Silvia Mazzieri è una delle attrici più amate del panorama recitativo italiano. In queste settimane la stiamo vedendo interpretare l’ispettrice Beatrice ne “Le onde del passato”, la serie diretta da Giulio Manfredonia che sta conquistando il pubblico di Canale 5 e che vede tra i protagonisti anche Anna Valle, Giorgio Marchesi e Irene Ferri. Prima del gran finale, abbiamo intervistato con grande piacere, su “La voce dello schermo“, proprio Silvia. L’attrice si è raccontata parlando di Beatrice, della sfida che ha rappresentato per lei interpretare un personaggio lontano dal proprio modo di essere, dell’affascinante legame che ha creato con l’Isola D’Elba e degli aspetti che ha amato de “Le onde del passato”. Ma non finisce qui, Silvia ha ricordato gli anni in cui ha vestito i panni di Alba in “Doc – Nelle tue mani”, l’importante esperienza sotto la guida di Pappi Corsicato in “Vivi e lascia vivere”, gli altri set della propria carriera e altre curiosità che la riguardano. A voi…

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Salve Silvia, benvenuta su “La voce dello schermo”. Ti stiamo vedendo interpretare Beatrice ne “Le onde del passato”. Quali aspetti ti hanno colpito della serie?
Salve a tutti, grazie. Mio padre ha vissuto per un periodo all’Isola d’Elba, mi ha fatto conoscere un sacco di posti e mi ha aiutato a connettermi con l’isola, che è meravigliosa. Inoltre, ambientare un giallo in un posto così paradisiaco rende la serie molto caratteristica. Ho trovato un gruppo di lavoro meraviglioso e si è creato un bel legame con tutti e non è un aspetto scontato. Ho amato che ogni personaggio avesse il proprio spazio e la propria storia da raccontare. “Le onde del passato” offre continui colpi di scena e un intreccio avvincente che ti conquista.
Quali caratteristiche ti hanno conquistato di Beatrice?
È un personaggio profondamente differente da me e ho sentito per la prima volta di poter toccare qualcosa di realmente diverso dal mio quotidiano. Sono una ragazza molto tranquilla, solare, a volte mi piace prendere con calma le cose, mentre Beatrice è molto rapida, dinamica ed è tosta, come me ma in modo diverso. È stata una bella prova allontanarmi dal mio modo di essere.
Cosa ha significato per te interpretare una rappresentante delle forze dell’ordine?
Adoro interpretare un ruolo che ha un senso del dovere. Siamo attori in cerca di un sapere. Le divise vanno rispettate. Siamo privilegiati.
La serie sta andando molto bene in termini di ascolti, secondo te la gente cosa ama de “Le onde del passato”?
È un insieme di tante storie e credo che le persone trovino stimolante guardare dei prodotti che tengono con il fiato sospeso. È diretta e interpretata bene, offre una scrittura interessante che mi ha catturata sin dalla lettura della sceneggiatura e sono molto contenta di aver fatto parte di questo prodotto. Inoltre, l’Isola D’Elba ha un fascino molto potente, il regista ha fatto delle riprese meravigliose e credo sia una terra che meriti di essere valorizzata. Infine, credo che la gente abbia percepito l’amore che abbiamo destinato a questo progetto. In alcuni momenti girare è stato impegnativo perché abbiamo trovato spesso maltempo e ci siamo aiutati tantissimo tra di noi. Non è una serie che giri e te la dimentichi subito dopo.
Potrebbero esserci margini per una seconda stagione?
Non sappiamo nulla a riguardo ma, se dovesse essere realizzata, non mi dispiacerebbe girarla.
Ricordando le altre interpretazioni della tua carriera, “Doc – Nelle tue mani” che esperienza è stata per te?
Lo ricordo come un progetto molto bello e con un altro bel gruppo di lavoro. È stato impegnativo per la terminologia utilizzata e a quei tempi mi confrontai con vari specializzandi e dottori. Erano presenti termini non facili e doverli masticare mi ha messo alla prova, ma con lo studio è andata bene, è stato un progetto che mi ha dato tanto e la gente per strada mi chiama ancora “la ragazza di Doc!”. Mi rende felice che sia stata un’interpretazione che ha lasciato qualcosa ai telespettatori.
Com’è stato salutare la serie e riapparire in seguito?
