Lunedì 16 maggio andrà in onda su Rai1 “A muso duro”, film tv dedicato alla nascita delle paralimpiadi e al contributo che il medico Antonio Maglio ha dato durante la prima edizione del 1960 a Roma. A interpretare il medico italiano c’è Flavio Insinna, mentre a vestire i panni di quella che poi sarebbe diventata la moglie, Maria Stella Calà, è l’attrice Claudia Vismara. È stata proprio Claudia a presentarci il film che vedremo giorno 16. L’attrice ci ha parlato di Stella e del ruolo importante che ha saputo svolgere al fianco del marito affinché le persone con disabilità potessero condurre una vita migliore rispetto a quella condotta prima degli anni ’60. Una donna forte e in controtendenza con i tempi che correvano. Ma non è tutto. L’attrice ci ha parlato anche del momento magico dal punto di vista lavorativo che sta vivendo, da “Tapirulàn”, opera prima di Claudia Gerini e nelle sale cinematografiche in questi giorni, alla terza stagione della serie olandese “Klem”, progetti in cui ha recitato e che hanno dimostrato ancora una volta il suo talento. E poteva infine Claudia non soffermarsi sulle amatissime “Nero a metà” e “Rocco Schiavone”? Ovviamente no e proprio su Schiavone ha importanti rivelazioni a riguardo. A voi…
Salve Claudia. Bentornata su “La voce dello schermo”. Il 16 maggio ti vedremo in “A muso duro”, al fianco di Flavio Insinna. Tu interpreti Stella, vicina di casa del personaggio interpretato da Flavio. Puoi presentarci il film e il tuo ruolo?
Salve a tutti. Bentrovati. “A muso duro” è una storia molto toccante e commovente perché tratta il tema della disabilità e della nascita delle paralimpiadi. È un orgoglio raccontare questa storia incredibile ma poco conosciuta. Il personaggio di Stella è la vicina di casa di Antonio Maglio. I due si conoscono a malapena fino a quando, per una casualità, salgono in macchina assieme e assistono a un incidente di un ragazzo che rimane paralizzato, lasciando Stella molto scossa per l’accaduto. Le condizioni di vita dei paraplegici nel ’57 erano tremende, venivano infatti lasciati spegnersi imbottiti di morfina e incapaci di fare qualsiasi cosa. Maglio racconta questo aspetto a Stella, che cerca di comprendere il motivo per cui non esista una struttura riabilitativa per questi ragazzi. Piano piano si fa contagiare da Stella per cercare di rivoluzionare la struttura della società rispetto alla disabilità e ridare una vita a dei ragazzi che sembravano non avere più prospettive. I due si innamoreranno e, come ogni storia d’amore che si rispetti, l’amore vince sempre.
Da attrice quali corde ti ha permesso di toccare questa interpretazione?
Sicuramente Stella è una donna molto forte, tenace e con una grande voglia di vivere. Queste sono tante corde che per fortuna mi appartengono. È un personaggio diretto, anche più di quanto lo sia Claudia nella sua vita personale. È una donna indipendente e in controtendenza rispetto all’immagine della donna di quegli anni. Mi sono appellata a quella parte di me più sicura e più forte, tralasciando quella più fragile e insicura che solitamente mi porto sempre a fianco.
Questo mese ti stiamo vedendo anche in “Tapirulàn”, opera prima di Claudia Gerini. Cosa puoi dirci riguardo questo progetto?
È molto diverso per epoca e contenuti. È unico nel suo genere ed è frutto delle atmosfere claustrofobiche che abbiamo vissuto durante il lockdown. Racconta di una donna che vive praticamente rinchiusa in questa casa e corre su un tapirulan mentre fa consulenze. Tutti i personaggi, i suoi pazienti, si interfacciano con lei attraverso uno schermo. Interpreto Chiara, la sorella che proviene dal passato di Emma e bussa alla sua porta dopo ventisei anni. Chiara cerca in tutti i modi di capire perché la sorella se ne sia andata e le che il padre è molto malato. È un film molto interessante perché è veramente claustrofobico, tutto girato all’interno di una stanza e con una tecnologia presente all’interno di tutto il film: ci sono degli assistenti digitali che accompagnano la protagonista in quello che deve mangiare, quanto deve correre. Vi è la percezione di una tecnologia che rende le persone più distanti le une dalle altre. Chiara svolge un ruolo importante per uscire dalla “prigione” in cui Emma è costretta a vivere e farà da tramite per farle affrontare il proprio passato.
