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Intervista a Ernesto D’Argenio: “Vi svelo il segreto del successo di Rocco Schiavone” L'attore milanese racconta, su La voce dello schermo, l'evoluzione del personaggio di Italo e parla degli aspetti che rendono unica la serie con Marco Giallini protagonista.

Mar 17, 2021

Mercoledì 17 e il 24 marzo andranno in onda, su Rai Due, due nuove puntate di “Rocco Schiavone”, giunto alla sua quarta stagione. La serie, diretta da Simone Spada e prodotta da Cross Productions e da Rai Fiction, è diventata ormai un cult della nostra televisione ed è difficile trovargli un punto debole. Negli anni “Rocco Schiavone”, interpretato egregiamente da Marco Giallini, ha infatti mostrato una qualità disarmante e una minuziosa cura dei dettagli. Ma uno degli aspetti che rende unica e particolare la serie è il fatto che troviamo personaggi ben costruiti, merito anche della scrittura di Antonio Manzini, che è riuscito ad affiancare alla figura del vice questore personaggi interessanti e in continua evoluzione. Uno di questi è senza dubbio Italo Pierron, interpretato da Ernesto D’Argenio, e che ha mostrato e continua a mostrare una grande crescita. Con grande piacere, su “La voce dello schermo” abbiamo intervistato proprio Ernesto, che ci ha anticipato che Italo vedremo nei nuovi episodi, ci ha parlato del suo rapporto con Marco Giallini e ci ha svelato il segreto del successo di “Rocco Schiavone”. A voi…

Salve Ernesto, benvenuto su “La voce dello schermo”. Da mercoledì 17 vedremo 2 nuovi episodi di “Rocco Schiavone”. Puoi anticiparci qualcosa?

Salve a tutti. La prima puntata concluderà l’indagine aperta durante l’ultimo episodio della terza stagione e chiuderà il cerchio dell’omicidio Favre riguardante il casinò. Ma, come spesso accade in “Rocco Schiavone”, c’è sempre una forza più grande che incombe sulla vita del protagonista e di conseguenza si riversa sulle persone che gli stanno attorno, tra cui Italo.

Abbiamo visto un Italo in evoluzione durante le stagioni. Che Italo vedremo in questi due episodi?

È un Italo in continua evoluzione, come una sorta di vulcano, c’è tanto movimento sotterraneo sotto di lui. Si esprime spesso poco ma attua dei movimenti abbastanza drastici, da stagione a stagione. Nei primi episodi della serie era un po’ ingenuo ma con un’astuzia e curiosità che Schiavone ha subito individuato. Rocco, nonostante le moltissime differenze, si riflette in parte in lui e c’è un qualcosa che li accomuna. Vedendo il cambiamento di Italo e come i fantasmi di Schiavone siano diventati anche i suoi possiamo dire che il mio personaggio subisce un’evoluzione abbastanza importante.

*Foto da Instagram

Qual è l’aspetto di Italo che ti piace di più?

Penso che la cosa più bella del mio personaggio sia il fatto che non so mai dove andrà, ma lo scopro di volta in volta, stagione dopo stagione.

Quali sono secondo te i punti di forza della serie?

Sicuramente l’ambientazione abbastanza inedita, che presenta un luogo non molto esplorato da cinema e televisione. La Valle D’Aosta mostra due facce: una bellezza prorompente ma anche una parte cupa abbastanza affilata e questo aspetto si riflette sia nel protagonista che nel mio personaggio. Un altro segreto del successo di questa serie è la poesia e il romanticismo un po’ decadente, ovviamente nel senso più nobile del termine, del personaggio di Rocco, grazie alla scrittura di Antonio Manzini. Rocco è una persona perfettamente consapevole delle strutture della vita e delle ingiustizie che vengono perpetuate ovunque. Lui stesso è vittima di un’ingiustizia, pur avendo fatto una cosa giusta, dal momento che è stato allontanato perché ha picchiato un figlio di un magistrato che stuprava delle ragazze. È consapevole delle ingiustizie ma, in qualche modo, ha deciso di combatterle dalla porta di servizio, dal suo piccolo, non cercando di condurre grandi battaglie e rinunciando alla grande sfida di poter cambiare il mondo. Rocco ha uno sguardo cinico che, in diversa misura, riguarda noi tutti. Questa sua filosofia romantica, decadente ma terribilmente vera credo sia un forte elemento di fascino della serie.

