Negli anni abbiamo conosciuto Selene Caramazza per il suo interessante percorso artistico. Sin dalle prime esperienze ci aveva regalato prove molto convincenti: da “Cuori Puri” a “Il Cacciatore”, fino ad arrivare ai più recenti “Spaccaossa” e “Sei nell’anima”. Tuttavia, è innegabile che il ruolo di Leonarda in “The Bad Guy”, serie firmata da Amazon Prime Video e diretta da Giuseppe Stasi e Giancarlo Fontana, abbia segnato un vero punto di svolta per Selene, chiamata a ridisegnarsi totalmente rispetto ai ruoli precedentemente interpretati. L’attrice, infatti, ci ha regalato un’interpretazione potente, graffiante, di quelle che lasciano il segno e che ci fanno comprendere il valore di un’attrice nella sua completezza.
Abbiamo intervistato proprio Selene per parlare del successo di “The Bad Guy”, di quanto il personaggio di Leonarda Scotellaro l’abbia segnata in positivo artisticamente e dell’intenso processo di creazione e di lavorazione che l’ha riguardata, senza dimenticare altre curiosità della propria carriera da attrice. A voi…
Salve Selene. Bentornata su “La voce dello schermo”. Parliamo di “The Bad Guy”, una serie che ci ha consentito di ammirare una tua grande prova attoriale. Puoi farci un bilancio di queste due stagioni?
Salve a tutti, bentrovati. Mi porto dietro un’esperienza meravigliosa, che è il risultato di un lavoro molto intenso. Già la prima stagione ci aveva regalato tanto, per cui abbiamo sempre desiderato un nuovo ciclo di episodi che, anche dalla lettura, ci hanno sorpreso tantissimo. Secondo me la seconda stagione, rispetto alla prima, ci offre ancora più spunti: si sta più vicino a tutti i personaggi, si piange e si ride anche. È stata un’esperienza molto forte, si è creato un bel team di lavoro e questo aspetto si riflette anche in ciò che è la serie. Ritengo sempre che i progetti si facciano in gruppo e quando c’è una bella unione si percepisce sul prodotto finale.
È stata, secondo te, l’esperienza che più ha cambiato il modo di vederti da attrice?
Sicuramente mi ha dato la possibilità di farmi vedere anche in una veste diversa, perché con “The Bad Guy” i registi mi hanno dato l’opportunità di trasformarmi e di fare un notevole lavoro di preparazione e di cambiamento. Ero andata ai provini della prima stagione con i capelli lunghi e la frangetta, ma Stasi e Fontana sono stati molto lungimiranti. Una loro caratteristica che mi piace tantissimo è quella di cambiare i loro attori e di vestirgli addosso dei personaggi. Con me hanno fatto questo: dalla preparazione fisica, con un preparatore, al taglio di capelli, per costruire Leonarda, che è molto internazionale e iconica. Quello in “The Bad Guy” è un ruolo che mi ha permesso di giocare su più corde, di divertirmi, di far vedere anche una parte più forte e più dura. Sono nata artisticamente con “Cuori Puri” e se paragoniamo i due personaggi sono un po’ il diavolo e l’acqua santa: mentre Agnese era un po’ più morbida, Leonarda è più graffiante, più dura ed è stato importante far vedere che posso tirar fuori quest’altra parte di me.
Come hai reagito di fronte a queste novità? Sei stata subito entusiasta o questo cambiamento ti ha un po’ intimorita?
Appena mi sono approcciata al personaggio di Leonarda me ne sono perdutamente innamorata perché era contraddittorio e determinato, riesce a farsi spazio in un mondo molto maschilista come quello dell’arma e deve tenere testa a chi gli sta attorno. È una donna d’azione e mi ci sono buttata a capofitto perché si trattava di un qualcosa che aspettavo da tempo. Quando arrivano dei personaggi femminili così forti, indipendenti e ben scritti è sempre un bel segno. Avevo voglia di mettermi in gioco e di trasformarmi e non ci ho pensato due volte. Non ho esitato un attimo nemmeno nel momento in cui mi sono dovuta rasare i capelli perché mi dava la possibilità di non essere riconoscibile e di fare una cosa diversa.
Dove hai trovato la grinta e la forza per interpretarla?
È nata da un lavoro di preparazione con un preparatore. Lei ha un atteggiamento molto militaresco, spavaldo, che la fa camminare a testa alta, è sempre in azione, si guarda attorno e non è mai statica. La preparazione che ho fatto sul corpo mi è servita per tirare fuori la grinta e la determinazione di Leonarda. Inizialmente, soprattutto durante la prima stagione, mi intimoriva un po’ perché non mi ero mai confrontata con un personaggio così forte e mi domandavo come potessi tirar fuori quella grinta e forza da dentro di me. In realtà, è venuto tutto in maniera naturale.
Com’è stato ritrovarla e rientrare nel personaggio?
