Davide Vigore è uno dei giovani registi più promettenti d’Italia. Gli ultimi due suoi cortometraggi sono stati un vero e proprio successo. “La Viaggiatrice”, infatti, è arrivato fino al Festival di Venezia, mentre “La bellezza imperfetta” ha ottenuto diversi riconoscimenti in giro per l’Italia. Nonostante ciò, il regista ennese non dimentica le sue origini sicule e continua il suo impegno in “CineKore – incontri d’autore”, provando ad avvicinare gli studenti al grande cinema. La voce dello schermo ha intervistato Vigore che ha parlato de “La bellezza imperfetta”, corto che attinge ai grandi capolavori di Sorrentino, Antonioni, Bertolucci e Fellini, e ha presentato l’ultimo appuntamento di quest’anno con “Cinekore”, che si terrà nella città di Enna e che avrà come protagonista un’icona del cinema mondiale: Monica Bellucci…
Salve Davide, bentornato su “La voce dello schermo”. Dopo il successo de “La viaggiatrice”, arriva “La bellezza imperfetta”. Puoi farci un bilancio di quest’avventura?
Salve a tutti, grazie. L’idea è nata un po’ per caso. Stavo lavorando come assistente per Paolo Sorrentino in “Loro”, era una storia che volevo raccontare da tempo ed è stato un processo naturale. Ho iniziato a scrivere il soggetto, la sceneggiatura e così via… Avendo vissuto un periodo a Roma e lontano da Palermo non sono riuscito a realizzarlo prima. La città di Palermo, ne “La bellezza imperfetta”, diventa protagonista assieme ai personaggi di Girolamo e Victoria. Ha delle tematiche comuni a “La viaggiatrice”, ma mentre quest’ultimo era un racconto più intimo, che si svolgeva all’interno di una casa e con pochi soggetti, “La bellezza imperfetta” è un’operazione opposta, girata all’esterno, di notte, in tutta Palermo. Come lavorazione e impatto visivo è molto diverso dal mio film precedente e abbiamo fatto un lavoro notevole sulla scenografia.
Nel corto hai raccontato la parte notturna di Palermo e la ricerca dell’imprevisto. Come mai questi aspetti?
Il film racconta un mio punto di vista e soltanto una piccola parte che ho conosciuto di Palermo. Quella parte notturna, dark, con dei personaggi che escono soltanto la notte a Palermo e che frequentano certi quartieri. Ho voluto girare anche in luoghi meravigliosi come la Palazzina Cinese e raccontare le feste in Piazza Garraffaello. Quando sono stato studente al centro sperimentale di Palermo ho frequentato questi luoghi e li ho apprezzati particolarmente. Ho deciso di raccontare qualcosa di diverso rispetto alle solite tematiche che riguardano la Sicilia. L’imprevisto invece è sempre un argomento che mi riguarda e che ritrovo nella mia vita. Penso che l’unico modo per vivere sia accettare l’imprevisto. Infatti, il sottotitolo del film è “vivere vuol dire rischiare”, l’imprevisto porta a rischiare ma allo stesso tempo a essere vivi.
Hai affidato la fotografia a un maestro: Daniele Ciprì… raccontaci del vostro rapporto…
Daniele è ormai un amico. È il nostro secondo corto che giriamo assieme. Aveva apprezzato “Fuorigioco”, un documentario che ho realizzato ai tempi del centro sperimentale e da lì siamo diventati amici e ha curato la fotografia de “La viaggiatrice”. Ora è parte integrante della mia troupe. Lo scelgo perché è un grande maestro e lavorando con lui si impara sempre. Da regista io ho una mia visione e lui rispetta e asseconda il mio gusto, è a servizio del film nonostante andiamo d’accordo su tanti aspetti. Penso che sia il più grande direttore della fotografia che abbiamo in Italia e riesce a tradurre in luce i miei soggetti. È uno dei pochi registi che capisce l’atmosfera e la suggestione. Per un regista avere una persona capace di realizzare ciò è un grande vantaggio.
Ne “La bellezza imperfetta” sembrano esserci tanti richiami a “La grande bellezza” di Sorrentino e sembra molto “sorrentiniana”, è un’impressione o hai preso spunto dall’esperienza al suo fianco?
Pur essendo felice di un accostamento, ovviamente non posso essere paragonato a Sorrentino. Il film attinge da certi registi e da certi film che mi sono piaciuti e tra cui ci sono anche quelli di Sorrentino. Ma c’è tanto anche de “La notte” di Antonioni, de “Le notti di Cabiria” di Fellini, di “Io ballo da sola” di Bertolucci. Quando si scrive spesso si tende inconsapevolmente a riproporre ciò che si ha amato. Sicuramente è facile accostarlo a “La grande bellezza” sia perché ha in comune la parola “bellezza” nel titolo sia perché quando c’è un uomo di una certa età che balla in una festa il richiamo al capolavoro di Sorrentino è forte. Penso che l’unica vicinanza a “La grande bellezza” riguardi il tipo di scrittura, cioè si tratta di film incentrati su un personaggio al centro della narrazione e diventa il Virgilio di un mondo. Tuttavia Paolo è un grande regista e il suo film è un grande capolavoro. Non può esistere nessun paragone.
Lo scorso anno ci hai detto che avresti aspettato un po’ prima di realizzare un tuo lungometraggio. Ti senti pronto o non è ancora il momento?
Con “La bellezza imperfetta” ho acquisito grande consapevolezza e voglia di realizzare un lungometraggio. Prima di questo film avevo un po’ di timore perché l’esordio è sempre molto importante, anche perché ci vuole un impianto produttivo e distributivo notevole. Tuttavia mi è dispiaciuto che il mio ultimo corto sia durato poco, perché avevo ancora tanta voglia di raccontare e questo è stato uno degli aspetti che mi sta spingendo alla realizzazione di un lungometraggio. “La bellezza imperfetta” ha vinto alcuni festival, tra cui il premio della Leone Film Group. Di recente ho scritto un soggetto, la Leone Film Group si è interessata e se trovassimo un impianto produttivo adeguato stavolta non mi tirerei indietro. Mi sento pronto per un lungometraggio.
Quest’anno con Cinekore avete esagerato in senso positivo, riuscendo a portare addirittura Monica Bellucci. Presentaci quello che vedremo venerdì…
È da diversi anni che organizzo CineKore nella mia città per avvicinare gli studenti al mondo cinematografico. Ho coinvolto l’università, che penso debba essere un centro culturale permanente e si debba occupare di formare gli studenti. Le attività culturali devono invece formare gli uomini. Ogni anno riusciamo sempre più ad alzare l’asticella riguardo il cinema a Enna, che è un luogo un po’ scomodo dal punto di vista geografico, e concludere con Monica Bellucci è paragonabile a un sogno. Per tutti Monica Bellucci è vista come una musa, un extraterrestre e un qualcosa di inarrivabile. Sembrava impossibile poterla conoscere e aver l’occasione di dialogare con lei.
Come hai convinto Monica?
Le ho semplicemente proposto questo format, “CineKore incontri d’autore”, lei ha mostrato entusiasmo all’iniziativa e con mia grande sorpresa ha accettato. Sono molto emozionato perché è un’icona del cinema mondiale.
Come sarà strutturato l’incontro?
Presiederemo la mattina una masterclass all’università Kore di Enna e ci sarà per gli studenti l’occasione di poter dialogare con lei. Passeremo una giornata a Enna, le mostrerò la città, proseguiremo con un appuntamento radiofonico all’hotel 64Rooms e concluderemo la serata al pub Alkenisa.
Di Francesco Sciortino