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Intervista a Sinéad Thornhill: “Brennero piace perché è un prodotto diverso dal solito” L'attrice, in queste settimane nella serie diretta da Davide Marengo e Giuseppe Bonito e prodotta da Cross Productions, si racconta su La voce dello schermo.

Set 30, 2024

Puntata dopo puntata “Brennero”, la serie tv prodotta da Cross Productions e diretta da Davide Marengo e Giuseppe Bonito, sta mettendo d’accordo sempre di più critica e pubblico. Se da un lato, infatti, gli ascolti parlano chiaro, sfiorando una media di 3 milioni di telespettatori e registrando circa il 17% di share, dall’altro colpisce la cura nei dettagli e la particolarità della trama che Marengo e Bonito sono riusciti a regalare. Infine, a completare la ricetta vincente della serie c’è un cast di grandi attori come Elena Radonicich, Matteo Martari, Paolo Briguglia, Richard Sammel e di giovani interessanti come Sinéad Thornhill, Lia Greco e Luka Zunic. Ed è proprio attraverso gli occhi di Sinéad Thornhill che abbiamo proseguito il nostro interessante viaggio all’interno di “Brennero”. Abbiamo intervistato l’attrice che, nonostante la giovane età, ha già regalato interpretazioni degne di nota come quella, appunto, di Mathilde Comi nella serie attualmente in onda su Rai 1 e quella di Marianna Poët ne “La legge di Lidia Poët” su Netflix. Sinéad ha parlato di “Brennero”, di cosa abbia amato della serie, del suo personaggio e ci ha regalato diverse curiosità riguardo le sue interpretazioni. A voi…

Salve Sinéad, benvenuta su “La voce dello schermo”. Ti stiamo vedendo in “Brennero” nei panni di Mathilde. Quali aspetti ti hanno colpito della serie?

Salve a tutti, grazie. Sicuramente della serie mi è piaciuta la continuità: ogni episodio non è fine a se stesso, ti fa venire voglia di andare avanti e di ‘divorarti’ il resto della serie. Poi, ovviamente, mi ha colpito lo stile e l’interpretazione di tutti gli attori. Per interpretare Mathilde ho dovuto toccare corde un po’ drammatiche e molto realistiche. Mi è piaciuto tanto girarla.

Da attrice, cosa ti ha messo alla prova del vestire i panni di Mathilde?

Non è stato difficile per me entrare nel personaggio, mia mamma ha sempre lavorato nel mondo dell’arte e, interpretare un personaggio che ha a che fare con pennelli e colori, mi è venuto abbastanza semplice. Al contempo, ho trovato la storia pregressa di Mathilde perfettamente cucita su di me. Rivestire un ruolo così, è stato come ritrovarci un po’ me stessa. 

Com’è stato lavorare con grandi professionisti come Elena Radonicich, Richard Sammel, Matteo Martari e Paolo Briguglia?

È stato splendido: sono una persona molto curiosa e, come una spugna, apprendo subito dal talento delle altre persone. Da Elena ho imparato tantissimo, mi sono trovata molto bene con lei, è stata una guida e una persona che mi ha aiutato nell’interpretazione e a capire sempre di più il ruolo attoriale. Ho appreso tanto anche da Richard, una persona molto intelligente che mi ha insegnato moltissimo anche riguardo la vita.

Perché secondo te “Brennero” piace così tanto?

È qualcosa di diverso dal solito, possiede una grande trama che continua e si spiega negli altri episodi e riporta fatti, ovviamente romanzati, che sono realmente accaduti ed è un aspetto che può incuriosire.

C’è qualche aneddoto dalla serie che vorresti condividere con i nostri lettori?

Ho vissuto la serie molto rapidamente, quando abbiamo girato andavo ancora a scuola e avevo poco tempo per vivermi momenti con il cast. Una volta però, fuori dal set, abbiamo preso la nostra borsa e ci siamo messi ad arrampicare. È stata la mia prima volta che ho provato un’arrampicata ed è stato divertente. Il set è molto dinamico e succedono tante cose, dalle risate ai pianti.

Sei molto giovane, riesci a conciliare la vita lavorativa con quella di tutti i giorni?

Il set per me è pura passione, fare l’attrice è un qualcosa che mi suscita sempre tanta emozione, che mi fa stare bene e mi fa dire: “questo è il mio lavoro”. So che il set è il mio impegno ma, nonostante i momenti in cui si gira, mi ritaglio sempre dei momenti per amici e per la mia famiglia.

Hai delle attrici di riferimento?

Sicuramente ce ne sono tante tra le più note, ma cerco sempre di orientare la mia attenzione verso qualcuno di nuovo, anche attori poco conosciuti, e di guardare i film senza pensare al nome dell’attore ma soffermandomi sull’interpretazione, se la trovo vera o no. Osservando, vedo e faccio mio ciò che guardo e ciò accade anche sul set con i miei colleghi.

Altra serie che ti riguarda è “La legge di Lidia Poët”, cosa ami del set e di Marianna?

Sicuramente girare in costume è molto affascinante e ci ha dato l’opportunità di toccare con mano abiti originali della fine dell’800, di vestirci come si faceva all’epoca e abbiamo vissuto anche, guardando il modo di vestire, quell’aspetto di soffocamento (ride ndr.). Mi è piaciuta tanto la credibilità della recitazione e ho apprezzato tutte le persone che ho incontrato.

Altre esperienze passate e future che vorresti citare?

Ho girato di recente un progetto bello, che si intitola “Becaària” diretto da Erik Bernasconi ed è stato magnifico. È girato negli anni ’70 ed è stato un bel ruolo, poi ci sono altri progetti di cui non posso ancora parlare.

Se potessi rubare un ruolo a una tua collega, quale sceglieresti?

Rimanendo su “Brennero” ruberei a Elena quello di Eva, per fare il ruolo da protagonista, poter girare così tante scene e avere così tanto lavoro da fare. È una bella interpretazione ma che lascio molto volentieri a lei perché le si addice perfettamente.

Se fossi una giornalista, che domanda faresti a te stessa?

Mi chiederei: “Credi che tu stia vivendo davvero?” E per “vivere davvero” intendo acciuffare la vita con il palmo della mano e risponderei: “sì, sto vivendo veramente” e non è una risposta scontata.

Questo portale si intitola “La voce dello schermo”. Cosa significa per te ascoltare la voce dello schermo?

Secondo me è raccontare cosa il cinema e lo spettacolo può suscitare nelle persone, come tutte quelle storie, che ci sono state negli anni, siano riuscite a raccontare una verità e come lo spettatore si sia lasciato affascinare da quelle opere. La voce dello schermo è la voce alla fine di un capolavoro e cosa ti trasmette.

Di Francesco Sciortino

By lavocedelloschermo

Francesco Sciortino, giornalista pubblicista dal 2014, appassionato di serie tv, cinema e doppiaggio. In passato cofondatore della testata online “Ed è subito serial”.

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