La voce dello schermo ritrova Ninni Bruschetta che ha presentato “Tuttapposto”, film che lo vede protagonista al fianco di Roberto Lipari e che affronta con il sorriso i temi delle raccomandazioni e del nepotismo universitario. Oltre a presentare la pellicola nelle sale dal 3 ottobre e il suo ruolo, Ninni ha parlato di “Made in Italy”, serie già online su Amazon Prime Video e dello spettacolo teatrale in cui è attualmente impegnato, “Il mio nome è Caino”. Non poteva mancare, infine, un sentito ricordo per Andrea Camilleri e Mattia Torre.
Da giovedì 3 ottobre ti vedremo in “Tuttapposto”, film di Gianni Costantino e con Roberto Lipari. Presentaci un po’ il tuo personaggio e il film…
È una commedia molto intelligente e racconta la storia di Roberto, universitario ribelle interpretato da Roberto Lipari e stanco della vita da raccomandato. È una storia fortemente italiana ma anche universale. Affronta un problema attuale delle università italiane, ovvero il nepotismo. Interpreto il capostipite della famiglia Mancuso, che ha praticamente occupato l’università dal momento che tutti si chiamano Mancuso, escluso il rettore. Il rettore è invece interpretato da Luca Zingaretti, che è anche il padre del protagonista.
Il film è una commedia ma è anche una critica al sistema universitario. Quali aspetti attacca?
Sicuramente le raccomandazioni, fatto contro cui tutti si scagliano ma che quando si tratta di denunciare sono tutti un po’ omertosi. Il film lo attacca con un’ironia eccellente e costruendo una commedia classica e impeccabile. Fa luce su un problema politico non indifferente, dal momento che avvenimenti del genere si sono verificati anche all’università di Catania, dove è stato girato il film. È una critica molto forte al sistema universitario e racconta una situazione largamente diffusa ma che rispecchia un mondo in cui la corruzione è più grave, perché è il mondo della formazione.
Cosa pensi della riflessione attraverso la risata?
Penso che sia una delle soluzioni più vincenti sia sul piano della presa sociale sia sul piano della resa. La risata è come una catarsi ridotta, poiché si verifica un superamento della tragedia, soltanto che avviene in maniera immediata. Ciò non toglie che qualsiasi altra struttura sia altrettanto valida se ben fatta o ben pensata. Però la commedia è il veicolo più popolare.
Siete stati molto apprezzati con “Il mio nome è Caino”, spettacolo che sta continuando a girare. Cosa hai apprezzato di più di questa esperienza?
Il teatro trasmette emozioni incredibili. Inoltre lavorare accompagnati dalla musica è ancora più bello. Con Cettina Donato al pianoforte, abbiamo svolto un lavoro molto bello di linguaggio. Adesso inizia la tournee ed è anche un altro aspetto caratterizzante e affascinante della vita del teatro.
C’è un tipo di ruolo che non hai ancora interpretato durante la tua carriera e che vorresti fare?
Non ho preferenze su un tipo di ruolo in particolare. Mi piacciono i ruoli innovativi e imprevedibili. Se citiamo Duccio Patané di “Boris” a chi sarebbe venuto in mente di dire: “Un giorno mi piacerebbe interpretare un direttore della fotografia cocainomane”? Per non parlare del prete corrotto ne “La mafia uccide solo d’estate”. Eppure sono stati personaggi straordinari e geniali che ho avuto la fortuna di interpretare. Penso sia più interessante fare dei bei film italiani e far parte di progetti che dicano qualcosa e che siano importanti piuttosto che soffermarsi su determinati ruoli o generi di film.
Hai altri progetti da presentarci?
Farò una partecipazione a una grossa produzione di Camilleri e ritornerò con il personaggio già visto né “La stagione della caccia”, Padre Macaluso. Al momento è uscita su Amazon Prime Video “Made in Italy”, che consiglio se non l’avete ancora vista. Io interpreto il padre della protagonista, un operaio e una figura molto bella. È una serie molto articolata e parla della nascita della grande moda a Milano negli anni 70’ e tratta anche argomenti delicati come la protesta e il terrorismo. È molto interessante e ho trovato grandi colleghi come Margherita Buy, Giuseppe Cederna, Valentina Carnalutti. È già su Amazon Prime Video e uscirà a marzo in chiaro su Canale 5.
Hai citato Padre Macaluso, personaggio camilleriano de “La stagione della caccia”. Vuoi spendere qualche parola per ricordare Camilleri?
Non ho conosciuto bene Camilleri, l’ho sempre apprezzato e amato per la genialità narrativa che possedeva. Allo stesso modo quest’anno ho perso un amico e l’Italia ha perso anche uno dei suoi più grandi autori, Mattia Torre, che purtroppo aveva 47 anni e, come sapete, era uno degli autori di “Boris” e de “La linea verticale”, che è stata una delle opere più belle che abbia mai fatto in vita mia. È stato un anno duro. Quando si perdono queste menti si perde un po’ del nostro futuro.
Di Francesco Sciortino