Italo mostra una profonda ammirazione verso Rocco, tipica del rapporto allievo-maestro. Come vivi tu il rapporto Ernesto – Marco? Ci sono delle analogie con Italo e Rocco?

Credo ci siano diverse analogie. Marco è una figura molto carismatica. Nell’ambiente dello spettacolo, del cinema e della televisione è una delle più prominenti. Affiancarlo è stato un onore e una grande responsabilità. Conoscerlo è stato un piacere e mi nutro del nostro rapporto. In alcune scene con i nostri personaggi protagonisti cerco di riprodurlo, ma a volte è più affine a quello richiesto dalla scena e a volte meno, come quando i due personaggi presentano dei conflitti, perché Marco è una persona molto simpatica, divertente e fa molto ridere. Ad esempio, in questa stagione, sono presenti tratti un po’ cupi del mio personaggio, quindi è un po’ più difficile riprodurre caratteristiche del nostro reale rapporto e devo esplorare altre direzioni.

Una serie come “Il Commissario Montalbano” è stato punto di forza della RAI per tantissimi anni. Ti immagini o auguri che “Rocco Schiavone” sia un prodotto così longevo o vedi vicina una sua conclusione?

Quando avevo diciannove anni, e lavoravo come bartender al centro di Londra, un uomo più grande di me, guardando una vetrata, mi disse, senza motivo: “Sai, nella vita bisogna lasciare la festa nel momento più alto della serata” e credo che in poche parole descriva la voglia di lasciare un bel ricordo e credo che questa frase valga un po’ anche nella vita. Non so quanto durerà questa bellezza, magari per altre cinque stagioni, magari una. Ma penso che sia un prodotto così bello che portarlo all’esasperazione potrebbe un po’ rovinarlo. Dall’altra parte non credo ci sia questo rischio perché ci sono sempre meno puntate per ogni nuova stagione, quindi ogni puntata di “Rocco Schiavone” è quasi un evento eccezionale.

Quindi non è ancora vicina la fine di “Rocco Schiavone”? Possiamo stare tranquilli?

Penso di sì, potete stare tranquilli. Penso che ancora ce ne vorrà prima di vedere la serie concludersi.

Ci sono aneddoti particolari che vorresti condividere con i nostri lettori?

Sicuramente ci sono tanti momenti di divertimento. Una volta ad esempio io e Marco, uno dei primi giorni di set, siamo caduti sulla pista da sci abbracciandoci in maniera goffa. Poi ci sono tanti momenti, mentre non stiamo girando, in cui Marco ci racconta qualcosa di divertente e dei suoi cavalli di battaglia che ci strappano tanti sorrisi. Sul set, invece, tendo un po’ ad estraniarmi per concentrarmi sulla scena. Mi godo maggiormente i momenti di pausa.

Questo portale si chiama “La voce dello schermo”. Cosa significa per te ascoltare la voce dello schermo?

Non è una domanda semplicissima. Da una parte lo schermo mi fa venire in mente qualcosa che separa, nonostante ti permetta di spiare all’interno. Dall’altra la voce è un qualcosa di intimo, che descrive lo scambio tra due persone anche se non si possono né vedere né toccare. La voce dello schermo è un bel contrasto.

Di Francesco Sciortino

By lavocedelloschermo

Francesco Sciortino, giornalista pubblicista dal 2014, appassionato di serie tv, cinema e doppiaggio. In passato cofondatore della testata online “Ed è subito serial”.

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