Debutta il 18 ottobre su Amazon Prime Video Modern Love, serie tv antologica ispirata alla rubrica settimanale del New York Times dallo stesso nome. Questa rubrica va avanti da circa 15 anni e ne è stato tratto anche un podcast, che vede star di alto calibro dare voce agli spaccati di vita dei protagonisti della rubrica.
Al timone della serie troviamo principalmente John Carney, già conosciuto nel mondo cinematografico per i successi di Once (2006), Begin Again (2013) e Sing Street (2016). Regista ospite anche Emmy Rossum (conosciuta come la Fiona Gallagher di Shameless).
Modern Love promette di essere un insieme di storie sull’amore in tutte le sue forme, un intrecciarsi di personaggi colti in momenti diversi della loro vita che insieme danno forma ad un coro che urla più o meno uniformemente una sola cosa: andrà tutto bene.
Ma in amore, va sempre davvero tutto bene?
Per chi è alla ricerca di qualcosa di leggero, intrinsecamente e platealmente feel-good, come un dolcetto a fine pasto, Modern Love è decisamente perfetto. Le sue atmosfere autunno invernali lasciano che lo spettatore si immerga nell’oblio di cioccolate calde e morbide copertine in compagnia di personaggi persi nelle loro questioni personali che faranno scaldare il cuore del pubblico ma che glielo spezzeranno anche.
Per chi invece è alla ricerca di qualcosa di più profondo e se vogliamo anche più realistico, troverà soddisfacenti forse solo qualche episodio.
I precedenti lavori del regista erano caratterizzati da storie semplici ma con al centro personaggi complessi e dalle mille sfumature che mettevano in gioco le proprie emozioni al 100%. Forse è la natura antologica della serie e il fatto che passiamo davvero poco tempo con questi personaggi per poter arrivare a capirli e amarli come si deve, ma Modern Love avrebbe dovuto colpire più a fondo e scavare di più dentro queste storie.
Modern Love è una serie che avrebbe potuto fare di più. Avrebbe potuto rappresentare otto storie completamente diverse, andando a sviscerare le problematiche sociali più comuni legate all’amore nella società di oggi, avrebbe potuto usare la sua voce per gettare luce sulle diverse vie di sperimentazione dell’amore a seconda dell’età, della razza, del sesso, della classe sociale, ma di tutto questo c’è ben poco. Una delle principali mancanze della serie è la diversità, sia nei personaggi che nelle storie.
Ogni episodio ha come protagonisti gente perlopiù benestante, i classici tipi da rom-com americana anni 2000, quelli che anche se hanno passato le pene dell’inferno non puoi fare a meno di invidiare un pochino perchè comunque se la caveranno alla grande e torneranno ai loro begli appartamenti pieni di cose belle e si addormenteranno nelle braccia della persona amata prima di svegliarsi la mattina per andare incontro al lavoro dei loro sogni, o quasi.
Le critiche ci sono, ma non mancano anche i punti di forza.
La qualità della recitazione dovuta alle eccellenti scelte di casting eleva sicuramente il contenuto della serie. C’è da scommetterci che una fetta di pubblico riesca a continuare la visione solo per vedere volti conosciuti muoversi sullo schermo. E come biasimarli, Anne Hathaway porta avanti in solitaria uno degli episodi meno zuccherosi e forse più toccanti della serie. Tina Fey e il marito John Slattery ci regalano qualche battibecco scanzonato. Dev Patel e Catherine Keener hanno molta chimica, anche se del tutto platonica. Infine Andrew Scott e Olivia Cooke portano in scena una delle dinamiche più divertenti all’interno degli 8 episodi.
Alcuni diranno che una serie come questa al giorno d’oggi serve eccome, completa di personaggi stereotipati, storyline sdolcinate ma che ti scaldano il cuore al punto di renderti meno cinico.
Per chi si aspettava una versione moderna di un viaggio alla Linklater nella sua Before Trilogy (consigliatissima per chi ancora ha avuto l’occasione di vederla), dovrà ahimè cercare altrove. Per chi invece è in vena di un tiramisù in versione telefilmica, una serie che ti spinge a credere nel lato migliore delle persone, questo prodotto è decisamente per voi.
di Elvira Bianchi