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Intervista a Luca Di Sessa: “’Più di ieri’ insegna ai giovani a non avere fretta di trovare la loro strada” L’attore ci presenta in anteprima l’opera prima di Jean Carlos Gonzalez Flores che sarà presentata al Matera Film Festival.

Nov 9, 2024
Foto di Paco Di Canto

Sarà presentato domenica 10 novembre al Matera Film FestivalPiù di ieri”, opera prima di Jean Carlos Gonzalez Flores che racconta la storia di Cristian, un ragazzo che ha perso la propria rotta a causa di diversi avvenimenti che gli stanno sconvolgendo la vita e che portano il giovane a un percorso alla ricerca di se stesso e a ritrovare il suo posto nel mondo. Abbiamo intervistato, su La voce dello schermo, Luca Di Sessa, che nel film interpreta il protagonista Cristian e che abbiamo visto di recente anche in “Mike”. Luca ci ha presentato il film e gli aspetti che ha amato di questa esperienza, ha parlato di “Mike” e di cosa abbia significato per lui essere diretto da Bonito e interpretare un partigiano. Infine l’attore ci ha anticipato un nuovo ruolo in cui lo vedremo prossimamente su Rai 1. A voi…

Salve Luca, benvenuto su “La voce dello schermo”. Partiamo da “Più di ieri”, opera prima di Jean Carlos Gonzalez Flores e che sta suscitando grande curiosità. Presentiamo un po’ il film…

Salve a tutti, grazie. Il film racconta la storia di Cristian, che subito dopo il liceo non sa ancora quale sia la sua strada e questa situazione lo porta a chiedersi chi sia lui effettivamente. Inoltre, deve fare i conti con l’improvvisa morte del padre ed è costretto a trasferirsi dalla madre in una Milano periferica. Lì imparerà a riscoprire se stesso grazie al contesto in cui si ritrova, a una cultura differente dei vicini di casa, alla madre e al respiro di questa città che offre visioni diverse rispetto a quelle a cui era abituato.

Cosa hai amato di questa esperienza?

Ho amato il clima che si respirava sul set, il gruppo che si è creato. È stata un’esperienza molto positiva, divertente e stimolante.

Quali corde ti ha permesso di toccare il personaggio di Cristian?

Cristian mi ha permesso di entrare in empatia con lui, perché stavo girando durante un’età simile alla sua e mi sono ritrovato nel suo non capire in che posto dover stare nel mondo. Ho dovuto assorbire l’evento che gli era capitato e il voler fare qualcosa per cambiare la situazione. È un ragazzo intelligente, molto capace ma che viene bloccato da ciò che gli altri dicono di lui o da ciò che pensa di se stesso. Mi ha fatto capire tantissimo che per crescere bisogna imparare ad ascoltare se stessi, quello che succede all’esterno e farsi condizionare da ciò che si vede, da quello che si tocca e da quello che si sente.

Quali tematiche ti hanno colpito del film?

Sicuramente il rapporto con la madre e il voler riappacificarsi con una figura che si credeva lontana e che si pensava avesse commesso un tradimento nei suoi confronti, perché per certi versi lo aveva abbandonato per dedicarsi a una vita sua. È stato bello il doversi riconnettere con una figura importante con la quale aveva un bel rapporto che si era rovinato. Inoltre, mi hanno affascinato: la tematica dell’essere giovani, dello scoprire cosa si vuole fare nella vita, dell’identità o dell’orientamento sessuale.

Perché il pubblico dovrebbe guardare “Più di ieri”?

Perché è un film importante, giovane, ed è fondamentale valorizzare questi tipi di film perché il cinema indipendente non vive di buona salute attualmente. Inoltre, vorrei che i ragazzi lo vedessero per dimostrargli che non c’è nessuna fretta nel fare le cose, nel trovare se stessi e che bisogna un po’ lasciarsi condizionare da ciò che succede perché la tua strada la trovi sempre.

Il film sarà presentato il 10 novembre e chiuderà il Matera Film Festival. Come stai vivendo questi giorni?

Sono molto contento, orgoglioso e quella di Matera mi sembra una bellissima realtà. Sono stato una volta soltanto a Matera e tornarci per presentare un progetto a cui tengo così tanto, in un festival molto bello, mi rende molto felice. Sono sicuro che sarà una bella esperienza.

Di recente ti abbiamo visto anche in “Mike”. Che esperienza è stata per te?

È stata molto stimolante, ho potuto interpretare un partigiano e mi ha fatto maturare un rispetto verso questo ruolo che spero si sia notato. Doveva rappresentare i giovani caduti durante la resistenza ed è stato molto impattante per me. Ho dovuto lavorarci con molta cura per rendere e dare rispetto a quel periodo che è giusto che venga rappresentato in film o prodotti televisivi per ricordarlo. Ci sono stati dei giovani che hanno sacrificato le loro vite per dare un futuro migliore alle generazioni successive e mi sono sempre chiesto se nei nostri giorni saremmo in grado di fare una cosa del genere. È stato molto bello ed è stato importante per me lavorare con Giuseppe Bonito, che è un regista bravissimo, e con il resto del cast.

Foto di Paco Di Canto

Ci sono altre esperienze a cui sei maggiormente legato e perché?

C’è una serie a cui sono molto legato, ma non è ancora uscita. Uscirà nel 2025 e si intitola “Prima di noi”, di Daniele Luchetti e Valia Santella. Interpreterò un ruolo bellissimo e ci tengo tanto perché mi ha fatto conoscere delle persone meravigliose, che mi ha insegnato tantissimo riguardo questo lavoro e me stesso e non vedo l’ora che esca. La vedremo su Rai 1.

Se potessi rubare un ruolo a un tuo collega quale sceglieresti?

Tra i ruoli del cinema italiano direi quello di Elio Germano ne “Il Giovane Favoloso”, tra quelli stranieri dico quello interpretato da Barry Keoghan ne “Il sacrificio del cervo sacro”. Il primo perché mi è piaciuto tantissimo come l’ha fatto Elio Germano e mi piacerebbe interpretare il ruolo di un poeta. Il secondo perché amo Lanthimos e quel personaggio lì era incredibile. C’è una parte di me, inoltre, che vorrebbe tantissimo fare un horror e un film di questo tipo, così ben diretto, sarebbe per me divertentissimo.

Come vorresti vederti tra dieci anni nel tuo lavoro?

Mi piacerebbe sentirmi soddisfatto di quello che ho fatto e che sto facendo, di essermi riuscito a creare una realtà mia ed essere felice del rapporto che ho con la mia famiglia e con i miei amici.

Se fossi un giornalista che domanda faresti a Luca?

Gli chiederei qualcosa sul suo processo creativo.

Come ti aspetti dal tuo processo creativo?

Spero di capire per bene quale sia il mio focus principale su ciò che voglio raccontare e di saper essere sempre istintivo.

Questo portale si intitola la voce dello schermo. Cosa significa per te ascoltare la voce dello schermo?

Significa ascoltare ciò che lo schermo vuole dirci quando guardiamo qualcosa, quello che sentiamo quando vediamo un qualsiasi film o serie tv che ci lascia qualcosa. La voce dello schermo è ciò che ti passa davanti agli occhi e che senti dentro riguardo un’opera che hai visto.

Di Francesco Sciortino

By lavocedelloschermo

Francesco Sciortino, giornalista pubblicista dal 2014, appassionato di serie tv, cinema e doppiaggio. In passato cofondatore della testata online “Ed è subito serial”.

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