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Intervista al regista Davide Marengo: “Il pubblico è pronto per prodotti come Brennero” Marengo, che divide la regia con Giuseppe Bonito nella serie che sta conquistando il pubblico di Rai 1, si racconta su “La voce dello schermo”.

Ott 7, 2024
Foto di Francesca Ocello

Davide Marengo è uno dei registi più interessanti del panorama italiano e “Brennero”, da lui diretta assieme a Giuseppe Bonito, sta sorprendendo sempre di più il pubblico di Rai 1 per la sua qualità, diversità e per la capacità di osare. La serie prodotta da Cross Productions con protagonisti Elena Radonicich e Matteo Martari, rispettivamente nei panni della PM Eva Kofler e dell’ispettore Paolo Costa, si avvia verso i due episodi conclusivi.
Abbiamo intervistato su “La voce dello schermo”, prima del gran finale, proprio Davide Marengo si è raccontato parlando di cosa abbia cercato di mettere in mostra nella serie del momento, ha aperto a un’ipotetica seconda stagione e ha confidato di quanto ami spaziare da un genere all’altro, come abbiamo visto in prodotti molto differenti come “Un’estate fa”, “Vanina – Un vicequestore a Catania” e “Il Cacciatore”, lavori che lo rendono un regista con uno stile imprevedibile e che avvicina l’Italia alla serialità internazionale. A voi…

Salve Davide, benvenuto su “La voce dello schermo”. Partiamo da “Brennero”, che sta convincendo tutti, a partire dallo stile. Tra gli aggettivi attribuiti ci sono “elegante”e “raffinata”, pensi che la serie si identifichi in questi modi di descriverla?

Salve a tutti, grazie. Sicuramente mi riconosco, è un po’ uno stile che abbiamo cercato e l’idea era quella di raccontare con eleganza un luogo e un’ambientazione così fascinosa come quella del Brennero e del Trentino Alto Adige per cui, insieme a Giuseppe Bonito, regista con cui ho condiviso la regia, abbiamo intrapreso questa strada.

Come mai questa particolarità nell’ambientazione, nei colori e nella tematica?

Perché il genere della serie è un noir-thriller ed è ambientato in una situazione montanara. È presente un po’ uno stile nordico e scandinavo al quale ci siamo ispirati e di conseguenza è venuto un po’ automatico seguire questa scia.

Riesci a passare a prodotti molto differenti come “Il Cacciatore”, “Vanina – un vicequestore a Catania”, la terza stagione di “Boris”, “Un’estate fa”, “Brennero”. A volte sembrano prodotti di registi differenti. Come si riesce a spaziare così tanto stilisticamente?

Cambiare radicalmente da un progetto all’altro è un aspetto che mi caratterizza e mi affascina. Un po’ come fanno gli attori nel momento in cui cambiano personaggio e gli viene detto: “Non sembravi tu”, a me piace molto non essere riconoscibile, ma cercare nuove vie, nuovi stili ed esplorare nuove ambientazioni. Per me cambiare è uno stimolo importante.

Hai accennato al non essere riconoscibile. Tuttavia, ogni regista ha il proprio marchio di fabbrica e la sua “Z” di Zorro. Quali pensi siano i tuoi tratti distintivi?

Sicuramente tendo ad amare la coesistenza di generi e a cercare un po’ di ironia dove non sempre è prevista.

Spesso hai dovuto dividere la regia con altri registi, in “Brennero” è capitato con Giuseppe Bonito. Come riescono a conciliarsi due regie?

In questo caso, con Giuseppe siamo molto amici, abbiamo collaborato per tanto tempo, è stato il mio aiuto regista per dodici anni ed eravamo molto affini, è un regista che ha realizzato film per il cinema molto eleganti e abbiamo cercato di trovare un punto di unione che è venuto molto naturale. È una forma di collaborazione anche quella e, quando c’è intesa, si riesce a lavorare molto bene insieme.

“Brennero” è una serie inusuale per Rai 1, significa qualcosa la scelta della rete di puntare su un prodotto del genere?

Un po’ come quando venne realizzato “Il Cacciatore”, con Cross Productions riusciamo sempre a trovare lo stimolo in progetti che per noi stessi siano innovativi sia dal punto di vista dei registi sia del produttore. La Rai ci ha stimolati a cercare un’originalità che ai tempi abbiamo trovato ne “Il Cacciatore” e, in questo caso, su Rai 1.  Credo che il pubblico sia pronto e preparato più di quanto gli altri pensino a visioni internazionali e nuove e c’è stata la complicità di tutti per andare verso questa direzione.

A volte un regista si affida ad attori che già conosce. Troviamo ad esempio Paolo Briguglia ne “Il Cacciatore” e in “Brennero”, Danilo Arena ne “Il Cacciatore” e in “Vanina – Un vicequestore a Catania”. Ci sono degli attori che ritieni tuoi fedelissimi? Cosa pensi possano aggiungere ai tuoi progetti?

Sì, ci sono loro, Guido Caprino, Francesco Foti e tanti attori con i quali è un piacere lavorare e quando capita l’occasione di collaborare nuovamente con loro la sfrutto. Se mi trovo bene non ho motivo di cambiare.

Se fossi un giornalista, quale domanda faresti a Davide?

Difficile rispondere, mi domanderei: “Come riusciresti a rispondere a una domanda del genere?”.

Credi che “Brennero” sia progettata soltanto per una stagione o pensi ci siano margini per nuovi episodi?

Sicuramente è una serie che, se funziona, si presta a un seguito. Tuttavia, al momento non ho nessuna novità su questo. Aspettiamo la messa in onda di tutte le puntate ed è chiaro che, se c’è un pubblico che chiede una seconda stagione, nessuno rimarrà indifferente a questa richiesta.

C’è qualche progetto sul quale stai lavorando che puoi accennare?

Al momento sto girando una serie di Sky che si intitola “Rosa Elettrica” ed è un crime-comedy divertente da realizzare.

Questo portale si intitola “La voce dello schermo”. Cosa significa per te ascoltare la voce dello schermo?

Sicuramente ciò che mi evoca il cinema, con cui sono cresciuto e di cui sono appassionato.

Di Francesco Sciortino

By lavocedelloschermo

Francesco Sciortino, giornalista pubblicista dal 2014, appassionato di serie tv, cinema e doppiaggio. In passato cofondatore della testata online “Ed è subito serial”.

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