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Intervista a Marilù Pipitone: “Al cinema ne “La bocca dell’anima” e ne “Il Giudice e Il Boss” per raccontare storie poco conosciute” L’attrice palermitana, lanciata dal film con Luca Zingaretti “Paolo Borsellino: I 57 giorni” e presto nella nuova commedia di Gennaro Nunziante, parla del suo entusiasmante momento lavorativo.

Set 27, 2024
Foto di Beniamino Finocchiaro

Per Marilù Pipitone è un periodo lavorativo molto interessante e questa settimana sarà al cinema con ben due film in uscita: “La bocca dell’anima”, film presentato al Taormina Film Festival, diretto da Giuseppe Carleo e con Marilù protagonista, e “Il Giudice e il Boss”, lungometraggio di Pasquale Scimeca con Claudio Castrogiovanni e Peppino Mazzotta che racconta le vicende legate al giudice Cesare Terranova e al maresciallo Lenin Mancuso. Inoltre, abbiamo visto di recente Marilù nel film di Nicola ConversaUn oggi alla volta” e ci ha regalato diverse brillanti interpretazioni, come nell’opera prima di Gianpiero PumoCiurè”, in molte serie tv di successo come “Rocco Schiavone” e “Viola come il mare” fino ad arrivare a “Paolo Borsellino: I 57 giorni”, film diretto da Alberto Negrin con Luca Zingaretti in cui ha interpretato Lucia Borsellino. Abbiamo avuto il piacere di intervistare, in vista dell’uscita de “Il giudice e il boss”, giorno 25 settembre, e de “La bocca dell’anima”, giorno 26 settembre, proprio Marilù Pipitone che ci ha presentato i progetti che la riguardano in questi giorni, alcuni aspetti relativi ai personaggi più stimolanti della propria carriera da attrice e, infine, ci ha dato una piccolissima anticipazione sul prossimo film in cui la vedremo, di cui sentiremo sicuramente parlare prossimamente. A voi…

Salve Marilù, benvenuta su “La voce dello schermo”. Partiamo da “La bocca dell’anima”, opera prima di Giuseppe Carleo uscito nelle sale giovedì 26 settembre e prodotto da Artex Film. Presentiamo un po’ il film

Salve a tutti, grazie. “La bocca dell’anima” si addentra nel mondo della magia popolare degli anni ’50 e di una Sicilia inedita e nevosa. Tratta di un argomento che non si sente tutti i giorni ed è un film raro e antropologico.

È ambientato nel dopoguerra, com’è stato fare un salto nel passato?

Era talmente tutto perfetto, tra location in paesini dell’entroterra e costumi adatti, che è stato molto semplice entrare in quel mondo lì. Vesto i panni di Angela, la moglie di un mago che è interpretato da Maziar Firouzi. Con lui abbiamo subito trovato la sintonia giusta per immergerci in quel contesto ed è stato davvero molto facile, in seguito a tante prove con il regista. Siamo stati circa un mese a Petralia e ci siamo ritrovati come se fossimo in un piccolo villaggio. È stata un’esperienza molto bella.

Com’è stato presentarlo al Taormina Film Festival?

È stato emozionante perché ha rappresentato il primo festival a cui abbiamo partecipato noi del film. Presentarlo in anteprima mondiale a un festival siciliano così prestigioso e ritrovarsi tutti assieme è stato molto appagante.

Cosa hai amato dell’interpretare Angela?

Angela racconta un po’ le mie origini, essendo la parte materna della mia famiglia di Polizzi Generosa. Interpretare questo personaggio per me ha rappresentato un cerchio che si chiudeva. Aver parlato l’accento dei miei nonni e aver rivissuto i loro racconti è stata una bella opportunità e come rivivere dentro le mie radici. È un film che parla di magia ma che è stato anche un set magico. Ci sono state piccole coincidenze che hanno reso il set un’esperienza unica e indimenticabile.

La magia delle riprese e la gioia per l’imminente presentazione hanno lasciato posto a tanto dolore per l’improvvisa scomparsa di Maurizio Bologna, anche lui presente nel film…

Assolutamente sì, siamo distrutti per l’accaduto e penso di parlare a nome di tutti dicendo che dedichiamo il film a lui. Maurizio era un attore di un talento straordinario ma, sopra ogni cosa, una persona perbene e una perla rara. Non dimenticherò mai i suoi abbracci stritolanti. Chi lo conosceva, lo sa.

Dal 25 settembre ti vedremo anche ne “Il Giudice e Il Boss”, al fianco di attori come Claudio Castrogiovanni, Peppino Mazzotta, Enrico Lo Verso e diretto da Pasquale Scimeca. Parliamo di questa esperienza…

Il film racconta le vicende legate al giudice Cesare Terranova e al maresciallo Lenin Mancuso, che indagarono sulla mafia dei corleonesi e che furono uccisi per aver fatto luce su alcune situazioni. Terranova fu il primo giudice ucciso dalla mafia e se ne parla ancora troppo poco. Per questo motivo il regista, Pasquale Scimeca, ha deciso di raccontare questa storia: per permettere che vengano ricordati come si deve.

