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Dom. Set 8th, 2024

Intervista a Beatrice Bruschi: “Recitare mi fa sentire viva. Da Lolly in ‘Amici per caso’ a Sana di ‘Skam’” L’attrice racconta cosa abbia significato per lei cimentarsi nella commedia nei panni di Lolly in “Amici per caso”, ricorda gli anni di Sana in “Skam” e ci confida alcuni importanti aspetti della propria carriera.

Lug 23, 2024
Foto di Alessandro Peruggi

Il 25 luglio uscirà al cinema “Amici per caso”, divertente commedia diretta da Max Nardari e con un interessantissimo cast che vanta Filippo Contri, Filippo Tirabassi, Beatrice Bruschi, Giulia Schiavo e Mirko Frezza. Abbiamo intervistato, su “La voce dello schermo”, Beatrice Bruschi. Battezzata artisticamente già a 10 anni da Antonello Grimaldi e al fianco di Nanni Moretti in “Caos Calmo” e consacrata nella serie cult “Skam – Italia” nei panni di Sana, Beatrice ha saputo mettere alla prova la sua verve comica grazie al personaggio di Lolly nella commedia di Nardari. Durante l’intervista, oltre a parlare del film in uscita, l’attrice ha ricordato gli esordi da bambina in “Caos Calmo” e gli anni in “Skam”, quando ha dovuto raccontare lo stato d’animo di una ragazza musulmana nata e cresciuta a Roma. Un bel banco di prova che l’ha portata a giocare con il proprio aspetto e a veicolare un messaggio importante, aspetti che hanno reso il suo personaggio uno dei più iconici della serie. A voi…

Salve Beatrice. Benvenuta su “La voce dello schermo”. Partiamo da “Amici per Caso”, presentiamo un po’ gli aspetti che hai amato del tuo personaggio e quelli che ti hanno messo alla prova…

Salve a tutti, grazie. Il mio personaggio si chiama Lolly, è una ragazza che vive a Roma con Pietro, che è interpretato da Filippo Contri. È innamoratissima, stanno bene, solo che lui è molto fissato con il calcio, con la Roma ed è un chiodo fisso anche durante il loro anniversario. Lei non ce la fa più e lo caccia di casa perché esasperata da questi comportamenti. Lolly è molto importante per lo sviluppo narrativo perché innescherà la trama e, durante il film, Pietro vorrà conquistare la sua amata. Le scene tra i due sono molto esilaranti e sono state molto divertenti da girare. Ve ne renderete conto guardando il film…

Quali sono state le novità che hai potuto esplorare grazie a questa interpretazione?

È stata la prima volta che mi sono cimentata nella commedia ed è sempre un genere che nasconde molte più insidie rispetto a quello drammatico. Quando recito, cerco di mettermi sempre in discussione, confrontandomi con gli attori e il regista per lavorare in team e girare delle scene che possano funzionare. All’interno di una commedia devono essere presenti dei tempi comici e delle dinamiche che devono suscitare una risata o un sorriso, raccontando comunque una verità. Inoltre è importante rendere anche altri stati d’animo per donare una tridimensionalità ai personaggi.

Il film parla di etichette, pregiudizi e modernità. Cosa significa per te essere moderna?

Sicuramente ascoltarsi e ascoltare gli altri. Quando una persona è curiosa di ciò che la circonda starà sicuramente al passo con la modernità perché ascolterà le esigenze degli altri e le sue. È fondamentale non fossilizzarsi ma essere dinamici.

Per certi versi Sana in “Skam” rappresentava anche lei un personaggio in linea con la modernità, pur mantenendo le proprie tradizioni…

Assolutamente sì, è fondamentale sottolineare che ad esempio Sana indossava il velo per una scelta sua. Dirò sempre di essere la persona più fortunata del mondo ad avere interpretato un personaggio come lei e ad aver fatto parte di quel progetto. Nel momento in cui Sana è stata creata e, lavorando su di lei, è stato fatto un lavoro di informazione e soprattutto di empatia. Dovevo capire cosa provasse e se non lo facciamo noi attori chi dovrebbe farlo? Se non fossi andata a scoprire, a informarmi e a vivere sulla mia pelle cosa significasse andare in giro con il velo non avrei mai potuto rendere al meglio l’essenza del personaggio. Ci siamo riusciti grazie a tanto lavoro e raccontando una grande realtà. Non aver rappresentato cliché o fatti per sentito dire credo sia la cosa più importante.

“Skam” non ha lasciato il segno soltanto ai giovani, ma è riuscita a far riflettere anche gli adulti. Ci sono dialoghi come quello tra Sana e Martino o tra Martino e Giovanni che aprono gli occhi su certe tematiche…

Sì, quando uscì la serie, parlando con quarantenni e cinquantenni, mi dissero che avevano seguito “Skam” e l’avevano amata. Inizialmente mi sembrava un po’ strano, poi riflettendoci capii che si riconoscevano o poteva essere un aiuto per comprendere i giovani. Tanti genitori ci ringraziarono perché magari li aveva aiutati nel rapporto con i figli. È un qualcosa che ti fa riflettere e ti fa capire quanto la serie abbia toccato le persone e quanto fosse veritiera. Era un progetto quasi documentaristico per i costumi, il trucco e per il modo in cui era girato. È la dimostrazione che a volte non serve fare i salti mortali per raccontare qualcosa di originale e per realizzare un buon prodotto, perché la semplicità e la verità sono molto più potenti. Ovviamente tutto questo è stato affiancato da un lavoro incredibile di studio, di informazione, di professionalità, di amore, di passione e di grande devozione da parte degli attori.

