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Intervista a Giuseppe De Domenico: “Le serie tv non hanno più confini. ‘Bang Bang Baby’ è unica” L'attore, conosciuto per il ruolo di Stefano in "ZeroZeroZero", ci presenta la nuova serie "Bang Bang Baby", dal 28 aprile su Amazon Prime Video.

Apr 28, 2022

Dal 28 aprile potete trovare su Prime Video “Bang Bang Baby” la nuova serie ideata da Andrea Di Stefano e diretta da Michele Alhaique, Margherita Ferri, Giuseppe Bonito e con un cast di spessore. Oltre alla protagonista Arianna Becheroni, troviamo infatti altri artisti del calibro di Adriano Giannini, Antonio Gerardi, Dora Romano, Giuseppe De Domenico, Barbara Chichiarelli, Lucia Mascino, Carlotta Antonelli e Katia Greco. La serie esplora diversi generi e racconta la storia dell’adolescente Alice, che vede le sue certezze crollare nel momento in cui scopre che il padre, che credeva morto, in realtà è ancora vivo e appartiene a una pericolosa banda criminale. Su “La voce dello schermo” abbiamo intervistato uno dei protagonisti, Giuseppe De Domenico, già apprezzato in “ZeroZeroZero“, serie diretta da Stefano Sollima. L’attore siciliano ci ha confidato cosa abbia significato per lui far parte di questa serie e raccontato delle sue precedenti esperienze con Sollima e con Valeria Golino in “Euforia”. Infine, l’attore ha parlato della situazione cinematografica e seriale attuale. A voi. 

Salve Giuseppe. Benvenuto su “La voce dello schermo”. Dal 28 aprile ti vedremo su Amazon Prime Video con “Bang Bang Baby”. Presentaci un po’ la serie e il tuo personaggio…

La serie segue la storia di Alice, una ragazza sedicenne cresciuta con la madre.  Tutto cambia quando scopre che il padre, che credeva morto, è ancora vivo e appartiene a una famiglia collegata con la criminalità calabrese impiantata a Milano negli anni ’80. Vedrete un mix tra teen drama e tantissimi altri generi con dei toni tipici del black humor. Ritengo che sia un’operazione unica nel suo genere.

Riguardo il tuo personaggio, cosa puoi dirci a riguardo?

Dopo “ZeroZeroZero” mi sono divertito a interpretare Rocco Cosentino e volevo mettermi alla prova su un progetto diverso rispetto a quello di cui avevo fatto parte precedentemente. È un personaggio dedito al suo lavoro, che esegue gli ordini e grazie ad Alice scoprirà la possibilità di mettersi in discussione. Nonostante sia legato alla famiglia Barone, farà un bel viaggio di conoscenza di sé con leggerezza e humor.

Che ventata di novità pensi che ci sia in questo prodotto?

È un prodotto in cui tutti i professionisti che ne fanno parte hanno dato il massimo per realizzare qualcosa di estrema qualità e di competitivo non solo nel mercato nazionale ma anche internazionale. A livello di scrittura e di regia, ci sono dei mix di genere che se non curati nei minimi dettagli avrebbero portato a un fallimento. È un’operazione sicuramente riuscita.

Facciamo un passo indietro nella tua carriera. “ZeroZeroZero” è stata un’esperienza importante per te. Com’è stato lavorare con Stefano Sollima?

È stata una delle esperienze più intense di tutta la mia vita. A 25 anni mi è stato affidato un ruolo immenso, tragico e da portare in giro per il mondo con grandi attori. Stefano è stato un grandissimo mentore, un maestro e un amico. Nonostante sia un regista di fama internazionale trova sempre quel momento per dedicarti quell’attenzione di cui hai bisogno a volte, che ti permette di rassicurarti e continuare a credere in te.

Riguardo “Euforia”, invece, cosa ricordi?

Ho passato dei momenti stupendi perché è stato il primo progetto di cui ho fatto parte appena ho terminato i miei studi a Genova. Quando ho fatto i provini per il film di Valeria Golino mi ero trasferito a Roma da poco. Ho conosciuto sia Vedovati che Valeria e la fase di casting durò tre mesi. Quel personaggio è figlio di tanto lavoro. È stato il coronamento dei miei sforzi ed è un ricordo tenerissimo che ho nei confronti di quel progetto e di me stesso.

Il tuo esordio invece è stato in “Paolo Borsellino – Adesso tocca a me”. Da siciliano che effetto ti ha fatto far parte di questo progetto?

