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Intervista a Ludovica Francesconi: “In ‘Sul Più Bello – La serie’ ci saranno tante novità. Che emozione il Premio Biraghi” Dopo il successo della trilogia iniziata con “Sul Più Bello”, l’attrice presenta la serie in uscita su Amazon Prime il 29 luglio e prodotta da Eagle Pictures.

Lug 29, 2024
Foto di Fabrizio Cestari

Abbiamo conosciuto la forza e l’energia di Marta nei tre film “Sul Più Bello”, “Ancora più bello” e “Sempre più bello”. Adesso, anche per lei, è arrivato il momento di crescere e di vedere come affronterà il periodo che intercorre tra l’adolescenza e l’età adulta. Scopriremo cosa accadrà nella vita di Marta da oggi, lunedì 29 luglio, su Amazon Prime Video nella serie prodotta da Eagle PicturesSul Più Bello – La serie”.
In occasione dell’uscita degli episodi, non potevamo farci sfuggire l’opportunità di intervistare la protagonista: Ludovica Francesconi. L’attrice si è raccontata su “La voce dello schermo” anticipando qualche novità sulla serie, della responsabilità e del messaggio di cui si fa portatore un prodotto come “Sul Più Bello” e le emozioni che ha provato nel momento in cui ha ricevuto il prestigioso Premio Biraghi ai Nastri d’Argento del 2021. A voi…

Foto di scena di Maria Vernetti

Salve Ludovica. Benvenuta su “La voce dello schermo”. Dal 29 luglio ti vedremo nella serie tv di Amazon e prodotta da Eagle Pictures “Sul Più bello”. Cosa dobbiamo aspettarci di diverso rispetto ai film?

Salve a tutti, grazie. La serie avrà diverse novità. La prima è che Marta conoscerà un nuovo ragazzo, perché ha capito che con Gabriele si trattava soltanto di una grande amicizia ma che non erano destinati a stare insieme. La seconda è il look di Marta, perché sta crescendo e prova a mettere a fuoco quella che sarà lei da grande. Infine, l’ultima grande novità non posso rivelarla perché sarebbe uno spoiler troppo grande, per cui non ci resta che aspettare l’uscita della serie.

Il film e la serie raccontano di chi convive con una malattia e la forza che deve avere. Hai mai avvertito questa responsabilità?

Sì, perché, in realtà, ho avuto sin da subito un interesse molto forte da parte del pubblico. Ci sono stati tantissimi ragazzi che mi hanno raccontato le loro esperienze o riguardanti il rapporto con situazioni delicate, scrivendomi tramite i social. Quando ho visto questo riscontro, ho capito che ciò che avevamo creato era sì un film ma, soprattutto, un modo per poter parlare di questioni di cui spesso non si tratta. Sono molto contenta di vedere sempre più film anche per ragazzi che affrontano tematiche di questo tipo.

Secondo te, qual è l’aspetto più importante che emerge da un prodotto del genere?

Un prodotto del genere ti permette di capire come le persone convivono e affrontano situazioni di questo tipo. Riguardo la fibrosi cistica, ad esempio, conoscevo la malattia ma nello specifico non sapevo tantissimo. Di solito si tende un pochino a etichettare in maniera sbagliata le persone che hanno delle malattie come se fossero la malattia in sé, è necessario capire quindi che la malattia è soltanto uno degli aspetti di queste persone e che esistono tante altre cose che fanno nella loro vita.

Dal punto di vista da attrice il ruolo di Marta ti ha permesso di cimentarti con un personaggio complesso, con una brutta malattia e che ti ha portata anche a giocare con il tuo aspetto fisico. Come hai affrontato le difficoltà del ruolo e quali sono state quelle che ti hanno messo maggiormente alla prova?

È stata una bella sfida perché Marta è un personaggio pieno di sfumature, sempre molto energico e volevo cercare di riuscire a raccontare le emozioni con leggerezza senza mai risultare scontata o banale, perché si tratta comunque di una commedia per ragazzi. La difficoltà consisteva nel cercare di rendere credibili delle sfumature in situazioni che magari sono molto cariche. È stata una prova tosta ma mi ha entusiasmato tanto perché, una volta ordinate le idee, anche grazie all’aiuto della regia, si è creata una comfort zone e non più un ostacolo.

Foto di Fabrizio Cestari

Hai ricevuto il premio Biraghi ai Nastri d’argento del 2021 per questa interpretazione. Che effetto ti ha fatto?

È stato un premio completamente inaspettato. Ho iniziato a saltare di gioia come una bambina di cinque anni durante il giorno di Natale. Si trattava della mia prima esperienza e ricevere un premio di quella portata, per il mio primo ruolo, fa un effetto molto forte perché è inimmaginabile.

La serie segna il passaggio dall’adolescenza all’età adulta. Come si sta evolvendo la Ludovica attrice secondo te?

Devo dire che sono cambiata molto in questi anni e sto avvertendo il cambiamento e la mia crescita. Se a diciotto o diciannove anni dicevo: “so benissimo chi sono”, crescendo mi sono resa conto che, in realtà, le cose non stavano proprio così. È cambiata molto la mia consapevolezza rispetto a quegli anni, penso che mi stia ancora costruendo e sto iniziando a mettere a fuoco delle cose a cui prima nemmeno pensavo.

C’è una tipologia di ruolo che vorresti approfondire in futuro?

Mi piacerebbe tanto fare un film horror. Non amo vederli, perché mi mettono paura e ansia, però penso che girarlo e interpretarlo sarebbe molto divertente. Poi non lo vedrei però! (ride ndr.)

Un’altra esperienza in cui ti abbiamo vista di recente è stata “La storia”. Cosa porti nel cuore di questo set?

Sicuramente è stato importante confrontarmi con quelli che per me sono dei punti di riferimento per il cinema. Vedere all’opera Jasmine Trinca, Valerio Mastrandrea e Francesca Archibugi e stare lì con loro per me è stato stupendo e indescrivibile. Ho vissuto tante emozioni su questo set: ero emozionata, agitata, felice, concentrata, cercavo di rubare il più possibile con gli occhi quello che facevano, come si approcciavano al lavoro e come stavano sul set. È stata un’esperienza che mi ha arricchito tanto dal punto di vista artistico.

Se potessi rubare un ruolo a una tua collega, quale sceglieresti?

Sicuramente mi piacerebbe interpretare un personaggio con tante personalità, perché sarebbe come fare più ruoli contemporaneamente all’interno dello stesso film. Se dovessi dirti un ruolo ti direi quello di Natalie Portman in “Léon” ma non voglio paragonarmi a lei. Rappresenta dove mi piacerebbe arrivare e imparare in qualche modo a raggiungere quelle sfumature lì.

Se fossi una giornalista che domanda faresti a Ludovica?

Le chiederei se si aspettava quello che le sta accedendo e nel modo in cui le sta succedendo. Risponderei che non mi aspettavo mi accadesse in questa modalità, ma è anche giusto così perché è sorprendente.

Questo portale si intitola la voce dello schermo. Cosa significa per te ascoltare la voce dello schermo?

Significa imparare, perché lo schermo ha un potere e secondo me bisognerebbe sfruttarlo al meglio per poter divulgare, imparare e raccontare esperienze di altri e penso che non ci sia cosa più potente.

 

Di Francesco Sciortino

By lavocedelloschermo

Francesco Sciortino, giornalista pubblicista dal 2014, appassionato di serie tv, cinema e doppiaggio. In passato cofondatore della testata online “Ed è subito serial”.

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