Il 21 giugno esce nelle sale “Una vita spericolata”, il nuovo film di Marco Ponti che racconta le vicende di Roberto, interpretato da Lorenzo Richelmy (“Marco Polo”), un meccanico che, per motivi fortuiti, si ritrova protagonista di una rapina in banca, con tanto di ostaggio. Comincerà, allora, una fuga che coinvolgerà il miglior amico BB e Soledad, interpretati rispettivamente da Eugenio Franceschini (“Io che amo solo te”, “La cena di Natale”) e da Matilda De Angelis (“Tutto può succedere”). Per presentare la commedia, “La voce dello schermo” ha intervistato il regista Marco Ponti, molto apprezzato per “Santa Maradona”, “Io che amo solo te”, “La cena di Natale” e per tante altre pellicole di successo. Il regista ci ha introdotto alla visione di “Una vita spericolata”, annunciandolo come un film che piacerebbe ai protagonisti di “Santa Maradona”, ha ricordato la sua opera prima con Stefano Accorsi e Libero De Rienzo, che gli ha permesso di vincere il David di Donatello nel 2002, ha rivissuto le sue due commedie romantiche di successo “Io che amo solo te” e “La cena di Natale” e raccontato di quando ha girato il video “Il mondo che vorrei” di Vasco Rossi, di cui si rivela grande fan e, non a caso, il titolo del suo nuovo film è un riferimento alla celebre canzone del cantante.
Salve Marco, benvenuto a “La voce dello schermo”. Cominciamo da “Una vita spericolata”. Ci presenta un po’ il film e cosa ha voluto trasmettere al pubblico attraverso questa pellicola?
Grazie. “Una vita spericolata” è una commedia che non saprei definire se non: senza freni, a perdifiato, piena di azione e di battute, con personaggi molto “miei” (è mio il soggetto e anche la sceneggiatura) e soprattutto ci sono degli attori che amo molto. Sono Lorenzo Richelmy, Matilda De Angelis e Eugenio Franceschini, ma anche Gigio Alberti, Massimiliano Gallo e tutti gli altri.
Il film che l’ha lanciato è stato “Santa Maradona”. Lei ha descritto “Una vita spericolata” come un film che sarebbe piaciuto ai protagonisti “santamaradoniani”. Perché?
A un certo punto, i personaggi di “Santa Maradona” si lamentano che in città non succede mai niente e allora citano i film dove le cose succedono: gli action con gli inseguimenti e Bruce Willis. Ecco, questo è un film di azione ma con lo spirito “santamaradoniano”. Non si prende sul serio, ma prende sul serio le cose importanti: l’amicizia, l’amore, il lavoro, le ingiustizie sociali.
“Santa Maradona” finisce con un finale aperto. Nella sua testa, se dovesse dare un finale chiuso al film come finirebbe?
Me lo hanno chiesto molte volte, ma no: il finale è quello e non si cambia. A me poi non sembra mica aperto, a lei sì?
Altri film a cui è legato sono “A/R andata + ritorno” e “Passione Sinistra”. Che ricordi ha di queste esperienze?
Il primo è stato un secondo capitolo del mio rapporto di amicizia con Libero De Rienzo. Anche lì c’era un po’ di azione. Ci eravamo molto impegnati sul racconto visivo, esperienza molto difficile, com’è sempre per le opere seconde, ma alla fine mi sembra che abbia retto bene alla prova del tempo. Per quanto riguarda “Passione Sinistra”, ho avuto il piacere di lavorare con amici carissimi come Eva Riccobono (con la quale ho poi fatto altri due film), Alessandro Preziosi e Glen Blackall.
Dopo sono arrivati “Io che amo solo te” e “La cena di Natale”. Com’è stato per lei passare alla commedia romantica e realizzare questi due film di grande successo?
Mah, sempre nell’ambito della commedia eravamo. Questa volta commedia romantica, genere che amo molto. Ci sono film per me molto importanti come “Harry ti presento Sally” o “Notting Hill” o classici come “Susanna!” di Howard Hawks… E poi mi sembrava bello affrontare un tema importantissimo come l’amore in tutte le sue declinazioni: l’amore di chi si sta sposando, quello tra fratelli, tra padre e figlio, l’amore omosessuale e così via. Credo che siamo riusciti a far passare idee molto sconvenienti in modo molto leggero, tant’è che poi in televisione hanno avuto un enorme successo. Devo dire che con Luca Bianchini è stato un rapporto molto profondo. Credo che non ci fermeremo a quei due capitoli lì…
Tra i suoi lavori ricordiamo la cura del video della canzone di Vasco Rossi, “Il mondo che vorrei”. Cosa l’ha colpita di più di Vasco?
Be’. lavorare col “Komandante” è stata una delle grandi gioie della mia vita. Lo sa quando si dice che alle volte certe persone non sono all’altezza del loro mito? Ecco, questo per Vasco non vale. Un artista immenso, un uomo straordinario. Un enorme privilegio, per me, aver condiviso con lui un po’ di tempo, sia lavorando che parlando di cose importanti. Non lo dimenticherò mai.
Se avesse l’opportunità di cambiare qualcosa in un suo film quale sceglierebbe e perché?
Buona domanda. D’istinto mi verrebbe da dire che vorrei cambiare un sacco di cose, ma mi rendo conto che sarebbe la risposta sbagliata. La verità è che credo che i film fatti vadano bene così, coi loro pregi, se ne hanno, e i loro difetti, e ne hanno. Penso al futuro, alle cose ancora da fare, alle cose che vorrei fare bene.
Questo portale si chiama “La voce dello schermo” cosa significa per lei ascoltare la voce dello schermo?
Significa uscire di casa, pagare il biglietto, magari metterci insieme anche un po’ di pop corn, entrare in una sala buia, se possibile piena, e mettersi in condizione di ascoltare, appunto, la voce unica e meravigliosa che ha il cinema al cinema.
Di Francesco Sciortino
Trailer:
*Le foto 1 e 2 provengono da: http://www.01distribution.it/film/una-vita-spericolata#0