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Mer. Apr 2nd, 2025

Intervista a Julia Messina: “Io, ‘The Crown’, Muccino e ‘Belcanto’” L’attrice si racconta, su “La voce dello schermo”, parlando delle sue interpretazioni in serie tv internazionali come “The Crown” e “Those About to Die” e italiane come “Belcanto” e Miss Fallaci”.

Mar 27, 2025
Foto di Mark Barnfield

Per Julia Messina è un momento molto interessante: negli ultimi mesi l’abbiamo vista, infatti, in serie tv italiane come “Belcanto”, in “Miss Fallaci”, nel film di Gabriele Muccino, “Fine alla fine”, e ha fatto parte di importantissimi set internazionali come “The Crown” e “Those About to Die”, esperienze in cui ha potuto mettere alla prova il suo background internazionale e cimentarsi all’interno di set profondamente differenti. Abbiamo intervistato, su “La voce dello schermo”, proprio Julia che ci ha parlato del periodo lavorativo gratificante che sta vivendo, di come sia stato confrontarsi con una serialità internazionale e di altri aspetti che riguardano la sua carriera. A voi…

*Foto di Mark Barnfield

Salve Julia, benvenuta su “La voce dello schermo”. Di recente, ti abbiamo vista sia in “Miss Fallaci” sia in “Belcanto”. Che esperienze sono state per te?

Salve a tutti, grazie. Entrambe sono due situazioni in costume, ambientate in un’epoca diversa, e mi hanno dato quella curiosità di scoprire un periodo storico differente dal mio. Ho avuto l’opportunità di indossare abiti bellissimi, di fare un lavoro di notevole esplorazione creativa e di ricerca mia del personaggio. In “Miss Fallaci” ho interpretato, invece, una PR Americana, sono stata catapultata all’interno di un mondo molto diverso dal nostro ed è stato molto interessante e formativo.

Quali corde ti ha permesso di toccare il tuo personaggio in “Miss Fallaci”?

Lois Weber in “Miss Fallaci” è americana, quindi la sfida è stata affinare, quando abbiamo girato in presa diretta, il tipo di inglese, visto che il mio personaggio parlava più l’americano, mentre io sono madrelingua inglese britannico. Sono felice di essermi messa alla prova, è stato importante lavorare sull’accento e ricreare le modalità che avrebbe avuto questa donna che è esistita realmente.

Cosa ti ha colpito di Alessandra Gonnella?

La sua determinazione, il fatto che abbia un grandissimo coraggio ed è una forza della natura. Va dritta per la sua strada, è sempre in ascolto ma è molto determinata.

Per quanto riguarda “Belcanto”, invece?

È stato un personaggio che ho potuto costruire maggiormente appoggiandomi alla realtà e a quello che potevo avere più sottomano in termini di ispirazione. Vera è meno caratterizzata a livello di creazione di personaggio rispetto a Lois e avevo una libertà molto più grande, appoggiandomi a delle indicazioni generiche. Inizialmente questo personaggio avrebbe dovuto avere più spazio, ma è stato comunque un privilegio enorme per me farne parte e non vedevo l’ora di lavorare con Vittoria Puccini.

Interpretare Angela Repossi in “The Crown” quali corde ti ha permesso di toccare?

Sicuramente l’improvvisazione multilingue. Avevo uno script, uno stralcio, che però è stato molto vagamente seguito quando siamo andati a girare. Avevo un monologo in francese e delle battute in italiano, poi il regista ci ha chiesto di improvvisare insieme a Khalid ed è stato emozionante. Sono una grandissima fan di tutto il cast principale della serie e in generale della produzione di “The Crown”. Credo che mantenere assoluta concentrazione e flessibilità fossero imprescindibili per quella scena.

Foto di Matteo Ronzini

Cosa porti nel cuore da questa esperienza?

Ho interpretato un personaggio italiano expat parlando francese, per me è un filo rosso, un segno che sono sulla strada giusta e che quella scena rappresenta solo l’inizio di un percorso nella direzione delle mie passioni. È stato un privilegio essere diretta da Christian Schwochow ed avere avuto la possibilità di improvvisare in francese ed italiano su un set inglese.

Quali sono i membri del cast con cui hai trovato stimolante confrontarti?

