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Mer. Gen 22nd, 2025

Intervista ad Aurora Ruffino: “Da attrice e da scrittrice amo raccontare storie che abbiano dei messaggi importanti” L’attrice e scrittrice parla del suo periodo da incorniciare: dalla ristampa di “Volevo salvare i colori”, il suo romanzo edito da Rizzoli, alla seconda stagione di “Black Out”.

Gen 21, 2025
Foto di Erica Fava @muroproductions Ufficio Stampa: Lorella di Carlo

Aurora Ruffino non ha bisogno di presentazioni. L’abbiamo vista e apprezzata, infatti, in prodotti importanti come “La solitudine dei numeri primi“, “Bianca come il latte, rossa come il sangue“, “Braccialetti Rossi“, “Noi” e tantissimi altri. In questo momento Aurora sta vivendo un periodo molto entusiasmante su più fronti. La stiamo, infatti, vedendo in “Black Out – Le verità nascoste”, seconda stagione della serie che va in onda il martedì sera su Rai 1, ed è attualmente impegnata nella promozione del suo romanzo “Volevo Salvare i colori”, edito da Rizzoli e che ha avuto un successo incredibile tanto da andare in ristampa nel giro di poche settimane.
Abbiamo avuto il piacere di intervistare Aurora che ci ha confidato cosa abbia significato per lei raccontare lo stato d’animo di Lidia, una donna che è passata dal vivere in conflitto con la maternità e con il proprio lavoro all’essere più consapevole di se stessa, della propria vita e a diventare un punto di riferimento per le persone. Ma non è tutto, l’attrice ha anche analizzato il momento ricco di soddisfazioni che le sta regalando la scrittura e le emozioni provate grazie al legame che si è creato con i suoi lettori e fan. A voi…

Foto di Erica Fava @MuroProductions
Ufficio Stampa: Lorella Di Carlo

Salve Aurora, bentornata su “La voce dello schermo”. Ti stiamo vedendo, in queste settimane, nella seconda stagione di “Black Out”. Perché è stato importante per te riprendere il ruolo di Lidia?

Salve a tutti, grazie. Anche noi attori, nel momento della lettura delle sceneggiature, non conoscevamo il motivo per cui i protagonisti si trovavano in quella situazione e perché non arrivavano i soccorsi. Ero impaziente di capire cosa stesse succedendo ed era importante comprendere come proseguisse la storia raccontata. È stato bello scoprirlo, assistere a continui colpi di scena della serie e seguire sempre le diverse direzioni che ti porta. È stato bello sciogliere tutti i nodi.

Foto di scena di F. Di Benedetto

Hai dovuto raccontare il rapporto conflittuale di una donna con la propria maternità. Avevi già esplorato la maternità in “Noi”. Com’è stato affrontare il lato più problematico della gravidanza attraverso Lidia?

Mentre in “Noi” la gravidanza veniva trattata quasi come un argomento principale e lineare, quello che succede a Lidia ha dell’incredibile: durante la prima stagione, il giorno della valanga, ha scoperto di essere incinta di un uomo emotivamente non disponibile, perché ha una moglie e dei figli. La condizione di amante non la fa star bene e, il giorno della valanga, lui muore, lei si ritrova a essere l’unica rappresentante delle forze dell’ordine nella valle e cominciano a esserci degli omicidi tra i sopravvissuti. Le accade tutto in fretta, non regge la pressione e vive una crisi esistenziale e d’identità importante che la porta a rifiutare tutto e a dubitare di portare avanti la gravidanza. A fine stagione, invece, l’abbiamo vista risollevarsi, riappropriarsi della propria consapevolezza e riprendere in mano la propria vita. Si riveste della divisa, decide di portare avanti la gravidanza e la propria missione. In questa stagione, invece, è più forte, più consapevole e forse emotivamente più chiusa per infondere un po’ di fiducia ed essere lei un pilastro a cui potersi affidare.

La crisi di Lidia ha riguardato anche il proprio lavoro. Cosa ha rappresentato per te avvertire il fascino della divisa?

È stato interessante: attraverso la divisa si percepisce un potere che comporta delle responsabilità e il diventare un punto di riferimento. Avvertivo un modo di approcciarsi da parte della gente e uno scambio di energia differente rispetto al solito. Ho subito sentito un effetto molto potente, un notevole senso di responsabilità e di autorità.

Foto di scena di A. Miconi

Quali sono, secondo te, i punti di forza della serie?