Ripartire con una seconda stagione è sempre un po’ impegnativo perché riprendi un personaggio a distanza di tempo. Dopo essere rientrata in quell’ambiente e in quel mood, l’ho subito ritrovata ma mettendo in luce altre caratteristiche: è più ‘elettrica’, mi è piaciuto il fatto che sia mossa da una rabbia molto più emotiva e da una fragilità più intrinseca perché di base è una carabiniera e deve tenere sempre un certo rigore. In questa seconda stagione, però, perde le sue certezze e le sue sicurezze e non ha nessuno che l’aiuta. Mi piaceva che emergesse questa parte più vulnerabile, il team di scrittura è stato formidabile e mi ha dato modo di poter dare anche questa tridimensionalità a Leonarda.
La serie è piena di scene iconiche, dall’inno nazionale per scandire i battiti, alla cassetta incastrata o la scena del selfie con Suro. Quali sono le tue preferite tra le tante?
Ce ne sono tante. Una di queste è sicuramente il lancio del casco a Claudia Pandolfi. Ci siamo divertite tantissimo quel giorno e, leggendo quella scena, ero già morta dalle risate. Leonarda quest’anno è presa dalla rabbia, non guarda in faccia nessuno e mi faceva molto ridere quel momento in cui lancia il casco in faccia a Luvi. Un altro momento che ho amato, anche se molto diverso, è quello in cui mi trovo in casa con il personaggio interpretato da Stefano Accorsi e mio fratello Nino (Luigi Lo Cascio) mi viene a salvare. È emotivamente molto bella perché, sebbene i fratelli Scotellaro durante la serie non si vedano e non si parlino, in questa scena hanno un contatto per la prima volta e mi è piaciuto raccontare questo filo conduttore che li unisce. Infine, la scena della prima stagione del funerale di Nino è stata anche molto caratteristica.
Tu hai vissuto la grande opportunità di mettere in luce vari aspetti caratteriali della recitazione: da personaggi più fragili a più duri, con l’apice in Leonarda. Abbiamo assistito a un’importante un’evoluzione artistica da parte tua. C’è stato un momento in cui sentivi la necessità di fare uscire questa parte di te o credi sia avvenuto in maniera naturale?
Credo si tratti di entrambe le cose: sono ruoli che sono entrati nel mio percorso artistico, ma sicuramente sono dei personaggi che volevo interpretare proprio perché amo uscire dalla mia comfort zone, poter esplorare vari territori, vari caratteri, varie sfumature dell’essere umano e credo che il mio sia un lavoro dove si giochi tanto sulle emozioni e dove ci si debba divertire. Abituarsi a una cosa ti porta a rimanere in una zona di comfort e ti nega la possibilità di far vedere altre sfaccettature e di poter esplorare nuovi territori. A me piace indossare una veste diversa, non essere riconoscibile e cerco di farlo nelle varie interpretazioni. Credo che avere la possibilità di passare da un ruolo come Agnese di “Cuori Puri”, Luisa di “Spaccaossa” o Leonarda di “The Bad Guy” mi dia la possibilità di crescere artisticamente ed esplorare a 360 gradi il carattere umano perché sono tutti ruoli molto complessi e diversi tra di loro.
Sapresti individuare delle tappe più significative della tua evoluzione artistica?
“Cuori Puri” è stato il mio primo film per il cinema, mi ha dato la possibilità di fare un bel lavoro di preparazione, di entrare in maniera viscerale nel personaggio di Agnese e per la prima volta mi sono messa a nudo e a confronto su un personaggio, cercando di portare una verità quanto più autentica possibile. È stato un approccio che mi ha fatto innamorare del lavoro di attrice, in quel caso è stato interessante anche frequentare una comunità religiosa per prepararmi al personaggio. Poi è arrivato “The Bad Guy” che mi ha fatto mettere in gioco in un ruolo molto diverso, rappresentando un’altra tappa fondamentale perché ho dimostrato a me stessa che potevo vestire i panni sia di un personaggio più fragile e puro sia di uno che ha la sua forza e la sua durezza. Inoltre, “Spaccaossa” mi ha permesso di entrare nei meandri di un personaggio oscuro, dimesso, molto lacerato. Mi lascio attraversare totalmente da ogni personaggio che interpreto e ognuno è importante, ha un valore e mi porta a una crescita artistica e mi segna sempre.
Che Selene vedremo nei prossimi personaggi?
Saprete di più molto presto riguardo due progetti prossimi all’uscita. Sicuramente vedremo una Selene che interpreta delle donne indipendenti, libere, che hanno una loro leggerezza e un loro sguardo sul mondo.
Se fossi una giornalista che domanda faresti a Selene?
Le chiederei: “Quale altro ruolo vedresti adesso nel tuo percorso?”. Risponderei che ad oggi seguo sempre il flusso della vita, ma mi piacerebbe interpretare un personaggio ottocentesco o un’eroina. Fare qualcosa in costume mi stimolerebbe molto.
Di Francesco Sciortino