Il mio compagno di scena, sicuramente, ma soprattutto il lavoro portato da Khalid Abdalla, anche lui bilingue, sempre in estrema concentrazione e con una leggerezza ancorata. Pendevo dalle sue labbra anche per seguire con attenzione quello che diceva in francese e facendo attenzione a rispondere in italiano all’attore che interpretava mio marito, in francese a Khalid e in inglese al regista.

Da “The Crown” a “Those about to die” con Antony Hopkins. Perché è stato importante per te questo progetto e interpretare Priscilla? 

Si tratta di un altro set internazionale che mi ha dato la possibilità di creare legami con colleghi che sono diventati amici. Ho conosciuto artisti incredibili e umili, abbiamo passato giornate sotto il sole cocente di luglio e agosto a Roma, ma non è mancato il divertimento. Il regalo più grande è stato ritrovare il mio British English non solo nel personaggio di Priscilla ma anche con i colleghi. Tutti erano un po’ poliglotti, il cast veniva da tutte le parti del mondo. Ho conosciuto anime belle e pazienti con le quali ho ancora ottimi rapporti sia a Roma che a Londra. Priscilla è una patrizia che ha più potere di quanto lasciasse credere, proprio come le donne più forti della Roma del tempo. La porto con me con enorme affetto perché è stato il mio primo personaggio ricorrente su più episodi in un progetto internazionale con un cast d’eccezione e diretti dall’energia infinita di Emmerich e Marco.

Cosa ti ha colpito di queste grandi produzioni internazionali?

Sia in “The Crown” e sia in “Those about to die” ho capito che sono modi di lavorare che richiedono più tempo nel fare le cose. Ho percepito meno il senso di accelerazione nei lavori. C’è più calma anche a livello organizzativo. L’attore quando è in scena percepisce meno frenesia intorno ed è tutto un po’ più organizzato. Credo sia una questione di dimensione che riguarda gli addetti ai lavori e di quanti reparti e persone si hanno a disposizione nella crew per gestire il lavoro.

Per quanto riguarda “Fino alla fine”, il film di Gabriele Muccino, cosa ti ha colpito?

Gabriele è un maestro e un punto di riferimento per noi attori e lavorare con lui è stata una grande emozione. Mi sono sentita molto a casa, perché il film è stato girato in doppia lingua, sia in inglese sia in italiano. Quando ci siamo conosciuti la prima volta e sono arrivata sul set, mi parlava soltanto in inglese e forse non si ricordava che fossi bilingue. Quando glielo ricordai, rimase un po’ stupido. Girare in doppia lingua mi ha fatto sentire molto a mio agio e naturale.

Tra i vari momenti della tua carriera, quale pensi sia stato fondamentale per te oltre le esperienze che abbiamo citato?

Sicuramente è stato fondamentale per me il mio percorso in accademia, alla LAMDA, durante il quale ho scritto un monologo su Oriana Fallaci che mi ha portato all’incontro con la regista Alessandra Gonnella, con la quale ho creato una bella collaborazione professionale e un bel rapporto d’amicizia. Tra gli altri progetti, c’è anche il film che ho girato quest’estate che si intitola “Solo Mio”, una produzione americana con Alyson Hannigan, Kevin James, che uscirà prossimamente ed è stata la prima esperienza di comedy. Mi sono sentita molto sulle mie corde all’interno di questo genere. È stato uno step più definito dal punto di vista del ruolo che stavo facendo e che mi ha reso molto felice.

In quali progetti vorresti cimentarti in futuro?

Mi piacerebbe continuare a esplorare la commedia, sento più nelle mie corde un umorismo britannico, anche se all’interno del cinema italiano mi darebbe l’opportunità di mettermi alla prova ancora di più.

Se fossi una giornalista che domanda faresti a Julia?

Le chiederei come vorrei conciliare la mia passione per il canto con quella da attrice. Risponderei che mi piacerebbe fare un biotopic su una cantante realmente esistita per unire la parte musicale che fa parte di me con la mia formazione attoriale.

Questo portale si intitola “La voce dello schermo”. Cosa significa per te ascoltare la voce dello schermo?

Significa ispirarmi e trarre ispirazione, soprattutto per ciò che hanno rappresentato e rappresentano cinema e serie tv nella mia vita e ascoltare la voce dello schermo mi ha incoraggiata nella mia scelta di farla diventare la mia professione.

Di Francesco Sciortino

By lavocedelloschermo

Francesco Sciortino, giornalista pubblicista dal 2014, appassionato di serie tv, cinema e doppiaggio. In passato cofondatore della testata online “Ed è subito serial”.

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