Questi due progetti ti hanno catapultata ancora una volta all’interno del genere drammatico. Cosa significa per te affontare ruoli di questo tipo?
Non è una novità per me, sono corde che conosco e che tocco molto spesso. Mi piacerebbe anche esplorare altri generi. Ad esempio ho finito da poco le riprese della terza stagione della serie olandese “Klem” ed è stato un progetto molto diverso, stimolante e molto divertente. Parla di una donna a cui viene sottratta una fetta importante della sua eredità e finisce per minacciare chi gliel’ha sottratta, che sono proprio i protagonisti della serie. Troviamo i due protagonisti e il mio personaggio che si ritrovano a minacciarsi attraverso tanti colpi di scena. È stato molto divertente interpretare un ruolo così diverso come quello dell’antagonista.
Che tipo di personaggio vorresti interpretare?
Mi piacerebbe interpretare un personaggio meno forte e toccare corde molto diverse, mi piacerebbe un personaggio più fragile, fuori controllo, irascibile, pazzo o strano. Vorrei scardinare questa immagine della Claudia dura ma sempre molto sotto controllo e con una grande tenacia.
Parliamo di un altro prodotto di successo in cui ti stiamo vedendo durante queste settimane: “Nero a Metà”. Cosa hai amato invece di Monica?
Monica è un personaggio molto più empatico rispetto agli altri ed è stato molto interessante poterla interpretare. Ho sempre avuto un legame particolare con la psicologia. Se non avessi fatto l’attrice probabilmente avrei fatto o la psicoterapeuta o la criminologa. Ho cercato di attingere da questo. Durante questa stagione lei e Malik entrano nel vivo della loro relazione e comincia anche la parte più conflittuale. È stato interessante vivere questa evoluzione rispetto alla scorsa stagione perché si vede un po’ di più la sua parte verace ed è parte del triangolo con Alba. Ci sono delle tematiche molto belle e forti che sono state molto interessanti da affrontare.
Andiamo a un altro progetto a cui teniamo particolarmente: “Rocco Schiavone”. Che novità puoi darci di Caterina? L’abbiamo vista un po’ assente durante le ultime stagioni. Tornerà?
“Rocco Schiavone” è un progetto a cui tengo tantissimo e a cui sono tanto affezionata. Da come saprete dai libri, nelle prossima stagione, che stiamo girando, Caterina torna portando una rivelazione che sconvolgerà Rocco, anche se viene un po’ lasciato tutto in sospeso e se ne riparlerà durante la sesta stagione. Dalla sesta tornerà ad Aosta e sarà più presente nella vita di Rocco.
Caterina è un personaggio molto complesso, tormentato e ricco di sorprese…
Assolutamente sì, ha una bella duplicità. Il fatto che lei fosse una talpa è stato un colpo di scena grandissimo anche per me. In realtà lo sapevo sin dalla prima stagione, ma dovevo assolutamente non fare percepire nulla a riguardo. Fa parte della squadra ma nascondeva a tutti la sua duplicità. È stato importante raccontare questo conflitto interiore perché le era stato ordinato di spiare Rocco ma allo stesso tempo si era innamorata di lui. Con le nuove storie vengono fuori altre sfumature del proprio passato e che la riguardano. Ho studiato molto su Caterina, sul suo passato, sul suo rapporto con il padre e volevo ricreare un’autenticità alle ferite che porta dentro. È un personaggio molto intrigante e non vedo l’ora di raccontarvi le nuove vicende che affronterà. I nuovi episodi dovrebbero andare in onda in autunno.
Di Francesco Sciortino