L’armonia sul set aiuta nella realizzazione di un prodotto?

Assolutamente sì, ad esempio girare “Skam” ci faceva sentire in famiglia. E ho respirato lo stesso clima in “Amici per caso”. Sono molto legata anche al cast di questo film perché, nonostante siamo ragazzi che lavorano e non alle prime armi, percepire su un set tanto interesse e professionalità non capita tutti i giorni. Questo consente di creare un bel clima, di aiutarci tra di noi e mi ha fatto molto piacere. Siamo un team molto unito, con le nostre diversità ma che ci rendono più forti e con tanto da raccontare.

La tua svolta da attrice è arrivata appunto con “Skam” e con il personaggio di Sana. Cosa ha significato per te interpretare una donna che comunque nasconde il proprio corpo e che ti ha portato a giocare con il tuo aspetto?

Quando ho preparato Sana andavo in giro con il velo per Roma, facendo finta di essere una ragazza musulmana, per capire quali fossero gli sguardi che le persone le avrebbero dedicato vedendola per strada e notavo occhiate di pena piuttosto che di curiosità e tante volte delle persone mi hanno detto: “Peccato, sei così bella ma c’è il velo che ti copre” ed era un aspetto che mi ha dato sempre molto fastidio perché non credo che il velo ti tolga la bellezza. Quando diventavo Sana non mi sentivo meno bella ma provavo una bellezza più adulta. Avevo movimenti diversi, perché non ero più Beatrice ma Sana, e cambiava il modo di muoversi. Avevo un legame molto forte con lei.

Non hai mai sofferto, dunque, il fatto di essere coperta dal velo?

Assolutamente no. Non ho mai sofferto questo aspetto, perché lei aveva uno stile pazzesco e, con il costumista, ci siamo divertiti a provare degli abiti, facendo turbanti, trovando gonne lunghe abbinate o riproducendo uno stile sportivo-hip hop e mi sono sentita molto fortunata perché ho avuto una grande possibilità di giocare con il mio aspetto e in una situazione quasi modaiola. È stato importante anche lavorare con i colori e con il trucco, con un eyeliner in stile kajal e i rossetti. È stato un lavoro molto interessante e l’ho vissuto soltanto in maniera positiva. Il fatto di essere coperta non rappresentava un limite ma un’opportunità per me.

Alla luce di un’interpretazione come quella di Sana, ti piacerebbe un personaggio in cui devi giocare di nuovo sul tuo aspetto?

Sarebbe un sogno. Se potessi, farei tanti personaggi lontanissimi da me, dal colore al taglio di capelli ai vestiti e il mio sogno è fare questo: variare, essere plastica e mettermi alla prova.

Se potessi rubare un ruolo a una tua collega quale sceglieresti?

Rubare un ruolo no, perché se sono personaggi che hanno funzionato è anche perché sono stati bravi gli attori o le attrici che li hanno interpretati e ormai li immagino cuciti su di loro. Rispondo però che mi piacerebbe interpretare personaggi particolari, anche estremi. Sono una persona molto curiosa e sarei elettrizzata all’idea di mettermi ancora alla prova.

A quali altre esperienze sei maggiormente legata?

Un’esperienza a cui sono legata è stata “Caos Calmo”, che ho fatto all’età di dieci anni. È stato il primo film a cui ho fatto parte, un progetto importantissimo e che è andato a Venezia e a Cannes e mi ha fatto capire che avrei voluto fare questo lavoro.

Avevi le idee chiare già a dieci anni?

Assolutamente sì. Perché mi piaceva tanto fare le recite, ma non lo avevo mai visto come un lavoro. Poi, per caso, ho fatto questo provino per “Caos Calmo”, sono stata scelta e ho scoperto cosa fosse un set cinematografico e il mondo del cinema e mi sono detta: “ok, mi sa che voglio fare questo da grande!”. Iniziare con Nanni Moretti, il regista Antonello Grimaldi, Valeria Golino, Kasia Smutniak e con quel cast stellare mi ha lasciato dei ricordi indelebili e mi ha schiarito le idee sin da bambina.

Cosa ricordi di quel set?

Ricordo tutto, i colori, i profumi, gli odori, le battute che ci siamo scambiati, com’ero vestita e pettinata e talmente mi hanno colpita e appassionata che mi sono rimaste ben impresse. Ero affascinata, innamorata e ultra-rispettosa al punto da sembrarmi un qualcosa di molto delicato. Ancora oggi la vivo così, nutro un rispetto così grande verso il cinema che ritengo fondamentale, mi considero molto precisa e anche un po’ puntigliosa perché voglio sempre proteggere questa magia che è il cinema.

Cosa significa per te recitare?

Significa vivere, ma non perché è il mio lavoro ma perché mi sento più viva quando recito piuttosto che quando mi trovo nella mia vita reale. Non so se sia un bene, ma che ci posso fare?! (ride ndr.)

Possiamo anticipare qualcosa riguardo i tuoi prossimi progetti?

Posso soltanto dire che in autunno mi vedrete anche in una serie tv.

Questo portale si intitola la voce dello schermo. Cosa significa per te ascoltare la voce dello schermo?

È un qualcosa di inaspettato e di potente, perché non tutti i progetti ti colpiscono allo stesso modo ma, quando ci riescono, ti abbandoni totalmente a loro e hanno una potenza devastante.

Di Francesco Sciortino

By lavocedelloschermo

Francesco Sciortino, giornalista pubblicista dal 2014, appassionato di serie tv, cinema e doppiaggio. In passato cofondatore della testata online “Ed è subito serial”.

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