Credo il cast sia uno degli elementi di forza: ci sono degli attori molto bravi e giusti per i ruoli interpretati. Inoltre, la storia è complessa ma interessante e spinge lo spettatore ad andare avanti per capire cosa stia accadendo. Ho letto commenti di persone che, dopo la prima stagione, volevano scoprire al più presto quale fosse il destino dei protagonisti. Si avverte un desiderio importante di sciogliere i nodi della vicenda. Infine, credo racconti una storia originale, trattando delle catastrofi naturali che spesso purtroppo vediamo in scenari meravigliosi come le montagne, e che incuriosisca il pubblico attraverso il genere giallo. È un mix tra apocalisse naturale e umana e fa presa su molti temi attuali che stiamo vivendo.

Questa stagione sarà la chiusura di un cerchio?

Sì, questa stagione non lascerà punti interrogativi e chiuderà il cerchio.

Attraverso i tuoi personaggi e il tuo romanzo hai raccontato di tante donne. Che idea hai della donna del 2025?

È una donna più libera, emancipata, consapevole e meno arrabbiata rispetto ai movimenti dei decenni passati in cui emergeva, giustamente, un desiderio di essere riconosciute maggiormente non soltanto come madri o casalinghe ma soprattutto come donne che hanno il desiderio di creare un percorso professionale di un certo tipo. È una donna che può scegliere il tipo di vita che vuole fare e che direzione prendere senza essere obbligata a un ruolo specifico perché la società le riserva soltanto quello. C’è una maggiore libertà per scegliere chi o cosa essere.

Da scrittrice, quali caratteristiche vorresti esplorare nel tuo prossimo personaggio femminile?

Da scrittrice non decido mai prima quali caratteristiche avranno i personaggi che racconterò, ma sono aspetti che scopro nel momento in cui scrivo. È un processo particolare: mi siedo di fronte al computer senza avere idea di cosa andrò a raccontare e comincio a immaginare cose nella mia testa, mettendole nero su bianco.

Da attrice invece?

Sento il desiderio di raccontare storie profonde, che insegnino qualcosa e che lascino messaggi importanti. Ho avuto la fortuna, durante la mia carriera da attrice, di raccontare donne e storie importanti e sono molto contenta, orgogliosa e grata di questo. Sono felice di proseguire verso questa direzione: esplorando personaggi che possano fare la differenza e che possano restare nelle persone, magari analizzando dei nuovi punti di vista. Mi interessa che il libro, la serie o il film di cui faccio parte possa accendere qualcosa dentro.

Il tuo romanzo, “Volevo Salvare i colori”, è riuscito a scaldare il cuore di tantissimi lettori. È un successo enorme ed è andato in ristampa. Qual è lo stato d’animo che ti accompagna in questo periodo?

Sono stata avvisata della ristampa qualche giorno fa, desideravo tantissimo ricevere questa notizia ed è un’emozione indescrivibile. Quando si riesce a toccare le persone in profondità è come se si formasse un legame tra la coloro che leggono e te. Mi sento riempita d’amore, connessa a chi ha sentito dentro la storia e leggere dei messaggi di lettori che mi ringraziano perché hanno vissuto ciò che vive Vanessa e mi dicono che la lettura è servita loro per farli stare meglio mi riempie il cuore di gioia. È una storia che viene da me, che mi ha attraversato e percepisco uno scambio di energie perfetto con i lettori. Quella che sto vivendo rappresenta un’esperienza nuova per me, sto parlando tanto con le persone del libro e di altri argomenti che mi appassionano come la filosofia ed è molto bello perché sento che sta venendo fuori la mia parte più autentica e mia.

Com’è stato vivere il nuovo rapporto con i fan che sono diventati anche lettori? Qual è stata la scoperta più piacevole che hai visto?

Sicuramente è stato bello scoprire gli apprezzamenti da scrittrice che provengono anche da un’altra direzione rispetto alla mia carriera nel mondo della recitazione. Ad esempio, ho avuto modo di interagire con una ragazza che ho incontrato e che mi ha detto: “Non ti conoscevo come attrice, ma ho letto il libro e me ne sono innamorata” ed è stata un’esperienza interessante e diversa. Allo stesso modo, è stato bello vedere che chi mi segue come attrice riesce anche ad apprezzarmi come scrittrice. Quando un attore scrive a volte c’è un po’ di pregiudizio. Io ho sentito l’esigenza di mettere nero su bianco delle emozioni, nessuno me l’ha chiesto e non è una storia che ha scritto qualcun altro. Per me è stato importante portare in giro il libro proprio per spiegare alla gente che si tratta di una storia che ho voluto raccontare con tutte le mie forze e quale sia stata la mia esperienza a riguardo.  

Di Francesco Sciortino

By lavocedelloschermo

Francesco Sciortino, giornalista pubblicista dal 2014, appassionato di serie tv, cinema e doppiaggio. In passato cofondatore della testata online “Ed è subito serial”.

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