Nel momento in cui me l’hai chiesto mi sono venuti nuovamente i brividi. Ho avuto la fortuna di poter dialogare con Manfredi Borsellino, il figlio di Paolo e il personaggio che io stavo interpretando. La sera in cui lo conobbi ero agitatissimo e avevo il timore di non essere all’altezza. Mi approcciai con timore reverenziale. Fu lui ad accogliermi con gentilezza. Ricordo il suo sguardo, mi ha guardato con dolcezza e curiosità, come se cercasse di ritrovare qualcosa di sé nei miei occhi. Lo ricordo davvero come un momento unico e irripetibile. Esordire in una docu-fiction che aveva quel peso lì e quella delicatezza mi ha fatto percepire che stavo cominciando il mio lavoro con il piede giusto.

Spesso chi è siciliano e vuole diventare un attore deve allontanarsi dalla propria terra. Come hai vissuto questo distacco e cosa pensi della situazione cinematografica siciliana?

Nel momento in cui ho pensato di voler fare l’attore ho percepito questo distacco. Ho avuto la sensazione di dover andar via per realizzare questo progetto di carriera. La Sicilia ospita set e ambientazioni, ma di per sé credo che ancora non abbia trovato una dimensione per poter dire la sua a livello di produzione e distribuzione per quanto riguarda cinema e televisione. Forse siamo un po’ più preparati dal punto di vista teatrale. Al momento siamo un po’ troppo ospitanti e meno produttori, ma la sensazione che avverto da parte delle nuove generazioni è che si stia muovendo qualcosa per tornare a fare qualcosa anche nella nostra terra.

Credi che ci possa essere il rischio di “regionalizzarsi” per certi versi?

Assolutamente no. Con l’avvento delle nuove piattaforme di streaming credo si stiano abbattendo tutte le barriere e ritengo che non si possa più parlare nemmeno di nazionalizzazione, figuriamoci di regionalizzazione. Il cambiamento sta avvenendo e noi dobbiamo essere competitivi con il resto del mondo. Il nostro è un settore che ha sempre voluto dire qualcosa a livello di produzione artistica e cinematografica. Adesso la televisione e le piattaforme di streaming cominciano ad aprire sempre di più le frontiere e sono super orgoglioso di aver fatto parte di due progetti interessanti anche fuori dai nostri confini. Con “ZeroZeroZero” è già successo, spero accada lo stesso anche con “Bang Bang Baby”.

Qual è stata la cosa più folle che ti sia mai capitata sul set?

In “ZeroZeroZero” mi sono ritrovato a girare una scena da stuntman nella quale il mio personaggio stordito veniva lanciato all’interno di una gabbia piena di maiali. Dovevo rimanere immobile, a occhi chiusi e con una dozzina di maiali che puntualmente mi venivano addosso. Ti assicuro che è stata un’esperienza abbastanza folle decidere di perdere il controllo in una situazione del genere. Su “Bang Bang Baby” invece ho dovuto guidare delle macchine incredibili, da un’Alfa Romeo Spider a una Ferrari anni ’80 e spingere sull’acceleratore più che potevo.

Se dovessi scegliere un regista con cui ti piacerebbe lavorare chi sceglieresti?

Senza dubbio Paolo Sorrentino.

Quali sono i ruoli che ti esaltano?

Ti posso dire che in questo preciso momento mi piacerebbe poter interpretare un personaggio estremamente fragile, perché ho interpretato di recente due personaggi con due personalità molto forti, duri, rudi e poco inclini ad esprimere i propri sentimenti. Invece adesso mi piacerebbe imbattermi in qualcosa che mi richiede di buttare giù la maschera e di raccontare il più possibile la fragilità e l’umanità che ancora nessuno mi ha chiesto di poter interpretare.

Questo portale si chiama “La voce dello schermo”. Cosa significa per te ascoltare la voce dello schermo?

Mi viene in mente una sensazione e una voglia di riconoscermi in quella voce lì. Come se quella voce mi permettesse di ritrovarmi in qualcosa e che possa raccontare qualcosa di me che ancora non ho scoperto e che non ho capito.

 

Di Francesco Sciortino

By lavocedelloschermo

Francesco Sciortino, giornalista pubblicista dal 2014, appassionato di serie tv, cinema e doppiaggio. In passato cofondatore della testata online “Ed è subito serial”.

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