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Intervista a Samuele Teneggi: “Ne ‘La storia del Frank e della Nina’ raccontiamo le complessità di tre adolescenti. Che emozione la fiducia di Bellocchio” L’attore, lanciato da Marco Bellocchio in “Rapito”, presenta “La storia del Frank e della Nina”, film diretto da Paola Randi in uscita giovedì 3 ottobre.

Ott 3, 2024
Foto di Fabio Zazzaretta

Giovedì 3 ottobre uscirà nelle sale “La storia del Frank e della Nina”, film prodotto da Fandango, diretto da Paola Randi con protagonisti Samuele Teneggi, Ludovica Nasti e Gabriele Monti. L’opera della Randi, presentata al Festival del cinema di Venezia, ci porta a conoscere le vicende di tre adolescenti ‘invisibili’ nella società all’interno di una Milano inedita e colorata. Abbiamo intervistato, per l’occasione, Samuele Teneggi, che ci ha presentato il suo Frank, ci ha parlato un po’ del film e cosa abbia significato per lui essere diretto da Paola Randi. Ma non è tutto, Samuele ha raccontato anche i suoi esordi sotto la guida di un maestro come Marco Bellocchio e cosa il regista gli abbia insegnato sul set di “Rapito”. A voi…

Salve Samuele, benvenuto su “La voce dello schermo”. Da oggi, giovedì 3 ottobre, ti vediamo nelle sale ne “La storia del Frank e della Nina”, diretto da Paola Randi. Presentiamo un po’ il film e quali corde ti ha permesso di toccare il tuo personaggio?

Salve a tutti, grazie. “La storia del Frank e della Nina” racconta la storia di amicizia e di amore tra tre invisibili adolescenti, “invisibili” perché per motivi diversi ciascuno di loro, con le proprie particolarità, è un outsider della società. È stato bello entrare all’interno di questo mondo perché sembrava quello della Paola Randi adolescenziale e ci ha permesso di vedere Milano attraverso i suoi occhi. Non conoscevo Milano, la immaginavo un po’ grigia, con lavoratori in giacca e cravatta che andavano ai loro meeting. Invece, abbiamo scoperto una città coloratissima ed è stato molto interessante.

Cosa ti ha messo alla prova del Frank?

Trovo che la cosa più difficile e più facile sia stato rendere le sue complessità. È un personaggio che ha un passato difficile, che non viene raccontato esplicitamente nel film. Non era semplice riuscire a far comprendere con naturalezza quello che porta dietro il Frank nel momento in cui viene raccontata la storia che invece vediamo. Dare un peso e una profondità a questo ruolo è stato complicato e allo stesso tempo semplice perché mi bastava essere umano perché, in fondo, le difficoltà del Frank sono quelle di ogni ragazzo. Inoltre, essendo di Castel Novo ne’ Monti, ho dovuto fare un po’ di lavoro sull’accento lombardo.

Hai avuto modo di giocare esteticamente con Frank, ti è piaciuto?

Mi è piaciuto e mi ha aiutato tantissimo. Trovo che venire travolto da un’estetica diversa, rispetto a quella che era stata la mia per 23 anni, mi abbia aiutato a diventare amico di questo tipetto milanese che ho avuto modo di conoscere attraverso le scene sul set.

Com’è stato girare con i tuoi colleghi e la troupe?

È stato molto bello e mi sento molto fortunato. Essendo il primo ruolo da protagonista, avvertivo un po’ di responsabilità e il timore di non essere all’altezza, invece, avere altri attori giovani come me al mio fianco, Gabriele Monti nei panni di Gollum e Ludovica Nasti, e Paola Randi che ti trasmetteva calma e fiducia, è stato veramente importante.

Foto di Jarno Iotti

Un’altra esperienza che ti riguarda è “Rapito” di Marco Bellocchio. Cosa porti nel cuore di questa esperienza?

Lavorare con un maestro come Marco Bellocchio è stato molto appagante, nonostante non fossi protagonista, ed è stata la prima volta che ho pensato che potessi fare veramente questo lavoro. Mi ha dato una fiducia e senso di sicurezza che mi porto dietro con tanta gratitudine. Ricordo che quando abbiamo girato l’incontro tra i due fratelli, dopo la Breccia di Porta Pia, è stato un lavoro stupendo e sembrava surreale vedere Bellocchio felice per com’era stata girata la scena. La fiducia poi ripaga sempre perché porta una serenità che si vede nel lavoro e avere avuto quella di due bravi autori come Marco Bellocchio e Paola Randi è stato magnifico.

A quali altre esperienze sei più legato e perché?

Sono molto legato ai miei primissimi passi nella recitazione. Sono andato via da Castel Novo ne’ Monti per inseguire il mio sogno di recitare. Tuttavia, ho ripensato a quello che mi è successo a Castel Novo perché la prima scintilla è partita da lì, dai corsi amatoriali del teatro con la mia prima insegnante, Francesca Bianchi, di lei mi è rimasta la passione sincera e quando le cose si fanno difficili mi fanno ricordare che le faccio per amore di questo lavoro.

Perché pensi che sia importante un prodotto come “Il Frank e la Nina”?

Ne ha parlato Alberto Barbera nell’introduzione durante la conferenza stampa al Festival di Venezia e sono d’accordo quando sostiene che il cinema di Paola Randi è completamente libero e significa uno studio di colori, un tipo di montaggio e di racconto che richiama altri momenti del cinema ma contemporaneamente completamente unico.

Hai degli attori di riferimento?

Sicuramente Daniel Day Lewis perché “Il petroliere” è uno dei miei film preferiti e, tra gli italiani, Luca Marinelli, Alessandro Borghi e Barbara Ronchi, lei mi piace tantissimo e trovo che qualsiasi cosa faccia sia di riferimento.

Se potessi rubare un ruolo a un tuo collega quale sceglieresti?

Mi piacerebbe un ruolo come quello che ha interpretato Leonardo Di Caprio in “Buon Compleanno Mr. Grape”, un personaggio totalmente diverso da me e mi farebbe piacere intraprendere uno studio sulla malattia mentale, un qualcosa che ha realizzato anche Ascanio Celestini ne “La pecora nera”.

Questo portale si intitola “La voce dello schermo”. Cosa significa per te ascoltare la voce dello schermo?

Per me è tutto ciò che non si dice in un film. Amo i film in cui mi rimane qualcosa di personale, quando riesce a farmi sviluppare dei pensieri che sono soltanto miei e la voce dello schermo potrebbe essere quella voce sussurrata all’orecchio diversa per ciascuno di noi.

 

Di Francesco Sciortino

By lavocedelloschermo

Francesco Sciortino, giornalista pubblicista dal 2014, appassionato di serie tv, cinema e doppiaggio. In passato cofondatore della testata online “Ed è subito serial”.

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