Adolescenza. Gli anni in cui il cervello va a mille all’ora, gli anni in cui i sentimenti e le emozioni sono portati all’estremo, gli anni in cui si rinuncerebbe a tutto pur di fare di testa propria, gli anni in cui si è disposti ad autodistruggersi perché convinti di essere sulla strada giusta.
Tutto questo e molto altro racconta Euphoria, nuova serie HBO scritta da Sam Levinson (basata sull’omonima israeliana andata in onda tra il 2012 e il 2013 su HOT3), in collaborazione con A24 (casa di produzione indie) che racconta le vite di un gruppo di teenager, la cui voce di spicco è Rue (interpretata da Zendaya), una ragazza al terzo anno di liceo appena uscita da un periodo di riabilitazione dovuto alla droga.
Euphoria può essere considerato uno show all’interno dello show. La prima facciata della serie è l’aspetto forse più banale e meno interessante, uno degli argomenti più trattati quando si tratta di adolescenti: cosa fanno quando gli adulti non guardano. Perché i giovani di oggi sono così incasinati? Sam Levinson adora portare all’estremo le abitudini dei ragazzi protagonisti: la droga non è solo droga, è un incontro ravvicinato con un pericoloso spacciatore che ti introduce ad una nuova dipendenza, il sesso non è solo sesso, sono video virali su siti per adulti, incontri con uomini maturi nei motel, la vendetta è molto più di una macchina rigata o una cartone di uova lanciate alla porta di casa, è ricatto, violenza fisica e psicologica, stalking. Da questo punto di vista sembra che la serie non voglia fare altro che scioccare il suo pubblico, stimolando campanelli d’allarme nella mente degli adulti. Questo fa sì che ci si concentri più sul gruppo, “gli adolescenti”, invece che su un adolescente in particolare, del quale si vuole raccontare la storia, e non sempre questo va a favore della serie, poiché rischia di diventare quasi un manifesto di quanto i teenager siano “depravati” e di come i genitori dovrebbero preoccuparsi che questo non accada.
La seconda facciata, invece, è molto più complessa e intricata, e forse anche difficile da cogliere man mano che l’età avanza. Quello in cui Euphoria riesce meglio è la rappresentazione di Momenti, in particolare tra due persone. Quel guizzo che ti colpisce e ti catapulta indietro nel tempo. Quella scossa elettrica di quando conosci qualcuno di nuovo, quando per la prima volta decidi di fare qualcosa di arbitrariamente spericolato, quando un attimo prima sei confuso e quello dopo sai perfettamente cosa fare.
Da qui prende forma l’aspetto più coming of age della serie, quello che si concentra di più sulle relazioni tra i protagonisti. L’amicizia tra Rue e Jules (una ragazza trans da poco arrivata in città interpretata da Hunter Schafer) in particolare, formatasi in poco più di cinque minuti e già incredibilmente forte dopo un paio di episodi, ciò che le lega un evento nel passato dal quale tentano di scappare.
A favore della serie va anche l’aspetto tecnico, ovvero la cura nella regia, fotografia, colonna sonora. Un bel cambiamento dalle ultime serie “a base di teenager” a cui siamo stati abituati, tutte abbastanza piatte da quel punto di vista. Lo stile di Levinson è intossicante, nevrotico, misterioso ed eccitante, come già assaporato in Assassination Nation (2018). Le luci al neon spesso la fanno la padrona, così come i frequenti cambi di sonorità: da Andy Williams a Beyoncé. Tra gli executive producer, oltre a quello di Levinson, spicca il nome di Drake.
A discapito dei suoi difetti, Euphoria è una serie che riesce ad attirarti e intrappolarti nelle sue grinfie, non solo dal punto di vista visivo, ma anche grazie a colpi di scena, intrighi e segreti che si vanno srotolando nel corso della stagione. Sebbene il target sia più adulto di altre serie sue “coetanee”, crediamo che ai giovani (attenzione: non giovanissimi!) possa piacere molto. È diretta, schietta, quasi abrasiva in alcuni punti, mette lo spettatore davanti ad immagini forti e forse non tutti sono in grado di processarle a dovere, ma anche nelle scene in cui vediamo Rue sniffare cocaina o buttare giù litri di alcool non viene mai glamorizzata, non viene mai resa “cool”, qualcuno che tutti i ragazzini vorrebbero essere, e anzi la vediamo spesso a dover fare i conti con le proprie scelte.
Nota di merito anche al cast, senza grandi nomi, forse solo uno, quello di Zendaya, che fa dei personaggi coperti da mille strati di insicurezze, convinzioni, attrazioni e spavalderia delle vere e proprie persone in cui ritrovare piccoli pezzi di noi stessi, giovani e non.
Euphoria è in onda negli Stati Uniti a partire dal 16 giugno sul canale HBO, mentre in Italia è ancora inedita.
Di Elvira Bianchi