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Mer. Apr 2nd, 2025

Intervista a Chiara Russo: “Recitare significa imparare a conoscersi” L’attrice, di recente nella terza stagione di “Mina Settembre” e ammirata in prodotti come “Il Cacciatore” e “Il paradiso delle signore”, si racconta su “La voce dello schermo”.

Mar 21, 2025
Foto di Andrea Ciccalè

Chiara Russo ci ha abituati a interpretazioni interessanti e degne di nota. Lanciata da giovanissima da John Turturro nel cortometraggio “Prove per una tragedia siciliana”, ha proseguito in prodotti di successo come “Il Cacciatore” e in particolare “Il Paradiso delle signore”, che le ha permesso di ottenere l’affetto della gente interpretando Maria Puglisi. Nei mesi scorsi l’abbiamo vista vestire i panni di Fiore nella terza stagione di “Mina Settembre”, ottenendo un grande riscontro e conquistando il pubblico di Rai 1. Abbiamo intervistato, su “La voce dello schermo”, proprio Chiara che si è raccontata parlandoci della recente esperienza al fianco di Serena Rossi e dell’interessante sfida che ha rappresentato per lei far parte di una serie tanto amata. Ma non è tutto, l’attrice ha ripercorso anche i momenti più importanti della propria carriera e ci ha confidato la propria passione per il canto, che vorrebbe conciliare con la recitazione. Questo e tanto altro nella nostra intervista a Chiara Russo. A voi…

Foto di Andrea Ciccalè

Salve Chiara, benvenuta su “La voce dello schermo”. Ultimamente ti abbiamo visto interpretare Fiore nella terza stagione di “Mina Settembre”. Puoi farci un bilancio di questa esperienza?

Salve a tutti, grazie. Il bilancio è sicuramente positivo, vivere questo progetto è stato bellissimo e incredibile sotto tanti punti di vista. In primis, mi ha permesso di lavorare in un posto che amo e che ho amato sempre di più: Napoli. Prima delle riprese, ero stata in questa meravigliosa città soltanto per qualche giorno. Invece, grazie a “Mina Settembre”, ho potuto viverla di più. Oltre a questo, ho lavorato con persone con le quali mi sono trovata benissimo, ho scoperto dei nuovi legami umani con i colleghi ed è stato facile e magico lavorare con loro durante le riprese. È un progetto che è andato bene e sono molto contenta.

Quali aspetti ti hanno conquistato di Fiore?

Mi è piaciuto raccontare la freschezza e la leggerezza del suo carattere, accompagnate da una parte di sé più seria e che rimanda a una fase difficile della sua vita. Mi ha divertito il modo che aveva di essere goffa e di gestire le situazioni sentimentali e lavorative. Nonostante abbia questo lato, non è un aspetto totalizzante ed è anche una donna che soffre perché è confusa da tanti punti di vista. Leggendo la sceneggiatura non vedevo l’ora di mettermi alla prova durante le riprese e, in seguito, mi ha fatto sorridere girare tante scene divertenti con Serena (Rossi ndr) e con Erasmo (Genzini ndr).

Com’è stata l’accoglienza?

Inizialmente ero un po’ intimorita dal dover entrare all’interno di un meccanismo ormai collaudato e in una serie così amata. Temevo di non riuscire a inserirmi adeguatamente. Invece, devo dire che, nonostante sia una persona molto critica su me stessa, è accaduto tutto in maniera molto naturale, omogenea e semplice. L’accoglienza è stata molto bella, dalla città alla troupe, dalla regista Tiziana Aristarco a Serena, che reputo un’attrice e una persona molto generosa e si percepiva la sua volontà di creare un bell’ambiente. Con lei si lavora molto bene.

Foto di Anna Camerlingo

Riguardo la tua presenza in un’ipotetica quarta stagione, secondo te, c’è qualche possibilità di rivederti ancora nella serie?

Finché c’è la volontà di portare avanti il progetto e di creare nuovi sviluppi al mio personaggio si può inventare di tutto. Nel mio caso, non so ancora se ci saranno novità che riguardano Fiore, anche se mi farebbe molto piacere continuare a interpretarla e aspetto di saperne di più.

Un’attrice deve conciliare la parte da recitare con quella espressiva, accompagnando le battute ai movimenti del viso e del corpo. Come si riesce a gestire questi due lati dell’interpretazione?

Faccio affidamento sulla tecnica e sulla pancia. È stato importante trovare sempre colleghi con cui lavorare bene. La differenza la fanno degli attori che vogliono portare avanti la scena nel migliore dei modi e che vogliono realizzare in quel momento qualcosa di vero. La tecnica aiuta, ma creare e sentire delle cose autentiche ti permette di stare dentro quella bolla che poi si restituisce al pubblico.

Tornando indietro alle precedenti esperienze della tua carriera, quali sono quelle che reputi più importanti?

