Le partite a Ping Pong con Pietro Sermonti, gli sguardi di Jasmine Trinca e di Luca Marinelli, gli scappellotti sul set di “Skam”, gli insegnamenti di registi come Gabriele Muccino, Lucio Pellegrini, Ludovico Bessegato e tanti altri. Ma non c’è soltanto questo nell’interessante chiacchierata con Ludovico Tersigni. Il giovanissimo attore vanta un curriculum di tutto rispetto al fianco di grandissimi registi, artisti e soprattutto ha interpretato due personaggi entrati nel cuore di milioni di persone: Stefano Privitera di “Tutto può succedere” e Giovanni Garau di “Skam”. Nonostante ciò Ludovico non si è montato la testa e con la simpatia che lo contraddistingue si racconta in esclusiva per “La voce dello schermo”.
Salve Ludovico. Benvenuto su “La voce dello schermo”. Partiamo da “Tutto può succedere”. Com’è stato per te recitare in un prodotto tanto amato dal pubblico? Quali ricordi porti nel cuore?
Salve, “Tutto può succedere” è stata un’esperienza meravigliosa, divertente e altamente formativa. Lavorare con Pietro (Sermonti ndr.), Matilda (De Angelis ndr.), Benedetta (Porcaroli ndr.) e tanti altri attori incredibili mi ha dato l’energia per andare avanti e credere in me stesso. Non potrò mai dimenticare uno dei giorni più belli e più difficili del set. Per la regia di Alessandro Angelini dovevo girare con Matilda una scena in barca a vela, ormeggiata in porto, sotto coperta. Il pomeriggio piovoso che ha preceduto la scena è stato lungo. Io e Matilda abbiamo avuto l’occasione per conoscerci e parlare del nostro passato e un po’ anche dell’incertezza del futuro. Poi è uscito un bell’arcobaleno e dopo il tramonto abbiamo girato una gran bella scena. Mi ricordo anche tanti bei pomeriggi al mare, le partite a ping pong con Pietro (che è un fenomeno), mi ricordo il primo provino con Lucio (Pellegrini ndr.), le cravatte, il caldo, le feste di fine set, la tranquillità di un set ben gestito, la maestria di Giorgio Colangeli e Licia Maglietta. Porto tutto con me.
Sei stato protagonista in “Slam – Tutto per una ragazza”, al fianco di Luca Marinelli e Jasmine Trinca, ruolo che ti ha permesso di vincere il Premio Guglielmo Biraghi ai nastri d’argento. Che effetto ti ha fatto recitare in un film del genere?
Devo dire che “Slam” è stato un film sulla carta molto facile ma nella realizzazione difficile e molto stancante. Forse troppo. Da Jasmine e Luca ho imparato tanto, e non parlo del mestiere dell’attore, parlo della vita in generale, del rispetto, della pazienza, dell’eleganza. Sono stati per me due punti di riferimento fondamentali e ancora adesso conservo nei miei ricordi sguardi che valevano più di mille parole, momenti divertenti, momenti difficili e consigli di cui ho fatto tesoro.
Altro ruolo a cui sei molto legato è quello di Giovanni in “Skam Italia”. Cosa ti piace di questa serie e di questo personaggio?
“SKAM” è una serie innovativa da tanti punti di vista e a me piacciono le novità! Eccome se mi piacciono. La sincerità e la spensieratezza del liceo mancano a tutti. Fortunati noi ad averle provate per una seconda volta. Dalla regia alla produzione, dalla fotografia ai reparti, tutti hanno abbracciato il progetto con un sentimento positivo e noi attori siamo stati protagonisti di una piccola rivoluzione. Ho conosciuto persone meravigliose, attori medici o quasi, attrici cantanti, attori attivisti, attrici laureate, laureande, e giovani attori musicisti promettenti e ho imparato differenze e peculiarità di ciascuno. Questo mi ha arricchito e ha contribuito alla nascita di questo personaggio, Giovanni, che si confronta con le difficoltà dell’adolescenza e assume un ruolo di mediatore mantenendo spesso le distanze, che è un amico sincero e fiducioso, che prova a risolvere i problemi degli altri senza riuscire a risolvere i suoi.
I lettori vorrebbero sapere di più riguardo la cancellazione della serie…
Non posso rispondere a questa domanda, mi dispiace.
Stefano Privitera contro Giovanni Garau. Chi ti somiglia di più e in cosa?
Stefano nella sfacciataggine e nella sfiga perpetua. Giovanni nella sua ricerca di una solitudine ascetica che poi si trasforma in una festa a base di pizza birra e Risiko con gli amici. Due personaggi divertenti ma anche molto difficili da interpretare. Ringrazio Lucio (Pellegrini ndr.) e Ludovico (Bessegato ndr.) per avermi dato l’opportunità e spesso la libertà di farlo.
Ci sono degli aneddoti buffi accaduti sul set che vorresti condividere con i lettori?