Sono contenta di essere tornata attraverso qualche flashback perché ho indossato nuovamente i panni di Alba dopo essere diventata mamma ed è stato diverso, emozionante e con una consapevolezza delle cose molto differente rispetto a prima.
Un’altra esperienza importante per te è stata anche “Vivi e lascia vivere” di Pappi Corsicato…
Sì, mi ha colpito tantissimo. Adoro Pappi e ci siamo sentiti anche in occasione dell’uscita di “Inganno” su Netflix. È un uomo che ha ancora dentro di sé il bambino che è in lui e possiede quell’arte che si vede più fuori che in Italia. È molto estroso, ama la moda, la bellezza, le donne e l’arte. Non è superficiale, va in profondità e riesce a catturare la bellezza. Mi sono trovata benissimo perché è rispettoso, delicato, giocoso e anche quello di Giada era un personaggio diverso da me.
Vorresti ricordare altri progetti che hanno significato tanto per te?
Tutte le esperienze le ho fatte con felicità e con gratitudine perché mi hanno dato tantissimo. Sono soddisfatta del mio percorso e dei lavori di cui ho fatto parte. “Braccialetti Rossi”, ad esempio, mi ha permesso di affrontare la tematica della disabilità e, avendo un fratello disabile, mi ha toccato particolarmente. Dopo ho fatto parte de “Il paradiso delle signore”, quando andava in onda la sera, ed è stato bellissimo rivivere anni che non ho vissuto, con eleganza e un modo interessante di raccontare gli amori di un tempo. È bello vivere con determinati abiti aspetti che si ha avuto modo di immaginare soltanto attraverso la lettura. È stato importante anche girare “La strada di casa”, con Sergio Rubini, Alessio Boni, Lucrezia Lante della Rovere ed Eugenio Franceschini, che mi ha permesso di entrare nei panni di un’altra donna lontana da me. Ho raccontato sfumature di cui sono molto orgogliosa e più avanti mi vedrete in un’altra serie che uscirà su Rai 1 che mi ha permesso ancora una volta di sperimentare qualcosa di nuovo.
Cosa ami dell’esplorare la diversità dei personaggi?
Mi piace studiare l’essere umano e quando vedo qualcuno che mostra un punto di vista che mi interessa, gli faccio mille domande per capire realmente ciò che pensa, per comprendere chi ho di fronte e sapere se sta bene o male. Ogni persona è diversa dall’altra e possiede una ricchezza che neanche sa di avere. È bello scoprire veramente la bellezza della persona e mi affascina tantissimo soprattutto in un momento storico come quello che stiamo vivendo oggi, in cui c’è più chiusura che apertura. Ci sono delle tendenze che ci portano a essere tutti uguali, ma credo che il bello dell’essere umano sia conoscere il punto di vista e la bellezza di ognuno di noi. Quando vedo in una persona alcune caratteristiche che posso ritrovare in seguito in un personaggio, rubo un po’ da lei in modo tale da farla sentire orgogliosa anche delle proprie fragilità. Interpretando un personaggio cerco di sentire ciò che prova e tento di riportare la bellezza che possiede il suo modo di essere.
Se fossi una giornalista che domanda faresti a Silvia?
Le chiederei: “Sei orgogliosa della ragazza che sei oggi?” e risponderei: “Sono mamma di una bambina e contemporaneamente un’attrice e, di conseguenza, sono fiera del mio percorso e di essere una madre in un momento così delicato lavorativamente parlando”.
Per un’attrice è importante mettersi alla prova. In che modo ti piacerebbe farlo nelle prossime interpretazioni?
Mi piacerebbe un ruolo da protagonista, che mi dia molte più pressioni e responsabilità, qualcosa di forte, dove si valorizzi la donna. “Mina Settembre” ad esempio tratta tematiche sociali, con una sensibilità tipica della donna. Ma vorrei essere stupita da qualcosa, anche in un prodotto che mi permetta di interpretare un personaggio del passato con eleganza, poesia e raccontare dei valori che oggi sono meno presenti. Dobbiamo ricordarci da che cinema veniamo.
Questo portale si intitola “La voce dello schermo”. Cosa significa per te ascoltare la voce dello schermo?
La voce dello schermo possiede una bellezza e una responsabilità che andrebbe valorizzata ancora di più, perché ci permette di aiutare tantissime persone, fare del bene e di raccontare tantissime storie.
Di Francesco Sciortino