Abbiamo intervistato, su “La voce dello schermo”, Giordana Faggiano attrice attualmente impegnata della tournée teatrale di “Sei Personaggi in cerca d’autore” che farà tappa, dal 19 al 30 marzo, al Teatro Argentina di Roma. Giordana ha parlato di cosa abbia significato interpretare La Figliastra nello spettacolo riadattato da Valerio Binasco, personaggio pirandelliano a lei molto caro dal momento che aveva già vestito i suoi panni nel film di Roberto Andò “La Stranezza”, e ci ha confidato gli aspetti che ama di questa tournée e del teatro in generale. Infine, l’attrice ricordato l’esperienza nella serie di Amazon Prime Video “Citadel: Diana”, al fianco di Matilda De Angelis, in cui ha interpretato Sara, e ci ha regalato altre curiosità che la riguardano. A voi..

Salve Giordana, benvenuta su “La voce dello schermo”. Sei attualmente impegnata nello spettacolo teatrale “Sei personaggi in cerca d’autore”, tratto dall’opera di Pirandello e che ha diretto Valerio Binasco…
Salve a tutti, grazie. Sì, in “Sei personaggi in cerca d’autore” interpreto La Figliastra ed è una ripresa di una tournée di due anni fa. Questo ruolo è uno dei più impegnativi che siano stati scritti perché è molto performativo e ho dovuto lavorare su diversi piani. Ad esempio, Pirandello la descrive che ride in alcuni momenti, anche quando non sembrano esserci motivi per farlo, e ho dovuto giocare su alcuni aspetti di questo tipo. Ovviamente il mio lavoro da attrice consiste anche nel capire il perché rideva e nell’arrivare a questa risposta.
Perché ha rappresentato una prova importante per te?
È stata una prova attoriale importante per me perché, oltre a vestire i panni della figliastra, dovevo mettermi anche nelle condizioni fisiche di ridere per un’ora e quarantacinque minuti, che comporta anche uno sforzo. Sono molto felice di questa esperienza e di come Valerio Binasco abbia riadattato il testo, dando molto spazio alla figliastra. Avevo già fatto questo ruolo ne “La Stranezza” di Roberto Andò, con Toni Servillo e Ficarra e Picone, e un anno dopo l’ho rifatto a teatro con Valerio. Ben due registi mi avevano immaginato come la figliastra.
Come cambia interpretare lo stesso personaggio tra il cinema e il teatro?
Mi è servito fare “La stranezza” perché Andò ha girato la prima messa in scena dei “Sei personaggi in cerca d’autore” al Teatro Valle e ho avuto modo di vedere il vero ingresso dei sei personaggi. Pirandello scrive che venivano dalla platea e, a quei tempi, era impressionante. Senza contare che la prima rappresentazione non fu compresa e non ebbe un successo immediato. Fare la figliastra nel film e raccontare il primo debutto dei “Sei personaggi in cerca d’autore”, interpretando l’attrice che faceva la figliastra, è stata importante perché mi sono avvicinata a questo personaggio e ho capito come camminava e come si muoveva. Valerio Binasco mi ha permesso di fare un lavoro di costruzione importante e mi ha concesso tanta libertà nel modo di lavorare sul personaggio.
Cosa ha significato per te essere diretta da Roberto Andò?
L’ho sempre stimato e quando mi ha scelta sono stata felicissima. Mi piace come lavora, come dirige gli attori e porto nel cuore sicuramente anche questa esperienza.
Cosa rappresenta per te il teatro?
Rappresenta la possibilità di dimenticarmi di quello che c’è fuori, mi ricarica ed è un atto di responsabilità, perché gli spettacoli vengono visti da tantissime persone. Il teatro è qualcosa a cui non potrei mai rinunciare perché mi fa sentire viva e mi dà la possibilità di vedere un’altra me.
C’è grande fermento per le prossime tappe, tra cui quella al teatro Argentina di Roma. Come stai vivendo questa attesa?
Sono agitatissima, Roma è una piazza importante ed è fondamentale per noi attori, soprattutto di teatro, essere visti, non perché mi manchi visibilità, ma perché mi piacerebbe far veder altre parti di me che magari non sempre è possibile mostrare. La vita di un’attrice di teatro è in ansia costante.
Che esperienza è stata “Citadel: Diana”?
È stata un’esperienza incredibile. Mi sono trovata benissimo a lavorare con Matilda De Angelis ed è stato un lavoro collettivo importante e fatto con grande passione. Un progetto immenso, con una troupe internazionale e sono molto contenta del lavoro svolto e che siamo riuscite a raccontare nel migliore dei modi un rapporto tra sorelle.
Se fossi una giornalista che domanda faresti a Giordana?
Le chiederei quanto il lavoro influenzi la mia vita. Risponderei che ho sempre pensato che fare questo mestiere comportasse metterlo al centro di tutto; tuttavia, credo che la serenità mentale sia alla base di ogni cosa e che bisogna imparare anche a dire: “ok, ho bisogno di fermarmi un attimo”. Credo sia importante che il lavoro non ci definisca come persone.
Questo portale si intitola “La voce dello schermo”. Cosa significa per te ascoltare la voce dello schermo?
È la possibilità di poterci spostare verso qualcosa che proviene da fuori, per accoglierla perché ci può riguardare più di quanto pensiamo.
Di Francesco Sciortino