamo perfetti ed è bello così.
Cosa ha rappresentato per te lavorare in Sicilia?
Sono per metà sicula, dal momento che mia madre è siciliana. Pur avendo vissuto da lontano la tradizione siciliana, mi sono state tramandate tracce di questa terra. Ho conosciuto, grazie a mia mamma e ai miei parenti, il dialetto e i piatti tipici della cucina siciliana e ho avuto l’occasione di andare spesso in Sicilia. Mangiare la pasta con la salsa con le melanzane fritte, ad esempio, per me era una cosa normale e da bambina credevo fosse un piatto tipico della cucina romana. Poi, crescendo, ho capito che non era così! (ride ndr.) Recitare in questa serie mi ha fatto ricongiungere con la parte del mio DNA siculo e mi ha fatto crescere ancora di più il legame con questa terra, che ha odori, colori e sapori inconfondibili.
La prima stagione è stata quella di conoscenza, che sensazioni hai avuto nel ritrovare i compagni di set?
Ritrovarli è stata una grande festa, con molti di loro sono tuttora in contatto. Si è creato un rapporto speciale. Nonostante siano passati mesi, c’era la sensazione di non essersi lasciati mai. È stato bellissimo e ancora più piacevole rispetto alla prima stagione perché, due anni fa, le restrizioni causate dal Covid non ci hanno permesso di vivere quei mesi al meglio. Invece, quando abbiamo girato la seconda stagione, abbiamo potuto vivere di più Palermo e ci siamo potuti frequentare maggiormente.
La tematica della sostenibilità, come hai spesso dichiarato, ti sta molto a cuore. Attualmente ti stai dedicando a qualcosa in particolare?
Sì, con Amnesty International mi sto occupando di tutto ciò che riguarda i diritti umani e abbiamo fatto diversi progetti. Sono stata in Marocco, in occasione della giornata mondiale della violenza contro le donne e abbiamo realizzato un progetto di interscambio culturale. Inoltre, ci siamo occupati di recente di un progetto che serve per indirizzare i ragazzi verso i diritti umani. Credo molto nei giovani perché sono molto sensibili, attivi e possiedono un’energia e una dedizione verso queste tematiche che a volte manca negli adulti. È importante fargli conoscere i loro diritti e coinvolgerli in queste attività.
Infine, prossimamente, parteciperò ad alcuni eventi inerenti alla tutela dell’ambiente e altri che riguardano la condizione della donna. È una missione che porto avanti parallelamente all’attività da attrice, credo che abbiamo una grande responsabilità riguardo queste tematiche e io, come personaggio pubblico, cerco di fare del mio meglio.
Ci sono nuovi progetti televisivi o cinematografici in cui ti vedremo impegnata prossimamente? Puoi anticiparci qualcosa?
Ho finito di girare a dicembre una serie per Star+, si intitola “Coppola – La serie”. È la biografia di Guillermo Coppola, il manager di Diego Armando Maradona. È una serie interessante perché ripercorre la vita di questo manager, dagli anni ’80 fino ad arrivare ai giorni nostri. Interpreto la sua segretaria, che ho avuto la possibilità di conoscere assieme a Coppola, ed è stato un set molto stimolante perché mi ha permesso di recitare in spagnolo. Sono sempre incuriosita e appassionata dalle varie forme di linguaggio. Recitare in un’altra lingua ti catapulta anche all’interno di una cultura diversa.
Se potessi “rubare” un ruolo a una tua collega, quale sceglieresti?
Direi Kate Winslet in “Carnage”, perché è un film che mi riporta un po’ alle origini, dal momento che nasce come opera teatrale e possiede una notevole raffinatezza nel tipo di recitazione, nelle dinamiche e nella costruzione psicologica dei personaggi. Mi sarebbe piaciuto e mi piacerebbe interpretare un ruolo del genere che regali agli attori una raffinatezza particolare. Mi sono piaciute molto sia la Winslet che Jodie Foster. Riguardo le serie tv, sarebbe divertente interpretare una supereroina come Jessica Jones, un personaggio di fantasia e un po’ dannato.
*Foto e copertina di: Giovanni Battista Righetti
Di Francesco Sciortino