La voce dello schermo ha intervistato Stella Egitto, madrina del Riviera International Film Festival (del quale potrete trovare il programma cliccando qui) dal 7 al 12 maggio. L’attrice siciliana ha ricordato le importanti interpretazioni in “In guerra per Amore” di Pif, in “Malarazza” di Giovanni Virgilio e presentato i prossimi progetti in cui è coinvolta.
Salve Stella, benvenuta su “La voce dello schermo”. Presto avrai l’importante ruolo di madrina al Riviera International Film Festival. Presentaci un po’ la rassegna e cosa vedremo quest’anno?
Significa molto per me avere un compito del genere, anche se non ho mai partecipato a questo festival. È molto interessante e ho colto immediatamente la palla al balzo perché è un ruolo di rappresentanza molto bello. Provo grande gioia perché è un festival che dà molto spazio a film ancora non seguiti in Italia, ad opera di registi under 35 italiani e internazionali. Sarà un evento in cui vedremo film pazzeschi e si terrà in un posto incantevole, a Sestri Levante. È un percorso che sento molto coerente con il mio perché provo grande interesse verso le opere prime.
Quali sono gli aspetti che più ti affascinano di ciò?
Prima di tutto la curiosità per un qualcosa di nuovo. Poi è un concept che mi piace molto, perché penso sia necessario dare spazio al cinema under 35. Penso che noi giovani viviamo in un Paese molto radicato alla tradizione e difficilmente troviamo spazio. Un po’ di aria nuova non può che fare bene a questo mondo e c’è bisogno di novità. L’idea che ci sia un festival che permetta ai giovani di emergere non può che essere una boccata d’ossigeno per il cinema. Sono molto onorata e mi fa molto piacere farne parte.
Un film per piacerti quali caratteristiche deve avere?
Prima di tutto devo entrare in empatia con la storia e con i protagonisti. Credo che un film debba avere una struttura drammaturgica molto forte e se non si hanno delle belle storie da raccontare il film non renderà mai. Poi ovviamente deve essere ben interpretato dagli attori e ben musicato. Per me il film è la combinazione di tanti ingredienti.
Com’è stato il tuo approccio alla recitazione? Quando hai capito di avercela fatta?
Ho capito di voler fare questo mestiere al liceo, mentre studiavo. Ho cominciato a Messina a fare laboratori e poi ho iniziato l’accademia a Milano. Sono stata fortunata perché ho sempre avuto le idee chiare durante un’età in cui non sempre tutti le hanno. Non ho mai avuto dubbi sul lavoro che avrei voluto fare. È stata come una vocazione e, attraverso l’accademia, la mia vita è cambiata.
Penso di avercela fatta ogni volta che a qualcuno arriva quello che racconto. Non mi importa molto della fama o di diventare un grande nome. Io voglio diventare una grande interprete e sto lavorando verso questa direzione. Quindi tutte le volte che riesco ad arrivare a qualcuno penso di avercela fatta.
A quali esperienze sei più legata e perché?
Ogni set è un po’ un pezzo di cuore. “In guerra per amore” di Pif è stato un set molto importante per me. Un grande film, molto atteso in cui ho avuto l’opportunità di interpretare per la prima volta una mamma. Poi c’è stato “Malarazza”, di Giovanni Virgilio, girato interamente a Catania. Siamo arrivati ai David di Donatello per la fotografia. È stata un’operazione delicatissima e un ruolo tostissimo. Un tassello fondamentale per la mia carriera ed era un film bellissimo a livello qualitativo. Quest’anno, inoltre, ho interpretato due gemelle in “Teddy” ed è stato molto divertente far parte di questa miniserie. Ho appena terminato le riprese di “Nel bagno delle donne”, con Luca Vecchi dei Pills ed è stata un’esperienza diversa e a cui sono legata in un altro modo. Quando scegli un progetto te lo porti sempre nel cuore.
Sei siciliana. Cosa ha significato per te intraprendere questa carriera lontana dalla tua terra?
Io non sono una persona che mette facilmente radici. La Sicilia mi ha marcato il sangue e la carriera. La sicilianità è una condizione a cui cerco di rinunciare il meno possibile. Sono caotica, ospitale, ricca e aperta e la Sicilia incarna tutte queste caratteristiche. Purtroppo la mia terra non poteva darmi quello che volevo, perché nel mondo della recitazione le uniche città che garantivano l’alta formazione erano Roma e Milano. Se hai un sogno e lo vuoi realizzare devi un po’ andare oltre quello che hai e che ti rende sicura. Io sono un po’ incosciente e spavalda e mi lancio nelle cose. Se domani mi dicessero “Te ne devi andare a New York”, farei le valige, lascerei casa a Roma e andrei a New York immediatamente. Sono figlia del mondo grazie al mio essere siciliana. È come se la Sicilia ti creasse una corazza e ti dicesse “Adesso sei pieno di tante cose, vai, corri e portale fuori”.
Se potessi rubare un ruolo ad una tua collega di serie tv o cinema quale sceglieresti?
Mi piacerebbe interpretare un ruolo simile a quello che fu di Audrey Tautou ne “Il favoloso mondo di Amélie”, che è uno dei miei film preferiti. È un immaginario molto difficile da vedere in Italia e mi affascinerebbe molto.
Questo portale si chiama “La voce dello schermo”. Cosa significa per te ascoltare “La voce dello schermo”?
Per me ascoltare la voce dello schermo significa viaggiare e fare un passo oltre rispetto a quello che ho già visto e che conosco. Lo schermo ti regala delle cose diverse da quelle che hai già. L’importante è che abbia qualcosa da trasmetterti. Abbiamo tutti la necessità di uscire un po’ fuori e, attraverso lo schermo, riusciamo ad essere diversi e a viaggiare.
Di Francesco Sciortino