Si è conclusa la 69esima edizione del Festival di Sanremo e con grande stupore ha incoronato “Soldi” dell’italo-egiziano Mahmood come canzone vincitrice della manifestazione canora più importante d’Italia. È stata sicuramente un’edizione che farà discutere, probabilmente più per le difficoltà evidenti mostrate durante la conduzione che per il vincitore. Ma ripercorriamo insieme quali sono stati gli aspetti più significativi del festival e quelli che hanno lasciato un po’ a desiderare.
I TOP:
1) La vittoria di Mahmood:
Dobbiamo ammetterlo, chi di voi avrebbe scommesso un euro sulla vittoria di Mahmood al Festival di Sanremo? I bookmakers lo davano praticamente per spacciato, ma l’italo egiziano ha saputo smentire e zittire tutti. Magari altre canzoni avrebbero meritato maggiormente la vittoria, ma sicuramente c’è da apprezzare l’umiltà di questo ragazzo al momento della consegna del premio, dote che forse è mancata ad altri partecipanti.
2) Gli ospiti della 69esima edizione:
Una bella parentesi di questo Festival sono stati sicuramente gli ospiti. Serena Rossi è stata immensa nell’esecuzione di “Almeno tu nell’universo”, in vista dell’uscita in tv di “Io sono Mia”, in onda il 12 febbraio su Rai Uno. Da applausi anche Bocelli Senior e Junior. Bene anche gli altri ospiti.
3) Simone Cristicchi:
C’è poco da aggiungere alla bellezza del testo di “Abbi cura di me” di Cristicchi. Peccato per l’esecuzione, che con un po’ di pepe in più sarebbe diventata una delle canzoni papabili per la vittoria finale. Il duetto con Ermal Meta è da brividi. Ma va bene così, magari rimarrà un po’ troppo di nicchia ma sarà pur sempre poesia.
4) Loredana Bertè:
Date alla Bertè ciò che è della Bertè. Ha saputo conquistare la platea dell’Ariston e non solo. Avrebbe meritato un trattamento migliore, ma è sicuramente tra i promossi di questo Festival.
5) Daniele Silvestri:
Così come Cristicchi, il suo testo è uno dei più significativi. La canzone convince, nonostante non sia di un genere puramente sanremese.
I Flop:
1) La conduzione:
Siamo onesti, il trio Baglioni-Bisio-Raffaele è stato a dir poco inadeguato per l’evento. Baglioni è stato una minestra riscaldata per la rassegna, Claudio Bisio un pesce fuor d’acqua e la Raffaele un po’ snaturata nelle vesti di conduttrice. Imbarazzante la gag tra Bisio e la Raffaele sulla canzone “Ci vuole un fiore” di Sergio Endrigo.
2) Nino D’Angelo:
Ha fatto il suo tempo. La sua “Un’altra luce” rappresenta un continuo lamento incomprensibile. Dal Festival della canzone italiana ci aspettiamo di meglio.
3) Achille Lauro:
È stato uno dei partecipanti più discussi. C’è chi lo ha paragonato a Vasco Rossi ma, sinceramente, troviamo difficile comprenderne il motivo. Ai suoi tempi Vasco veniva snobbato con “Vita Spericolata” e con “Vado al massimo”, tuttavia la “Rolls Royce” di Lauro, fastidiosa e ripetitiva, non sembra reggere il confronto.
4) Nek:
Bello è bello, nulla da dire. Ma dal buon Nek ci saremmo aspettati qualcosa di più di un continuo “sono pronto, sono pronto” e “per essere all’altezza dell’amore”. Scusaci Nek, noi non siamo ancora pronti per promuovere una canzone del genere.
5) Francesco Renga:
La canzone non è neppure malaccio, orecchiabile e sanremese come il cantante ci ha abituato. Ma la sua uscita a vuoto di venerdì merita una nomination tra i flop del festival.
Di Francesco Sciortino