In “Skam 2”. Scena abbastanza complicata. Grande classico. Quattro attori seduti a tavola. La scena si apre con Luchino che beve un sorso di birra e inizia, dopo avere deglutito, a narrare una delle sue storie. Io, in quanto Giovanni Garau, ho il muro alla mia sinistra, Martino di fronte, alla cui sinistra siede Elia, e il buon Luchino alla mia destra. Dopo un paio di ciak vedo con la coda dell’occhio il Bessegato che mi fa dei gesti strani, acuisco i miei sensi, mi concentro, e dal labiale riesco a rubare quanto basta: “coppino”. Coppino. Ma certo, tiragli un coppino, un colletto, un full. Uno schiaffetto sul collo. Al ciak mi prodigo in cotanta grandezza, se non che il mio coppino si scaglia sul collo del malcapitato preso di sprovvista proprio mentre quest’ultimo sta… deglutendo! Un istante, il tempo rallenta, mi rendo conto di essere stato chirurgico, forse troppo, Nicholas in quanto Luchino mi guarda, io lo guardo, sbarro gli occhi, lui diventa tutto rosso, e non è più tanto Luchino adesso, è molto più Nicholas, e poi tira un colpetto di tosse, io faccio di no con la testa, no ti prego non ridere, lui tira un altro colpetto di tosse, e poi… inizia a tossire come un disperato e a ridere insieme, Federico e Francesco davanti a noi con le mani in faccia che ridono come due deficienti, tutti a ridere. Ma se stava a strozzà Luchino! Eh vabbè, gli inconvenienti del mestiere. Abbiamo tutti continuato a ridere per un po’. È stato molto divertente. Ludovico ha tenuto anche qualcosa credo, e la scena è venuta molto bene. Vi consiglio il backstage di “Skam 2” su Youtube.
Nonostante tu sia molto giovane, hai lavorato con grandissimi del cinema e della televisione. Da chi pensi di avere imparato di più sul set e cosa in particolare?
Come dicevo prima da Jasmine e Luca ho imparato tanto. Da Gabriele Muccino ho imparato la passione frenetica per la regia. Da Andrea Molaioli ho imparato l’inflessibilità, ma ho imparato anche che chiedere troppo non porta a nulla. Da Diego Bianchi ho imparato che puoi essere un attore, un giornalista, un musicista, un regista, uno scrittore, uno sceneggiatore, un padre di famiglia e un amico, e fare tutte queste cose bene, molto bene. Da Francesco Acquaroli, Lorenzo Gioielli, Antonella Attili, Luciano Miele, Josafat, Mirko, Ejaz, Emanuele, Sara, Lorena, Daniel e tutto il Cast di “Arance e Martello” ho imparato che quando fa caldo, tanto caldo, bisogna mantenere la calma altrimenti può succedere di tutto. Da Ludovico Bessegato ho imparato che se vuoi fare una cosa un modo si trova. Dei ragazzi di ‘Skam’ ho già parlato, sono miei amici, è questo per me vale più di ogni cosa. Da Monica Vullo ho imparato che sul set bisogna trottare. Da Lucio Pellegrini ho imparato la temperanza e la precisione geometrica nel saper gestire come un maestro d’orchestra tanti attori, tante situazioni, tante teste calde. Da Barbara Valmorin ho imparato che la professione d’attore è dura e bisogna sapersela portare sulle spalle. La saluto con un grande abbraccio. Da Federico Schlatter ho imparato che puoi cadere nello Stromboli mentre lo sorvoli in parapendio e sopravvivere. Da tutte le persone con cui ho avuto la fortuna e il privilegio di lavorare ho imparato che per stare al mondo e stare bene, devi trovare la tua strada e percorrerla senza paura di dover guardare indietro.
Ci sono altre esperienze che vorresti ricordare?
Sicuramente “UPP” di Claudio Di Biagio e dei ragazzi di Arthitesi, divertente e pieno si strambe peripezie. “Aggrappati a me” di Luca Arcidiacono! La piccola Miriam Fauci è stata per me una piccola grande maestra di semplicità, che a noi sofisticati e boriosi critici artistici e letterari, troppo impegnati con le nostre e-mail e in nostro Instagram, spesso, troppo spesso, manca.
Che spettatore sei? Quali sono i tuoi film e le serie tv preferite?
Sono uno spettatore in cerca di vecchio nuovo, cioè vecchio restaurato, nel concetto. Cerco gli insegnamenti dei grandi maestri del passato nelle nuove produzioni. Quando trovo qualcosa che mi piace sono molto contento e la vedo con gusto. Film preferiti? “Matrix”, “Fight Club”, “Snatch”, “Malcom X”, “Memento”. Per quanto riguarda le serie: “Fargo”, “Black Sails”, “Mr. Robot”, “True Detective”, “Friends”.
Questo portale si chiama “La voce dello schermo”. Cosa significa per te ascoltare la voce dello schermo?
Sapere ascoltare quello che si nasconde dietro a quello che noi vediamo. Immedesimarci. Sapere esattamente che quell’attore, quel regista, ci stanno dando il loro tempo, le loro emozioni e fare tesoro di questa esperienza.
Di Francesco Sciortino