Ricordo con il sorriso il cortometraggio che ho girato a Palermo con John Turturro quando avevo quattordici anni. È stata un’esperienza molto bella, particolare e impegnativa. Non posso non nominare “Il paradiso delle signore”, che è stata una tappa lavorativa e umana molto importante. Essendo durata parecchi anni, mi ha dato la possibilità di creare dei legami molto forti e mi ha fatto crescere sotto tanti punti di vista. Ho attraversato tappe della mia vita personali che collego a questa serie, sul set abbiamo legato tanto tra di noi e continuiamo a sentirci. Giravamo ogni giorno per diversi mesi e le scene erano davvero tante. Era una prova di memoria e di resistenza fisica. È un prodotto che racconta gli anni ’60 e richiede costumi specifici e pettinature particolari. Avendo una capigliatura riccia, dovevo essere lì due ore prima perché la mia acconciatura richiedeva più tempo. Nei periodi in cui giravamo, mi svegliavo felice ma, ovviamente, dopo diverso tempo i ritmi lunghi cominciavano a farsi sentire.

Ti sei avvicinata da giovanissima alla recitazione, come sei arrivata al tuo primo ruolo?

Mi sono avvicinata a questo mondo attraverso le recite, non vedevo l’ora che arrivasse quel momento e amavo tantissimo farle. Interpretavo i ruoli che altri bambini non volevano fare perché si imbarazzavano. Recitare mi divertiva tantissimo sin da bambina. Ho coltivato questa passione negli anni, conciliandola con la scuola e studiando, fino a cominciare a fare provini che mi hanno portato al cortometraggio di Turturro.

Come hai spiegato a chi ti stava attorno che volevi che la recitazione diventasse il tuo lavoro?

È stato tutto abbastanza naturale perché mi ha accompagnato praticamente per tutta la mia vita e chiunque mi conoscesse sapeva che era ciò che volevo fare. I miei mi hanno sempre lasciato libera di fare ciò che volevo e che mi rendeva felice. Mi hanno sempre incoraggiato e lo fanno tuttora. Fare l’attrice è un mestiere difficile perché non ti garantisce mai una continuità e devi anche fare i conti con dei momenti di stallo e di pausa che non sono facilissimi da affrontare, perché possono durare pochi mesi o anni. È un lavoro sempre in attesa ma, nonostante questo, mi hanno sempre sostenuto.

Foto di Anna Camerlingo

Un’altra serie molto importante di cui hai fatto parte è stata “Il Cacciatore”. Che ricordi hai di questa esperienza?

È stato bellissimo poter girare tra Palermo, casa mia, e Roma, che ha rappresentato una delle mie prime trasferte. Ero super contenta ed elettrizzata. Interpretavo Aurora, la figlia di Carlo Mazza, interpretato da Francesco Foti. Mi sono trovata benissimo sia con Francesco che con Rosalba Battaglia, l’attrice che vestiva i panni di mia mamma. È stata un’esperienza fondamentale accompagnata da dei plus che l’hanno resa più bella. Il progetto è stato molto interessante, con un cast formidabile, ben diretto e con una bella fotografia. È stata una sfida stimolante che ricordo sempre con affetto.

Come ti piacerebbe metterti alla prova in futuro? Ti piacerebbe trasformarti?

Assolutamente sì, mi piacerebbe attraversare una trasformazione estrema, anche fisica, all’interno di un mio personaggio oppure sarebbe affascinante mettermi alla prova con il canto, avendolo studiato in passato mi darebbe l’opportunità di riprendere questa mia passione, accompagnandola alla recitazione.

Cosa significa recitare per te?

Significa tornare a casa. Quando non recito mi manca e quando sono sul set mi sento a mio agio e mi sveglio con un obiettivo che mi rende felice. Inoltre, recitare significa conoscersi ed è, da una parte, pericoloso e, dall’altra, stupendo perché, se riesci in questa missione, impari a gestire le tue emozioni e a capire i rapporti che crei. La recitazione è terapeutica.

Chi è Chiara, secondo te?

È una persona che vuole imparare a conoscersi e ancora in ricerca. Più vado avanti e più mi rendo conto di voler cercare una centralità che mi aiuti ad affrontare tutti gli aspetti della mia vita, anche se mi ritengo soddisfatta degli obiettivi raggiunti finora.

Se fossi una giornalista che domanda faresti a Chiara?

Le chiederei se ha dei dubbi e come li affronta. Risponderei di sì, ma fa parte della vita quotidiana e significa che sto vivendo. Mi confronto con loro cercando di recuperare cosa mi rende felice e i ganci che mi tengono attaccata a terra e al quotidiano, come l’amore per la mia famiglia e per il mio lavoro.

Questo portale si intitola “La voce dello schermo”. Cosa significa per te ascoltare la voce dello schermo?

È fondamentale per la mia vita perché è uno di quei ganci di cui parlavo prima, che mi tiene e fa muovere tutto quello che ho dentro. È quella voce rassicurante in cui mi vado a rifugiare quando ricerco qualcosa.

Di Francesco Sciortino

By lavocedelloschermo

Francesco Sciortino, giornalista pubblicista dal 2014, appassionato di serie tv, cinema e doppiaggio. In passato cofondatore della testata online “Ed è subito serial”.

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