Riguardo il tuo ruolo, cosa puoi dirci di più?

Interpreto Biagia, la moglie del primo pentito della mafia. È stato importante interpretarla perché non avevo mai fatto un ruolo così lontano da me e, essendo stata in passato anche la figlia di Paolo Borsellino che rappresentava l’anti-mafia, in questo film sono dovuta invece passare alla parte opposta, dal momento che Biagia è la moglie di un mafioso. Inizialmente avevo un po’ di timore nel vestire questi panni, perché si trattava di un personaggio non tanto positivo. Tuttavia, in seguito, ho capito l’importanza di rappresentarla bene e di fondermi con lei poiché è fondamentale nel racconto della storia e riesce a convincere il marito a pentirsi. È una donna che è riuscita a far cambiare idea al mafioso e incarna la chiave per il suo pentimento. Pasquale (Scimeca ndr.) è un regista straordinario, ti dà la possibilità di sentirti libera e senza pressioni.

Com’è stato recitare con gli altri membri del cast?

Sono stata benissimo, ho instaurato un bel rapporto con tutti, in particolare anche con Marco Gambino, che interpreta mio marito. Ho avuto la fortuna di trovare set molto belli durante la mia carriera e ho incontrato sempre persone speciali, come Marco, Claudio Castrogiovanni e quando capita di trovare situazioni del genere il lavoro diventa appagante e allo stesso tempo motivo di felicità.

Foto di Eolo Perfido

Un altro film importante in cui ti abbiamo vista di recente è “Un oggi alla volta”, di Nicola Conversa…

Sì, anche qui ho trovato persone e una troupe incredibile. Con Nicola c’è un rapporto di stima e di amicizia sin da i tempi del cortometraggio “Mezzanotte Zero Zero”, che ci ha portato alla candidatura ai David di Donatello. Quando stava per girare la sua opera prima, “Un oggi alla volta”, mi ha voluto incontrare per un provino, è andata bene e sono andata a Trento per le riprese. Ho trovato un set molto giovane ma, nonostante questo, si è fatto un gran lavoro. È un film semplice, ma mai banale, dove si piange e si ride anche. Si trattano vari temi: dall’adolescenza alla malattia, dal rapporto con i genitori alle storie d’amore.

Che stimoli dà a un’attrice far parte di un’opera prima?

“Un oggi alla volta” ha rappresentato la mia terza opera prima girata, dopo “Ciurè” e “La bocca dell’anima”. Le ritengo molto stimolanti perché rappresentano il primo film per molti registi e racchiudono una voglia di fare che rende noi attori vivi e forti. Sono dei piccoli miracoli che avvengono, vedi tanta gente che ha voglia di fare questo lavoro per passione ed è stupendo. Le opere prime possiedono un cuore che negli altri film difficilmente vedi e gli occhi dei registi sono pieni di luce.

Sappiamo che ti vedremo a gennaio in un film in uscita. Si può dire qualcosa?

Posso soltanto dire che sarà una nuova commedia diretta da Gennaro Nunziante. Ne sentirete parlare presto, ma non posso aggiungere altro.

Tornando indietro alle tue esperienze. Il film che ti ha lanciato è stato “Paolo Borsellino – I 57 giorni”. Cosa porti nel cuore di questa esperienza?

Lo porterò per sempre nel cuore perché è stato il mio primo film importante e soprattutto perché, per una palermitana, Paolo Borsellino e Giovanni Falcone sono due eroi senza tempo. Interpretare Lucia Borsellino mi aveva trasmesso da un lato una grande euforia, dall’altro un enorme senso di responsabilità. Ricordo che cominciai a documentarmi nel migliore dei modi, tra libri e documentari, per preparare al meglio la parte. Ho cercato di interpretarla in punta di piedi, cercando di arrivare al cuore di quella storia lì.

Tra le altre interpretazioni, quali ti piacerebbe ricordare?

Senza dubbio “Ciurè”, opera prima di Gianpiero Pumo ed è stata molto stimolante perché ha raccontato una storia d’amore molto particolare. Riguardo le serie, invece, “Rocco Schiavone” è un altro prodotto che ho amato.

Se potessi rubare un ruolo a una tua collega, quale sceglieresti?

Direi il ruolo di Angelina Jolie in “Ragazze Interrotte” perché sarebbe interessane da attrice vestire i panni di una donna con una personalità così particolare.

Questo portale si intitola “La voce dello schermo”. Cosa significa per te ascoltare la voce dello schermo?

Significa ascoltare la voce che è dentro di te e, di conseguenza, la tua anima.

 

Di Francesco Sciortino

By lavocedelloschermo

Francesco Sciortino, giornalista pubblicista dal 2014, appassionato di serie tv, cinema e doppiaggio. In passato cofondatore della testata online “Ed è subito serial”.

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